Il centro O.A.S.I. di Aci Sant’Antonio ha ospitato nei giorni di lunedì 12 e martedì 13 Marzo 2024 l’incontro di formazione per sacerdoti dal titolo “Leadership del prete e dinamiche relazionali”. A curare l’appuntamento per il clero acese è stato don Emilio Gnani, formatore e responsabile dell’equipe di Consulenza psicologica del Seminario di Milano. La Chiesa oggi si trova ad affrontare nuove sfide in risposta ai cambiamenti della società. Nella fondamentale volontà di ripensare anche la figura del sacerdote, che deve ben sposare il ruolo di Leader pronto a scommettersi in prima persona abbandonando il ruolo di centralità assunto in passato, ecco la scelta del tema sul quale il clero acese si è trovato a meditare e riflettere.
Don Gnani nell’incontro di formazione al clero evidenzia proprio come il sacerdote è chiamato a farsi trovare pronto a vivere il suo servizio “rinnovato” in mezzo al popolo. La corresponsabilità laicale e la prossimità sposano l’idea di Chiesa in uscita di Papa Francesco che non vuole lasciare nessuno ai margini. L’identità del sacerdote è quindi da ridefinire e modellare su una società che sembra essere distante dalla fede e che vede la Chiesa come un modello aziendale. La figura del sacerdote non è quella di un manager che si occupa di stabilire piani di lavoro e che prende decisioni senza consultazioni, ma di un leader che nel carisma della fede accenda l’entusiasmo delle persone. Nello stile sinodale, che ha aperto gli occhi verso una prospettiva sacerdotale diversa, si incastona questo prezioso incontro.
Don Gnani / la leadership partecipativa
Nella sua riflessione Don Gnani così si esprime: “Il presbitero nello stile sinodale è invitato ad esercitare una leadership partecipativa. È una modalità che coinvolge i membri di una comunità, promuovendo così la collaborazione. Il sacerdote è un soggetto in relazione. Mira a promuovere e custodire i confini relazionali dove il confine non è un muro ma è segno di prossimità e sana distanza.
La gestione dei confini è conflittuale e l’invasione di questi accresce i contrasti distruttivi che a differenza di quelli costruttivi non favoriscono la leadership partecipativa. La comunicazione, se non è aperta e sincera , e l’ironia che non è umorismo, inoltre, non agevolavano la leadership. Il modello partecipativo favorisce anche la condivisione del potere che incoraggia la cooperazione e promuove un ambiente inclusivo. In questo modo si crea un senso di appartenenza che incoraggia il processo motivazionale, in particolare se è accompagnato dalla coerenza.”
Don Gnani, quindi, invita il sacerdote ad assumere un modello comunicativo aperto ed inclusivo, che colma le distanze e concretizza il concetto di comunità-famiglia sotto la guida di un pater familias dal carattere non impositivo, ma accogliente e pronto ad ascoltare problemi, annotazioni e consigli.
Nel secondo appuntamento di formazione Don Gnani ha poi posto l’accento proprio su quest’aspetto, rivolgendosi al clero e così esprimendosi: “In una visione sinodale il sacerdote svolge il suo ministero in una prospettiva di missione e di comunione, assumendo responsabilità di leadership nella gestione di attività pastorale e nel fornire orientamento spirituale. Il leader efficace non basa il suo approccio sull’autoritarismo. Invece di imporre il controllo, incoraggia la partecipazione attiva e la collaborazione. Un approccio non autoritario favorisce la fiducia, la creatività e la motivazione.
Il vero leader possiede una visione profetica più che funzionale e organizzativa. Ha la capacità di vedere oltre l’attuale contesto nella libertà di mettersi a servizio della comunità. Quindi il sacerdote per gestire bene la sua leadership e portare cioè frutto, è chiamato ad una conversione affettiva cioè un cambiamento interiore e profondo nei sentimenti, nelle emozioni e nella percezione e identificazione del ruolo/ministero.”
Clero / Don Gnani delinea il profilo del sacerdote oggi
La figura del presbitero, sottolinea ancora don Gnani al clero in formazione, viene delineata a partire dall’incontro con Dio. E’ in risposta alla vocazione sacerdotale che si deve plasmare il presbite. Seguire le condizioni della società senza però cedere a qualunque compromesso. Il prete deve assumere una figura non rigida e deve imparare a confrontarsi da un lato coi principi della Chiesa e dall’altro con l’esercizio concreto del rapporto con la variegata umanità. La rilettura del ministero invita ad interrogarsi sulle condizioni concrete dell’operato, permettendo di intrecciare il vissuto personale del sacerdote con la missione alla quale è chiamato.
La storia di ogni sacerdote è il luogo in cui incontrare la verità del ministero e la vocazione. Nella sua storia si declinano le varie possibilità che si snodano tra i percorsi possibili che la vita offre. Solo imparando a leggere le esperienze dell’esistenza nel tempo che il presbitero vive, si può meglio comprendere l’identità sacerdotale. E’ una rilettura personale che diventa corale quando permette di formare la personalità di una Chiesa che cresce e si responsabilizza con il popolo. La formazione per i sacerdoti della diocesi di Acireale è iniziata nello scorso mese di Ottobre. Diversi sono stati gli appuntamenti tra esercizi spirituali e ritiri. Il ciclo di incontri dell’anno pastorale in corso avrà termine nel prossimo mese di giugno. Chiuderà l’anno formativo l’incontro dal titolo “aggiornamento teologico sulla religiosità popolare”.
Chiara Costanzo