Diocesi / Mons. Giovanni Mammino, 25 anni di sacerdozio spesi al servizio del Signore, celebrazione in Cattedrale

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Venticinque anni di ministero, spesi interamente al servizio del Signore: questo è l’importante traguardo che mons. Giovanni Mammino, vicario generale della diocesi di Acireale, raggiungeva lo scorso sabato 14 settembre. In una chiesa Cattedrale gremita in ogni ordine di posti, mons. Mammino esprimeva il proprio ringraziamento al Signore per i numerosi benefici spirituali che ha potuto sperimentare nel corso degli anni di ministero, buona parte dei quali trascorsi quale parroco della comunità di ‘San Giovanni Battista’ in Aci Trezza, prima che, qualche anno fa, il vescovo mons. Antonino Raspanti lo scegliesse quale vicario generale, quando mons. Guglielmo Giombanco fu nominato vescovo della diocesi di Patti.

La celebrazione eucaristica di ringraziamento al Signore era presieduta dal vescovo mons, Raspanti, alla presenza dei vescovi emeriti mons. Giuseppe Malandrino (che ordinò presbitero mons. Mammino) e mons. Paolo Urso, già titolare della cattedra diocesana di Ragusa. A far corona al vicario generale convenivano anche numerosi presbiteri diocesani che con mons. Mammino hanno condiviso nel tempo gli impegni ministeriali, nonché diaconi e seminaristi.

Come affermava il vescovo nel suo saluto introduttivo, la celebrazione dell’anniversario sacerdotale di mons. Mammino offriva ancora una volta l’occasione per ringraziare con lui il Signore per il prezioso dono del sacerdozio ministeriale e per porgergli l’augurio di un ministero ancora lungo e fecondo.

Nell’omelìa alla pericope evangelica del giorno, in cui si celebrava la festa della Esaltazione della Santa Croce, mons. Raspanti evidenziava come non possa dirsi discepolo del Signore chi non voglia porsi alla Sua sequela, in quanto ciò comporta che si accetti senza riserva alcuna di portare la propria croce, come Cristo stesso ha portato la Sua. Il discepolo del Signore non può temere di farsi trovare ed avvincere dal Signore che lo cerca. Anche dalle tre parabole della pericope del giorno (la pecorella smarrita, la dramma ritrovata ed il ‘Figliol prodigo’, quest’ultima più appropriatamente da denominarsi ‘Il Padre misericordioso’ (essendo quest’ultimo il protagonista e non il figlio reduce dalla proprie disavventure) si comprende come ci si possa ritrovare accanto al Signore pur dopo essersi smarriti nel peccato, riconoscendosi sinceramente bisognosi della misericordia divina. Ma è per primo il Padre, colui, cioè, che è ricco di misericordia, a far festa per il figlio che Egli riaccoglie con grandissima gioia. Certo, la vita può anche portare rischi più o meno considerevoli; non bisogna, tuttavìa, mai sentirsi perduti, ma occorre confidare nel Signore che non ci lascia mai soli a portare una croce che può comportare umiliazioni e prove di ogni genere che, comunque, non devono distoglierci da una indispensabile piena fiducia nel Signore. Ciò ha sperimentato mons. Mammino nel suo ormai lungo ministero, anche affidandosi particolarmente alla preghiera, occasione di colloquio incessante con Dio.

Prima della benedizione finale, mons. Mammino, con calde parole d’occasione, esprimeva la propria filiale riconoscenza al Signore, ringraziandolo per averlo chiamato al  ministero sacerdotale di pastore di anime, al servizio della diocesi nel tempo ricoprendo diversi incarichi. Non dimenticava, mons. Mammino, di accomunare nel proprio ringraziamento in primis mons. Giuseppe Malandrino che ne curò le tappe progressive di studio e discernimento dopo averne seguito la crescita spirituale sin dal conferimento della Cresima ed infine lo ordinò presbitero. Non poteva poi mancare un grazie a tutti i confratelli sacerdoti con i quali nel tempo egli ha condiviso il cammino ministeriale, ma anche a diaconi e laici che lo hanno sostenuto, nonché a docenti che in Seminario ed in facoltà teologica ne hanno curato il necessario itinerario formativo; immancabile anche il ricordo del lungo periodo di servizio quale parroco della comunità di Aci Trezza, nonchè l’incarico di vicerettore pro-tempore del Seminario, il tutto per un ministero che nel corso del quale egli ha sempre tenuto lo sguardo fisso su Gesù e si è posto alla contemplazione del Suo volto divino, accettando qualsiasi forma di sofferenza e/o di ingiustizia che possa essersi frapposta lungo il cammino spirituale.

Tanto cammino resta ancora da fare per entrare pienamente nel ministero di Cristo, nella ricchezza della Sua Grazia che un presbitero deve continuamente sperimentare. Occorre, dunque, conformarsi pienamente allo Spirito del Signore, pur in una società attuale in continua evoluzione nella quale non è possibile proclamare il Vangelo in forma asettica ma è indispensabile scommettersi per Gesù che è Via, Verità, Vita ed eterno Amore.

Nando Costarelli