Il prossimo 21 ottobre si compie un anno dalla improvvisa dipartita da questo mondo dell’amato e compianto sac. Attilio Gangemi.
Chi scrive ha avuto la singolare grazia di essere stato alunno del Seminario Vescovile di Acireale negli anni in cui Attilio (cosi’ voleva lo si chiamasse) e’ stato Rettore. Forse, come ebbi a dire nella commemorazione durante il trigesimo della sua morte, quello del Rettore non era il “posto” piu’ appropriato per Attilio, ma, “si e’ formatori solo perche’ in grado di saper mantenere ordine, disciplina, rispetto delle regole, autorita’ e quant’altro riesce a mantenere una struttura, quale e’ il Seminario, nel suo scopo peculiare?”. Sicuramente no!
Gli anni, indimenticabili del mio Seminario (1983-1988), erano gli anni del “fermento” conciliare. Attilio, che della “Dei Verbum” e’ stato discepolo, ha incentrato la sua “Autoritas” sul fondamento della Parola di Dio, non solo come brillante docente di Esegesi Biblica allo Studio Teologico San Paolo, quanto, e soprattutto, nel quotidiano vivere i giorni della nostra formazione.
Una Parola ascoltata, proclamata e meditata che doveva diventare, secondo la felice espressione dell’Orante, “Lampada ai nostri passi e luce sul cammino” (Sl 118). Una Parola che precedeva e nel contempo preparava il Sacramento, per diventare “parola visibile” come la definisce S. Agostino. Per questo motivo “cardine” della giornata era la celebrazione eucaristica con le lodi mattutine al mattino e l’adorazione eucaristica con i Vespri e la meditazione la sera. Parola ed Eucarestia diventavano la scuola ai cui formarsi; il fondamento dell’amore alla Chiesa e ai fratelli.
Attilio ha insegnato a noi con la sua vita sobria e povera. Dalle sue mani, a motivo degli svariati inviti che riceveva per conferenze, esercizi spirituali e ritiri, sono passate cospicue somme di denaro che egli non ha mai trattenuto per se’ E’ stato il benefattore piu’ insigne del nostro Seminario, a cui lasciava lo stipendio di docente allo Studio Teologico San Paolo per quei seminaristi impossibilitati a pagare la retta; per ben tre volte volle condurre i seminaristi in Terra Santa mettendo lui il piu’ dei soldi necessari; “sapeva mettere le mani in tasca e alleviare le sofferenze”, come ha detto Mons. Costanzo nell’omelia per la messa del trigesimo`. Significativa e in continuita’, a tal riguardo, e’ stata la scelta del fratello e della sorella, di donare, dopo la sua morte, la somma di denaro appartenente ad Attilio al Seminario, all’OASI e alle Suore Ancelle di Gesu’ Sacerdote.
Attilio ci ha educati al senso di responsabilita’. Non ci ha imposto una regola che, prima o poi, sarebbe stata rigettata, ci ha messo dinanzi le responsabilita’ del ministero sacerdotale, illuminato dal mistero della croce, insegnandoci come affrontarlo, attraverso la fedelta’ alla Parola di Dio, all’unione con il sacrificio di Cristo rinnovato nell’Eucarestia, ad una incondizionata e totale obbedienza al vescovo e ad un amore grande alla Chiesa, madre e maestra.
Ci ha insegnato come accostarci alla Parola di Dio attraverso un metodo esegetico che, nel tempo, si e’ rivelato fruttuoso, soprattutto nella preparazione dell’omelia domenicale.
Dal 1992 il suo primo impegno e’ stato l’insegnamento allo Studio Teologico San Paolo di Catania, come docente stabile. Lui, che del ministero profetico aveva fatto lo scopo primario del suo ministero sacerdotale, lo ha svolto con passione e dedizione fino al giorno prima della sua improvvisa morte. E’ stato relatore di centinai di tesi di Baccalaureato e di Licenza, accompagnando gli alunni al completamento degli studi. Le sue pubblicazioni restano a tutt’oggi illuminanti.
Il sabato sera e la domenica lo dedicava alla sua Randazzo, a cui era rimasto profondamente legato, aiutando i Confratelli per le celebrazioni e le confessioni.
Nutriva una particolare devozione per la Madonna (era stato ordinato il 16 luglio 1967, memoria della Beata Vergine Maria del Carmelo). Forse non tutti sanno che indossava lo scapolare della Madonna e ogni giorno recitava piu’ volte la corona del Santo Rosario. Una devozione vera, non devozionistica, vedendo in Maria non solo la madre del Signore, ma il modello, il tipo, della Chiesa.
“Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la Parola di Dio” (Eb 13,7). Il ricordo di Attilio si fa in questo momento preghiera e soprattutto gratitudine al Signore Gesù, per averci concesso di godere della sua paternità, della sua presenza e della sua guida.
Gratam memoriam eius servamus ac servabimus ( Conserviamo e conserveremo di lui un gradito ricordo).
Don Roberto Strano