“Quando una persona entra in questa chiesa si sente subito accolta. Il parroco don Mario ci esorta sempre ad andargli incontro a stringere la mano”. Ci troviamo a San Cosimo, frazione di Acireale (Ct) posta ai margini del tessuto urbano della città famosa per il suo barocco. Nella Longo, una parrocchiana della prima ora, così si esprime durante la nostra conversazione. E aggiunge: “Abbiamo vissuto momenti difficili come comunità. Grazie alla sua tenacia e alla sua umanità li abbiamo superati e il nostro sogno si è avverato”. San Cosimo nel 1995, quando don Mario Arezzi fu nominato vice parroco, era un piccolo nucleo costituito da un numero sparuto di abitazioni, una piazzetta e una piccola chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano. Com’ è accaduto per molti centri urbani l’espansione edilizia degli anni ‘90 ha inglobato il vecchio nucleo con il nuovo. Tutto il mondo è paese, recita un noto proverbio, e San Cosimo non è stato esente da questa trasformazione. La costruzione di alloggi popolari prima e di villette residenziali dopo ha aumentato il numero della popolazione, ridisegnato il tessuto sociale e, naturalmente, accresciuto nuove esigenze legate alla vita religiosa e pastorale della comunità. E così da 600 anime si è passati a un centro che abbraccia quasi 6mila abitanti. “La domenica affluiva un numero consistente di fedeli e la maggior parte di essi rimaneva in piedi sul sagrato”, ricorda Angela Longo, che custodisce con scrupolosità la cronistoria della parrocchia. “Si pensava già a un edificio più accogliente e più grande”, rivela. Non tutti i mali vengono per nuocere. Ed è così che a seguito dell’incendio che nel 1998 rese inagibile la chiesetta si accresce tra i parrocchiani il sogno di una nuova chiesa: “L’incendio ci ha aggregati. Ci siamo riscoperti una comunità forte, nonostante l’evento ci abbia messo in ginocchio”, confida Nella Longo. Il fuoco ha acceso la speranza in questa comunità e il parroco e i fedeli l’hanno alimentato con numerose iniziative pastorali: grest, oratorio, teatro. “Queste attività sono servite non solo per raccogliere fondi ma per crescere come famiglia”. “Don Mario in questa lunga attesa ci ha trasformati in pietre vive. Non è stato solo un sacerdote ma un amico, un padre di famiglia, un lavoratore instancabile” confidano le due parrocchiane che si emozionano quando ricordano il giorno della posa della prima pietra avvenuta il 28 gennaio 2006 e ancora di più quando mi mostrano le foto dell’inaugurazione della nuova chiesa avvenuta il 5 gennaio 2014.
Il nuovo complesso parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano s’innalza alle spalle della chiesetta: è un colpo d’occhio che ai parrocchiani e non solo suscita emozioni. La struttura e il terreno su cui è stato costruito l’edificio sono stati finanziati al 75% dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) con i proventi dell’8xmille e al 25% delle offerte della diocesi e dei fedeli. Progettato dallo Scau Studio di Acireale e realizzato dall’impresa Beton et brique, l’edificio è uno spazio intriso di spiritualità, dove elementi geometrici e gli apporti di luce naturale costituiscono “la casa tra le case” (dal greco paroìkia). Il complesso parrocchiale è disposto attorno al sagrato centrale, luogo dell’accoglienza. Su di esso si affacciano l’edificio religioso, luogo del culto, la sala parrocchiale, luogo d’incontro e di fraternità che, grazie a un’intuizione del progettista, dispone di un palco bifronte che permette di sfruttare il sagrato anche per le manifestazioni estive, e le aule per la catechesi dei ragazzi. Defilata e distante dal sagrato, a sottolineare il carattere privato dell’edificio, si trova la canonica. Entrando in chiesa, a sinistra dell’altare, si è subito colti dal tabernacolo che appare sospeso di fronte al quale si rimane silenziosi e meravigliati. A destra dell’altare il battistero, luogo di rigenerazione. Posta quasi all’ingresso si trova la cappella delle confessioni, luogo della conciliazione. L’altare, punto nevralgico dell’assemblea e della liturgia, è illuminato dall’alto grazie a un lucernario incastonato nella copertura. Quando nelle ore di punta il sole picchia forte un immenso fascio di luce si proietta e si dipana dentro l’edificio: è la luce dello Spirito Santo che irradia e scalda, che benedice e rigenera.
“Non vi preoccupate, il Signore si organizza”. È il motto, assicura Nella, che ha accompagnato la comunità parrocchiale in questi anni di attesa ogni qualvolta nasceva un ostacolo o un imprevisto di natura burocratica. La nostra conversazione si dilunga oltre mezzogiorno ma c’è ancora tempo per le ultime battute. Si parla della parabola del “granello di senape” e ne cogliamo le somiglianze e le risonanze con la storia da loro vissuta. Concludiamo insieme che il chicco non si ferma e continuerà a germogliare e crescere. E alla domanda su quali arredi mancassero le due parrocchiane rispondono: “Ci preoccupiamo delle pietre vive più che degli arredamenti. È l’accoglienza il punto forte di questa comunità. Don Mario ha sempre avuto un’attenzione particolare per i ragazzi. Non sono forse loro gli eredi di questa splendida chiesa?”
Domenico Strano