Nella Basilica Cattedrale di Acireale il primo giorno di ottobre ha avuto luogo l’Assemblea diocesana durante la quale il vescovo mons. Antonino Raspanti ha presentato le linee di indirizzo per il 2019/2020 invitando sacerdoti, religiosi, parrocchie e laici singoli e associati a mettere al centro dell’impegno Gesù Cristo per un reale rinnovamento spirituale e auspicando l’attiva presenza della Chiesa nella vita reale, fuori dalle sagrestie, per aprirsi alle esigenze degli uomini e donne, specialmente delle periferie, come indicato costantemente da Papa Francesco. Le indicazioni pastorali “Discepoli di Gesù in missione” sono poi state esposte in modo sintetico dal vicario mons.Giovanni Mammino.
E’ seguita la solenne concelebrazione eucaristica nell’ottavo anniversario dell’ordinazione episcopale di mons. Raspanti con i sacerdoti e i diaconi della Diocesi e la partecipazione dei fedeli, che hanno gremito la Cattedrale. Il Vescovo ha reso grazie al Signore per gli otto anni di servizio episcopale compiacendosi di aver ricevuto gli auguri anche dai cardinali Romeo e Ravasi.
Mons. Raspanti qualche giorno prima aveva risposto ad alcune domande in un’intervista dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, nella quale ha fatto un bilancio degli otto anni di episcopato vissuti nella nostra Diocesi, cominciando dai problemi che ha dovuto affrontare. Contenuti che ha riproposto anche successivamente e che meritano di essere sottolineati.
All’inizio, ha associato alla gioia per la nomina a vescovo i problemi personali di adattamento alla nuova situazione che lo proiettava in una dimensione pubblica più ampia e in un territorio che non conosceva. Poi, man mano, ha avuto una visione più chiara della realtà diocesana. Tra i problemi che ha dovuto affrontare, innanzitutto ci sono state alcune situazioni riguardanti la vita di alcuni sacerdoti con episodi incresciosi che hanno dato scandalo: la questione di abuso sui minori nella “stagione” della pedofilia a livello locale, ma anche nazionale e internazionale, che ha pesato pure nella nostra Diocesi.
Difficoltà ci sono state inoltre per alcune innovazioni che ha apportato e sta tuttora apportando, ovvero la configurazione territoriale delle parrocchie e i trasferimenti dei parroci. Mons. Raspanti dichiara che l’operazione era richiesta dall’invecchiamento dei sacerdoti e dalla riduzione delle vocazioni: queste decisioni non sempre sono state accolte bene tra gli operatori pastorali e tra il clero.“Ho pensato di non fermarmi – ha affermato il vescovo – ma di rimettere in marcia tanti aspetti della vita diocesana che erano un po’ stagnanti e avevano bisogno di maggiore regolamentazione”.
Assieme a momenti problematici ci sono stati e ci sono momenti di gioia, soprattutto il grande affetto e stima durante il “giro” in Diocesi per le cresime, gli incontri con i gruppi parrocchiali, dei ministranti o degli scout. Durante questi incontri il vescovo ha avuto modo di conoscere le problematiche specifiche delle quali è stato sempre interessato.
Altro motivo di soddisfazione deriva dal rapporto con le istituzioni pubbliche, comunali, del mondo del lavoro e delle imprese e dei mass-media. “Ho potuto notare come ci sia voglia di comunicare – ha aggiunto – ed io stesso ho facilitato gli incontri e le comunicazioni, cercando di abbattere barriere e diffidenze. Altro motivo di gioia sono state le vocazioni; abbiamo avuto parecchie nuove ordinazioni di sacerdoti, ragazzi che sono venuti in seminario, che si sono entusiasmati e tanti sacerdoti che stanno lavorando con ritrovato entusiasmo, mentre inizialmente erano perplessi e non riuscivano a comunicare con me ed io a trasmettere loro alcune idee, alcuni miei entusiasmi. Invece ho visto che molti di loro li hanno recepiti, e hanno cercato davvero di improntare ad una nuova ‘passione’ la loro cura pastorale”.
Come non ricordare poi l’ordinazione episcopale di mons. Giombanco, una bella soddisfazione per tutta la Diocesi.
“Gli episodi, ma anche i fatti, gli eventi – ha concluso mons. Raspanti – sono davvero tanti per cui questi otto anni, sono stati di grandissima gioia, e mi ritrovo ancora oggi con maggiore entusiasmo rispetto a quello, magari soltanto psicologico, che avevo all’inizio e che oggi è più che motivato”.
Giovanni Vecchio