Diocesi / Il 19 novembre riparte il centro accoglienza di Aci Sant’Antonio. Un riparo e un pasto caldo per quindici senza fissa dimora

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Casa giovani di via Umberto, Aci Sant’Antonio, sede del Centro accoglienza

Dopo una fase di stallo il Centro diocesano di accoglienza notturna di Aci Sant’Antonio torna a pieno ritmo per accogliere i senza fissa dimora. L’inaugurazione si terrà domenica 19 novembre (Giornata mondiale della povertà) alle 11 alla presenza del vicario generale della diocesi mons. Giovanni Mammino. Il dormitorio di Aci Sant’Antonio è stato oggetto di un contributo economico elargito dalla Caritas nazionale nell’ambito del progetto Casa accoglienza Sant’Antonio (C.a.s.a.) con fondi dell’8xMille. Il progetto mira a venire incontro al disagio abitativo delle persone senza dimora e agli aspetti psico-socio-relazionali del problema. In due distinte aree della struttura diocesana (Casa dei Giovani di Aci Sant’Antonio), con due ingressi separati e differenti, saranno disponibili due nuovi spazi adibiti all’accoglienza maschile notturna (10 posti di pronta accoglienza per uomini) e prossimamente all’accoglienza femminile notturna (5 posti di pronta accoglienza per donne). Inoltre la struttura fornirà agli ospiti un pasto caldo serale, la colazione al mattino e un cestino pranzo per chi tra gli ospiti ne ha bisogno (oltre al già attivo servizio serale di strada di distribuzione pasti caldi) e al servizio docce e guardaroba sempre per gli ospiti.
Uno dei punti del progetto sarà la creazione attiva della partnership e della rete territoriale al fine di strutturare interventi più efficaci e duraturi: “Le parrocchie, le associazioni e i comuni delle Aci – afferma don Orazio Tornabene, direttore della Caritas diocesana – saranno chiamati a favorire l’inserimento di quanti vorranno all’interno della vita pastorale e a spendersi per il recupero e l’accompagnamento delle persone accolte da questo progetto”. Poi annuncia: “Puntiamo anche a potenziare il già esistente servizio di strada e il centro di ascolto mobile serale, con tre uscite serali a settimana”.
“Le parrocchie della diocesi, i parroci, gli operatori pastorali parrocchiali avranno un luogo privilegiato, perché essendo diocesano esprime il sentire di tutta la Chiesa locale, dove sperimentarsi nel servizio ai più poveri. Avranno uno strumento in più nell’incontrare ed ascoltare i poveri del proprio territorio, perché avranno un luogo dove accompagnarli e seguirli, non come struttura di delega ma come laboratorio dove imparare come si accoglie, anche per poter fare lo stesso pian piano nelle proprie parrocchie”, ha infine dichiarato don Orazio Tornabene.

Domenico Strano

 

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