Dall’1 al 4 agosto, 45 pellegrini della Diocesi di Acireale, provenienti dalla comunità parrocchiale San Filippo di Agira di Aci San Filippo e da altre della città di Acireale, ci siamo recati in pellegrinaggio a Lourdes. L’esperienza è stata condivisa con oltre 100 pellegrini della Diocesi di Ragusa, accompagnati dall’amabile Pastore della Chiesa Iblea, mons. Giuseppe La Placa, da cui siamo stati guidati spiritualmente nei giorni che abbiamo fraternamente condiviso, in una dimensione di Chiesa sinodale, in ascolto gli uni degli altri. E mettendoci alla scuola di Maria per giungere all’esperienza della vita cristiana, fortificati nello Spirito.
Il pellegrinaggio, più di qualsiasi altre forma, indica la dimensione dell’ homo viator, “l’uomo in cammino, pellegrino nelle notti oscure della vita, alla ricerca ansiosa e amorosa di Colui che dà significato all’esistenza” (S. Giovanni Paolo II).
Lourdes oltre a richiamare questa dimensione, offre spunti di continua riflessione, soprattutto nei segni caratteristici: l’acqua, la candela, le processioni.
Pellegrinaggio a Lourdes: i tre segni caratteristici
L’acqua, che la Vergine indicò a Bernadette, prima di essere un segno “miracoloso”, richiama le origini, l’inizio di quell’incontro con la Persona di Gesù Cristo e quel cammino sequela che siamo chiamati a percorrere, che inizia proprio nel giorno del nostro battesimo.
“ All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 1).
La candela, rimanda a quella luce attinta nel giorno del nostro battesimo, “la luce di Cristo”, che, come dei tedofori, siamo chiamati a far risplendere nella nostra vita perché da Lui “illuminati, possiamo vivere come figli della luce” (Rito del Battesimo).
La processione esprime il segno dell’essere Chiesa, un popolo pellegrinante nel tempo che annuncia, celebra, loda e testimonia il suo Signore, camminando insieme. Il cristiano, infatti, non è un “camminatore solitario”, egli sa bene che “chi cammina da solo arriva prima, ma chi cammina insieme arriva lontano”. Ecco perché si affianca ai suoi fratelli di fede, per vivere insieme l’esaltante avventura della comunione.
Il silenzio, nel dialogo tra la Madre e ogni singolo pellegrino, corona questa esperienza, irrobustita dalla celebrazione dei sacramenti (Eucarestia e Riconciliazione). E infonde nell’animo, inquieto e turbato, quella serenità dello Spirito che solo Colei, che dello Spirito è sposa, può e sa dare.
Pellegrinaggio a Lourdes per incontrare Dio nella preghiera
Come ebbe a dire Papa Benedetto XVI nella sua visita pastorale, “ la vocazione primaria del santuario di Lourdes è di essere un luogo di incontro con Dio nella preghiera. E un luogo di servizio ai fratelli, soprattutto per l’accoglienza dei malati, dei poveri e di tutte le persone che soffrono.
In questo luogo Maria viene a noi come la madre, sempre disponibile ai bisogni dei suoi figli. Attraverso la luce che emana dal suo volto, è la misericordia di Dio che traspare. Lasciamoci toccare dal suo sguardo: esso ci dice che siamo tutti amati da Dio, mai da Lui abbandonati!
Maria viene a ricordarci che la preghiera, intensa e umile, confidente e perseverante, deve avere un posto centrale nella nostra vita cristiana. La preghiera è indispensabile per accogliere la forza di Cristo.
Chi prega non spreca il suo tempo
“Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza e sembra spingere unicamente all’azione” (Enc. Deus caritas est, n. 36). Lasciarsi assorbire dalle attività rischia di far perdere alla preghiera la sua specificità cristiana e la sua vera efficacia. La preghiera del Rosario, così cara a Bernadette e ai pellegrini di Lourdes, concentra in sé la profondità del messaggio evangelico. Ci introduce alla contemplazione del volto di Cristo. In questa preghiera degli umili noi possiamo attingere grazie abbondanti” (14.09.2008).
L’essere tornati nella grotta di Massabielle, per tanti è stata la prima volta, possiamo considerarla una grazia e un’opportunità singolare che ci è stata offerta. Aver deposto ai piedi di Maria “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” di ciascuno e aver ricevuto da Lei consolazione, è sicuramente il dono più bello che ci siamo portati a casa. E, che vogliamo far fruttificare in noi e nelle nostre comunità, per crescere nella fede, nella speranza e nella carità.
Don Roberto Strano