Diocesi / Il neo vicario generale Don Giovanni Mammino alla comunità diocesana: “Viviamo insieme un’esperienza forte di Chiesa”

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“So di dover ascoltare tanto perché il discernimento è un ministero delicato ma prezioso”. A dirlo è Don Giovanni Mammino, nuovo vicario generale della diocesi di Acireale presentato alla comunità diocesana dal vescovo mons. Antonino Raspanti lo scorso 25 marzo, Festa della SS. Annunciazione, in una Cattedrale gremita di fedeli. Durante la nostra conversazione troviamo davanti a noi un sacerdote commosso che con sincerità e semplicità ci racconta come ha vissuto questa chiamata. Le nostre domande volgono al termine ma il nuovo vicario ci fa cenno che le emozioni non sono finite. L’incontro è avvenuto in una delle stanza dell’Archivio storico diocesano di cui don Giovanni Mammino conosce ogni centimetro essendone un profondo conoscitore prima ancora che il direttore. “Quando si conosce fino in fondo la storia di una comunità, la si ama ancora di più”, ci dice. Giungiamo ai saluti e con trepidazione ci raccomanda di pregare per lui e di continuare a chiamarlo “Padre Giovanni”.

Dio non finisce mai di stupirci. Non è così?

“Ho sentito fare il mio nome più volte in questo periodo ma non ho mai dato molta importanza a questo. Dal momento in cui ho ricevuto la proposta netta e chiara da parte del vescovo ho avvertito dapprima nel mio cuore un senso di smarrimento. Sin da subito ho capito che si trattava di un incarico abbastanza gravoso e di grandi responsabilità in quanto si è chiamati a essere i principali collaboratori del ministero episcopale e al servizio dell’intera comunità diocesana. Appena mi sono reso conto che questa era la volontà di Dio ho provato un grande conforto dentro di me. Ho ripensato alle parole che pronunciai il giorno della mia ordinazione al vescovo ordinante mons. Malandrino, che mi chiedeva: “Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?”. Ed io: “Sì, lo prometto”. Ho collegato il mio “eccomi” a questa chiamata con quello di Maria. Non a caso la notizia è stata resa ufficiale il giorno dell’Annunciazione. Una volta detto “eccomi”, non mi resta che partire e affrontare questa nuova avventura.”

C’è un’immagine del Vangelo che esprime questa sua emozione?

“Sono stato chiamato a essere vicario generale da parroco. E di questo ne sono fiero. Sono parroco da sedici anni e attualmente nella bella comunità di Aci Trezza e l’immagine che mi torna in mente è quella di Gesù che dialoga con gli apostoli, in particolare con Pietro. “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla ma sulla tua parola getterò le reti”: voglio far mia questa affermazione evangelica cercando di imitare i miei amici pescatori trezzoti che sono abili a gettare le reti e ad affidarsi alla Provvidenza.”

Nella sua vita sacerdotale non c’è stato solo il mare. Parliamo un po’ delle sue origini.

“Sì, non solo il mare mi viene in mente ma anche la terra. Io sono nato a Cosentini (ndr Santa Venerina) e fin da piccolo sono cresciuto contemplando i vigneti. Mi torna in mente l’immagine evangelica della vite e dei tralci: nella misura in cui noi siamo uniti alla vite portiamo frutto. Noi tutti siamo chiamati a essere operai nella vigna del Signore. So di dover lavorare tanto adesso ma unito a Lui sarà tutto più facile”

C’è un aspetto che la preoccupa di più? E qual è, secondo lei, l’atteggiamento che un vicario generale deve mostrare di più?

“Senza dubbio la complessità delle problematiche a livello pastorale che attualmente sconosco ma che sarò presto chiamato anzitutto a prendere in considerazione. Credo che il primo degli atteggiamenti che un vicario deve manifestare deve essere quello dell’ascolto.  So che dovrò ascoltare tanto prima di parlare per collaborare il vescovo nel discernimento, che è un ministero molto delicato e prezioso.”

La conosciamo come sacerdote innamorato della storia. In che misura questa le sarà d’ aiuto nello svolgere il nuovo incarico pastorale?

“Alcuni pensano che la storia è qualcosa che riguardi solo il passato ma io non sono d’accordo perché il passato ci aiuta a comprendere il presente e ad aprire bene gli occhi al futuro. Alla luce di ciò ritengo che mi sarà d’aiuto il cammino che in questi anni ho intrapreso di conoscenza della nostra diocesi. Quando si conosce fino in fondo la storia di una comunità, la si ama ancora di più. Ci si accosta con umiltà alla realtà che si accinge a servire. Si è più prudenti e si pratica il discernimento. Da diversi anni insegno Storia della Chiesa ai seminaristi e ai laici e ho sempre comunicato loro questo messaggio: di servire e amare la Chiesa conoscendo la sua storia, carica di grazia di Dio e anche di peccato.”

Un pensiero ai suoi confratelli, ai seminaristi e alla comunità diocesana.

“Ai miei confratelli dico che sono contento di fare parte del presbiterio della Chiesa di Acireale che reputo una grande famiglia. Sono chiamato a servire questa famiglia e a vivere con i miei confratelli e l’intera comunità dei laici un’esperienza forte di Chiesa. Ribadisco ai seminaristi, ma non solo a loro, l’importanza dello studio della Storia della Chiesa e di come essa ci aiuta ad essere ministri di Dio e ad annunciare il Vangelo nella semplicità e nell’umiltà. Infine, alla comunità diocesana e alle numerose realtà associative, auguro di percorrere insieme questo cammino e di vivere una vita secondo il Vangelo. A volte mettiamo in campo tante strategie pastorali ma la cosa più importante è accostarci al Vangelo, all’ascolto della Parola di Dio, alla vita di fede, per testimoniare ogni giorno questa lieta notizia in un mondo che ha bisogno di tornare alla essenzialità e all’umanità.”

Domenico Strano

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