Nella Basilica di San Filippo d’Agira, in Aci San Filippo, solenne è stata la concelebrazione eucaristica, per la ricorrenza del trentesimo anniversario di vita sacerdotale di don Alfio Grasso.
Attivo collaboratore parrocchiale, egli ha testimoniato con semplicità la bontà di Dio, la sua gioia per i discepoli, la sua infinita grazia per tutti i credenti.
Don Alfio Grasso, ex-alunno di scuola media
Sono andata a trovare il mio indimenticabile ex- alunno della scuola media “Paolo Vasta” di Acireale, dove per sei anni ho insegnato Lettere, nella bellissima chiesa acese dell’Arcangelo Raffaele. Il suo direttore è P. Orazio Barbarino, coadiuvato da don Alfio: ambedue impegnati a rendere sempre più viva, specie attraverso il servizio caritativo, tale chiesa, fondata in Via Galatea nel 1736 e consacrata nel 1828.
L’altare maggiore è dotato di preziosi marmi, dove è rappresentato il sacrificio di Abramo: Isacco tiene tra le braccia l’agnello, inviato da Dio per la sua sostituzione. Belli, i quadri di Paolo Vasta e di Matteo Desiderato.
Il prospetto della chiesa è su disegno, regolarmente esposto, dell’ing. acese Lorenzo Maddem. I Santi venerati sono l’Arcangelo Raffaele e Santa Agnese, raffigurati in due magnifiche statue esposte. L’immaginetta di sant’Agnese, giovanissima martire, è molto significativa: la preghiera è originale, nel dipingere la sua vita donata a Dio nel supremo sacrificio.
Don Alfio Grasso mi ha raccontato la meravigliosa storia di tale chiesa, fondata dalla figlia unica del marchese Mariano Mangani, Madre Venera Mangani. Di lei c’è un grande ritratto in sacrestia: donna, dedicata alla preghiera e alla formazione dei fanciulli. Il padre, molto religioso, “asseconda il desiderio della figlia di stabilirsi nel luogo di preghiera della chiesa dell’Arcangelo Raffaele, che accoglie l’opera educativa”.
Nella famosa “ruota” venivano posti i bambini abbandonati : era Madre Venera a gestire questo servizio.
I bambini venivano accolti ed educati nel Conservatorio da lei fondato. Era coadiuvata da un sodalizio religioso, con sede nei locali annessi alla nobile chiesa, corrispondenti ai locali attuali dell’IPAB.
Abbiamo posto a don Alfio Grasso qualche domanda personale. Come è nata e si è manifestata la vocazione al sacerdozio?
Si è manifestata attraverso la vita filippina, ch’io frequentavo la domenica con P. Panebianco, direttore della Villa filippina di Acireale. Egli stava in contatto fraterno con noi ragazzi, che per lui avevamo un affetto filiale ed esprimeva la sua fraternità con slancio del cuore. Poi sono stato accolto come chierichetto del piccolo clero della Villa Filippina, al Collegio San Michele. Ricordo bene gli incontri giovanili con P. Magnano; anche P. Castro collaborava. Queste figure costituivano l’esempio vivo della vita sacerdotale.
Come mai non si è fatto filippino?
Sono simpatizzante dell’opera filippina, per l’influsso su Roma e nel territorio, all’epoca storica. Nel mio servizio pastorale ad Arsoli, nella diocesi di Tivoli, avvenne il famoso miracolo del principe morto per una grave malattia, poi risorto, per opera di San Filippo Neri.
Don Alfio Grasso, chi è stata la sua guida spirituale?
P. Leonardo Anastasi, autore di vari libri sacri, guardiano del Convento acese di San Biagio per diversi anni. Poi trasferito a Roma nella Curia generalizia dei francescani, come vice postulatore del Beato Gabriele Maria Allegra. Oltre ad essere la mia guida spirituale, è stato presente a Tivoli per la mia ordinazione sacerdotale. Io ho scelto di prepararmi al sacerdozio, sostenuto da professori e superiori romani, che hanno riconosciuto le mie doti umane e spirituali. La Provvidenza mi ha aperto una strada a larghi orizzonti.
Anna Bella