Il prossimo 6 gennaio, solennità dell’Epifania, si compiranno quarant’anni esatti dalla ordinazione episcopale di Sua Eminenza il Cardinale Paolo Romeo.
Quarant’anni, oltre ad indicare un lungo spazio di tempo, indica, anche, un numero altamente simbolico nella Bibbia. Il nostro Cardinale li ha vissuti pienamente, prima come rappresentante del Papa, nella veste di Nunzio Apostolico, ad Haiti, Colombia, Canada e Italia. Poi come Arcivescovo-Metropolita di Palermo. Un cammino arduo, un servizio oneroso, umanamente sfiancante, che è stato sorretto dalla forza consolante dello Spirito.
Anche a lui si possono ripetere le parole della Scrittura: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni” (Dt 8,2-4).
Il ritorno a casa del cardinale Romeo
Figlio della nostra Chiesa diocesana, acese di nascita, il Cardinale Romeo – da quando è diventato emerito – è tornato a vivere nella propria abitazione, inserendosi nella Diocesi con discrezione. Un prete tra i preti del presbiterio, seppur insignito della porpora; un fratello maggiore con cui confrontarsi. Un padre a cui aprire il proprio cuore, certi di essere ben indirizzati e consigliati; un ecclesiastico, attento alla vita della chiesa. Una persona sollecita verso gli altri, soprattutto se ammalati o sofferenti; un amico dalla piacevole compagnia, dotato di sano humor.
Andarlo a trovare o condividere momenti insieme, sono sempre occasioni di crescita e opportunità che permettono di cimentare quello stile di fraternità che devono caratterizzare un presbiterio e l’intera Chiesa.
Le parole di San Giovanni Paolo II ai nuovi vescovi nell’omelia dell’Epifania
San Giovanni Paolo II, all’omelia del 6 gennaio 1984, si rivolgeva ai nuovi vescovi con queste parole: “Dall’abbondanza dell’Epifania di Dio nasce oggi il vostro episcopato. La consacrazione è insieme una nuova chiamata a sottomettere tutta la vostra vita alla forza interiore dell’Epifania, mediante la quale Dio infinito affida a ciascuno di voi il suo Mistero salvifico in Gesù Cristo, nato nella notte di Betlemme dalla Vergine Madre. Accogliete oggi questa chiamata che la Chiesa vi rivolge.
Permettete a questa forza divina di irradiarsi nel vostro cuore come in una interiore Gerusalemme, alla quale l’odierna liturgia dice: “Alzati, rivestiti di luce, / perché viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te” (Is 60, 1). Permettete alla forza salvifica della divina Epifania di irradiarsi tra gli uomini e i popoli, ai quali siete mandati, come testimonianza della verità e della misericordia. Veramente: “Verranno a te i beni dei popoli” (Is 60, 5). E al dono della solennità odierna rispondete con un incessante, continuo dono: offrite oro, incenso e mirra. In questo modo l’abbondanza della Epifania divina permarrà in voi e si rinnoverà sulla via del servizio apostolico”.
Guardando ai quarant’anni del nostro amato Cardinale, possiamo benissimo affermare che queste parole non solo le ha accolte, ma pienamente vissute nell’esercizio del suo ministero. Auguri, Eminenza carissima, ad multos, plurimosque, annos!
Don Roberto Strano