Diocesi / Festeggiati i 50 anni di sacerdozio, don Gaetano Lo Giudice pronto a lasciare per limiti d’età le parrocchie di Milo e Fornazzo

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Padre Gaetano Lo Giudice, parroco della comunità ‘Sant’Andrea Apostolo’ di Milo, ha celebrato il cinquantesimo anniversario della propria ordinazione presbiterale. Fu il vescovo pro-tempore mons. Pasquale Bacile, nell’ormai lontano 1967, nella chiesa Madre ‘Santa Maria delle Grazie’ di Linguaglossa, ad imporre le mani ed a pronunciare la preghiera di ordinazione di padre Lo Giudice, che espresse quel giorno il proprio incondizionato assenso alla chiamata divina.
Di recente, compiuti già i 75 anni che precise disposizioni canoniche indicano come limite per il “pensionamento”, dopo i calorosi festeggiamenti tributatigli dai suoi parrocchiani, egli ha annunciato al vescovo la propria volontà di rimettere il mandato di parroco; dunque, le comunità di Milo e Fornazzo sono adesso in attesa di un nuovo Pastore che ne prosegua degnamente l’opera spirituale.

Padre Lo Gudice al centro, tra don Andrea Cutuli (a sx) e don Giambattista Rapisarda

Dalla voce di padre Lo Giudice abbiamo voluto raccogliere vive impressioni su quanto da lui vissuto in questi lunghi cinquant’anni di ministero.

Padre Gaetano, quali sono state le tappe del suo ministero sacerdotale?
Ho trascorso ben quarantacinque del mio ministero proprio a Milo (a partire, dunque, dal 1972, in successione al parroco padre Fichera, deceduto nell’ottobre 1971, e dopo i circa sei mesi di padre Sebastiano Saturnino quale amministratore parrocchiale della comunità milese). Novello presbitero, ero stato dal 1967 al 1969 Cappellano dei Fratelli delle Scuole Cristiane; di seguito, trascorsi tre anni in Seminario per assistenza ai ragazzi che manifestavano il germe di una vocazione spirituale e, dal 1972 ad oggi, sono alla guida della comunità di Milo; inoltre, dal 1998, sono parroco anche della comunità ‘Sacro Cuore di Gesù’ della frazione di Fornazzo.

Come nacque la sua vocazione?
La mia vocazione nacque con la domanda ‘Vuoi andare in Seminario?’, che mi fu rivolta da parte di padre Vincenzo Di Mauro, all’epoca vicario parrocchiale della mia comunità di ‘San Francesco di Paola’ di Linguaglossa, una domenica dopo la messa delle 11.30 presso la chiesa dell’Annunziata. Considerata la mia incertezza iniziale, padre Di Mauro mi invitò a pensarci ed a recitare ogni sera tre ‘Ave Maria’ alla Madonna. Dopo un po’ di tempo dedicato a riflettere, manifestai il mio assenso a padre Di Mauro e, l’11 ottobre del 1954, entrai in Seminario. Era all’epoca vescovo mons. Salvatore Russo, mentre rettore del Seminario era mons. Giosuè Russo.

Sull’onda dell’esperienza maturata nel corso dei decorsi cinquant’anni di ministero, cosa può comunicare ai giovani che oggi si pongono alla ricerca di una propria identità?
Ai giovani consiglierei di porsi alla ricerca di grandi ideali, che devono tuttavia essere accompagnati da un impegno concreto nella vita. La vocazione, sia essa al sacerdozio o al matrimonio o alla vita consacrata, ne sarà poi una evidente conseguenza.

Qual è il pensiero che vuole trasmettere ai giovani che intraprendono la via verso il sacerdozio o ne stanno già percorrendo le prime tappe?
Direi loro di essere generosi e coerenti, di non fare dipendere le proprie scelte dalla mentalità corrente, cioè di non andare a ricercare il consenso facile. Le loro scelte ed il loro ministero siano frutto di un attento e costante discernimento.

Quali sono i suoi propositi per il futuro?
Appena il vescovo me lo consentirà, lascerò le due comunità parrocchiali ad un nuovo Pastore, che possa continuare l’opera di evangelizzazione con rinnovato vigore. Per quanto mi riguarda, dedicherò certamente più tempo alla preghiera ed alla meditazione personale.

Nando Costarelli

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