Le attività svolte nell’ultimo anno, quelle in procinto di partire e l’emergenza immigrati. Sono i temi trattati nel corso di un’intervista a Giuseppe Gulisano, direttore della Caritas diocesana di Acireale, che per il nostro giornale ha tracciato il bilancio dell’ultimo anno e presentato in anteprima alcune iniziative del nuovo anno pastorale. “Oltre all’ordinario abbiamo collaborato con gli altri uffici diocesani a diverse iniziative di sensibilizzazione tra cui la Giornata della lotta alla povertà, il pranzo di Pasqua per i poveri all’istituto S. Camillo, la presentazione del Rapporto sull’immigrazione a Castiglione di Sicilia”. “Abbiamo continuato a incontrare la gente, ad ascoltarla, perché tutti si sentano amati e rispettati”, così come il vescovo raccomandava nelle indicazioni pastorali 2014-15 “Con Gesù sulle strade dell’uomo”. E proprio sull’ascolto nasce e continua l’attività principale dell’Ufficio. Il Centro ascolto nell’ultimo quinquennio ha registrato 3.759 passaggi di cui 814 nell’ultimo periodo. Si tratta di un luogo di accoglienza e ascolto, “una porta aperta che la diocesi garantisce al territorio diocesano”. Sempre più persone si rivolgono al centro, rivela Gulisano, “sintomo di un aumento della povertà e della riduzione dei servizi pubblici dediti all’assistenza del territorio”. Le persone “ascoltate” sono sempre più i “nuovi poveri” (dipendenza da gioco, separazioni, crisi occupazionali, crisi valoriale). “Il nostro obiettivo è quello dell’ascolto. Solo dopo diamo un aiuto materiale”. Perché, ammette il direttore, “molti vengono solo per parlare, per raccontarsi e sfogarsi”. Nella società di oggi, aggiunge, “non esistono luoghi dove si ascoltano le persone”. La Caritas non fa solo ascolto, ma anche supporto. Con il servizio di strada, per esempio, una sorta di centro ascolto mobile, che si rivolge da sempre ai senza dimora. Si è invece concluso il progetto di accoglienza in via sperimentale dei senza dimora presso il dormitorio “Casa dei giovani” di Aci S. Antonio, di proprietà della diocesi. In futuro, annuncia in anteprima il direttore, in un’ala della struttura “allestiremo degli appartamenti per accogliere un numero maggiore di persone per il progetto Housing first”. L’idea del progetto, spiega il direttore, “nasce nei paesi anglosassoni dove però viene garantito un reddito minimo e il progetto è ben radicato”. All’ampliamento dei locali della Casa dei giovani collaborerà la Fondazione per il Sud. Sulla raccolta pro Nepal, a seguito del tragico sisma, il direttore ha poi precisato che sono stati raccolti 6mila euro cui però vanno aggiunti altre somme derivanti dalle raccolte parrocchiali.
Per il prossimo anno continueranno servizi come il centro ascolto, il servizio di strada, l’ambulatorio odontoiatrico. Il prossimo 28 ottobre partirà un corso diocesano per operatori di pastorale della carità. “L’obiettivo – spiega – è formare tutti coloro che nelle parrocchie si occupano di pastorale caritativa”. A breve partirà anche il “Bando povertà” erogato con la Regione Sicilia. “Questo ci permetterà di erogare aiuti di tipo alimentari a utenti che già consociamo e seguiamo”. Infine, il nuovo progetto 8xmille “Insieme si può” che si rivolge a emarginati e senza dimora. “Anche per questa iniziativa la Caritas diocesana si sta muovendo”, assicura Gulisano.
Duplice sarà l’impegno per fronteggiare l’emergenza immigrati. Con il progetto “Rifugiati a casa mia”, che punta sulla collaborazione delle famiglie che vorranno accogliere rifugiati o richiedenti asilo (anche le parrocchie potranno accoglierli purché ci sia il connubio rifugiato-famiglia). Ogni diocesi potrà accedere al progetto con un minimo di cinque famiglie. “Rifugiati a casa mia” è un progetto di Caritas nazionale in collaborazione con Migrantes e l’Ufficio nazionale della famiglia. Di accoglienza, come sappiamo, ha parlato anche Papa Francesco durante l’udienza del 6 settembre scorso. “Abbiamo già avuto qualche indicazioni ufficiosa in merito”, annuncia il direttore. I beneficiari di questa accoglienza saranno famiglie o gruppi parentali che rientrano nelle tutele dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) o che ne sono regolarmente fuoriusciti dopo la scadenza naturale dei sei mesi. La Caritas fungerà da coordinamento tra le parrocchie e gli istituti religiosi che si renderanno disponibili. L’accoglienza non sarà certamente negata, sottolinea il direttore, a quelle famiglie in difficoltà presenti nel territorio di pertinenza delle parrocchie coinvolte. Nella diocesi di Acireale attualmente non ci sono famiglie tutelate dallo Sprar. “In Sicilia, come sappiamo, molti immigrati transitano in attesa di raggiungere altre mete europee. Sono dell’idea che, nel nostro caso, si penserà più allo sbarco delle Famiglie che all’accoglienza”, conclude Gulisano che infine precisa: “Quella di Papa Francesco è un’iniziativa che riguarderà tutto il territorio europeo”.
Domenico Strano