Giunta alla sua trentaduesima celebrazione la Giornata Mondiale del malato è un momento importante per pregare insieme per i sofferenti e per coloro che li assistono nel quotidiano.
La famiglia del paziente ha un ruolo fondamentale nel decorso della malattia, così come lo hanno coloro che a vario titolo si prendono cura di lui. In primo luogo sono le persone che orbitano attorno al malato a rafforzarli con parole di fede, raccomandandoli con le loro preghiere al Signore.
La giornata, voluta da San Giovanni Paolo II, ricade nella memoria dell’apparizione della Madonna a Lourdes ed è anche occasione per sensibilizzare alla solidarietà. Si mostra, così, sincera vicinanza ai familiari e a coloro che con devozione e spirito di abnegazione assistono i malati. Essi condividono la sofferenza che la malattia inevitabilmente procura.
Ufficio per la pastorale della salute / il senso della Giornata Mondiale del Malato
Quest’occasione diventa quindi possibilità di riflettere insieme sulla corresponsabilità dei gesti di cura, fisici e morali. Bisogna imparare ad accettare la sofferenza. Riaccendiamo l’attenzione su come la malattia sia sinonimo di vulnerabilità e impotenza e al contempo è avvertire il bisogno dell’altro con la necessità di chiedere aiuto.
“Questa giornata – come ci ricorda la dottoressa Vera Presti, direttore dell’ufficio per la pastorale della salute- permette di comprendere quanto sia importante l’aiuto reciproco e quanto dentro ciascuno di noi sia presente il bisogno dell’altro. E’ bene che al nome di una malattia si associno sempre volto ed anima ma anche storia personale dell’individuo. La malattia non è solo un insieme di sintomi letti su un manuale, tutto va poi rapportato all’uomo. Questo giorno ci incita a cercare di fare qualcosa di concreto per migliorare la condizione dell’infermo. Bisogna fermarsi ed ascoltare il malato ed entrare in empatia con lui, fino a farsi carico della sua sofferenza: solo questo può diventare sostegno vero e consolazione verso i fratelli sofferenti.”
In previsione della giornata del malato, che sarà celebrata domenica 11 Febbraio in tutte le chiese italiane, l’ufficio diocesano della pastorale della salute ha organizzato un pomeriggio di preghiera e testimonianza. Mercoledì 7 Febbraio nella chiesa Madre di Giarre ha avuto luogo l’incontro in preparazione all’appuntamento mondiale, presentando il tema annuale che è “Non è bene che l’uomo sia solo”: curare il malato curando le relazioni.
Giornata Mondiale del Malato / le parole del vescovo Raspanti
Presente il vescovo Raspanti, che così si è rivolto alla platea durante la sua omelia: “Tutti siamo invitati a costruire l’umanità che il Signore ha già salvato nella sua passione redentrice. Uniti a Lui si può vivere la sofferenza in maniera nuova. La vecchiaia, la malattia, il dolore e la morte incutono paura e comprimono lo slancio di vita e gioia che vengono dal cuore dell’uomo.
Con il dolore e la morte sembra che tutto finisca, ma il nostro non è un Dio che punisce colui che si allontana da Lui e la sofferenza non è una conseguenza del peccato e di una ribellione verso Dio. Gesù dichiara falsa questa concezione e smentisce tale convinzione.
È importante come si legge e si avverte ciò che accade intorno alla propria esistenza, anche lì dove c’è sofferenza e morte. La vecchiaia, il dolore e la morte distruggono i progetti degli uomini perché l’umanità è proiettata e slanciata in avanti verso ciò che si desidera realizzare. L’infermità non può bloccare la vita degli uomini, perché fa parte della fragilità umana. Ciò significa avere il coraggio di alzare gli occhi e affidarsi e prendere atto del limite terreno e solo riconoscendo ciò si può vivere bene, altrimenti si va incontro alla disperazione. Il limite umano è già superato nella speranza della Risurrezione.
Lui è vivo ed ha annullato l’ostacolo della morte. Nella sua passione redentrice ha distrutto ciò che è ingannevole. Il Signore ci aiuti a vedere in modo nuovo ciò che accade, perché anche quando si è sani e forti si può essere infelici perché insoddisfatti. Tutto cambia in base a come si accogliere nella vita ciò che è bello o doloroso. Convertirsi è cambiare il modo di considerare ciò che avviene.”
Giornata Mondiale del Malato / la testimonianza
La funzione, preceduta da un momento di Adorazione Eucaristica, ha visto la testimonianza della signora Maria Scaccianoce. La donna ha portato la sua esperienza di madre e moglie ripetutamente segnata dalla malattia e dalla sofferenza dei suoi cari. Ripercorrendo la sua storia marchiata a fuoco dal dolore per le sue due figlie, che hanno perso la loro battaglia con la malattia, si è fatta testimone. Una fede, la sua, che seppure nell’afflizione continua a non mancarle.
“Dio è sempre vicino, anche quando tutto sembra perduto ed il dolore una forza distruttiva. Non bisogna però smettere di credere, la promessa di Dio è quella della vita eterna e lì tutte le nostre pene saranno lenite dal suo Amore” – ha testimoniato la signora.
Un messaggio forte di speranza. Lei che la sofferenza l’ha vissuta e la continua a vivere ogni giorno, tanto da potersi permettere di chiamare “sorella” la morte stessa.
Giornata mondiale del Malato / L’invito del vescovo Raspanti a tornare a celebrare il sacramento dell’unzione degli infermi nelle parrocchie
All’interno della Celebrazione Eucaristica un momento altrettanto importante è stato l’unzione degli infermi. Il vescovo Raspanti ed alcuni tra i sacerdoti presenti hanno unto con il crisma quanti si sono accostati al sacramento.
“Nelle comunità parrocchiali si ritorni a celebrare solennemente il sacramento dell’unzione degli infermi. Esso ridona la forza di annunciare il Vangelo, cioè che Gesù è vivo e dà la vita”. Così si è ancora raccomandato Mons. Raspanti nella sua omelia, sottolineando l’importanza che questo sacramento conserva in sé.
La Chiesa crede e professa che questo sacramento è destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla malattia. Gesù, per primo, imponendo le mani sui sofferenti ed i malati invocava su di loro la guarigione.
Considerevole la partecipazione di fedeli all’incontro. Presenti anche il sindaco di Giarre, dott. Leonardo Cantarella, i rappresentati della Croce Rossa Italiana e i membri dell’Acos e Avulss, oltre che numerosi volontari, medici ed infermieri dei due ospedali che ricadono sul territorio diocesano.
Alla fine della Santa Messa la processione aux flambeaux all’interno della chiesa di Sant’Isidoro Agricola ha concluso il pomeriggio di preghiera e riflessione.
Chiara Costanzo