Diocesi / Don Raciti lascia Acireale per Acicastello

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don Raciti sebastiano

Quando un parroco lascia una comunità perché trasferito altrove dal Vescovo diocesano, i sentimenti possono essere tanti: sorpresa, rammarico, contestazione, indifferenza.
Ciascuno di noi può  riconoscere  quelli che ha provato dentro di sé, dopo che don Sebastiano Raciti,  parroco a San Paolo da undici anni , ci ha comunicato  dall’altare alla fine dell’eucarestia domenicale, il suo spostamento ad Acicastello.
Undici anni non sono tantissimi, ma neanche pochi. Don Sebastiano è arrivato tra noi in un momento non facile per la parrocchia, complesso, doloroso. E’ arrivato perché, a differenza di altri, con la coerenza che lo caratterizza, ha accolto la richiesta del suo  Vescovo con quella docilità promessa nel giorno dell’ordinazione. Anche se ciò comportava un distacco notevole ed un saper ricominciare. Così, ha iniziato a camminare con noi, discretamente, sobriamente.

Del resto,  don Sebastiano non ha mai amato le luci sfavillanti, le iniziative spettacolari, i programmi rivoluzionari che, accendendosi rapidamente, altrettanto rapidamente si spengono.
Al centro della sua presenza tra noi, c’è stato sempre il ribadire il primato del Signore nella comunità, non  quello del leader di turno. Ci ha aiutato a leggere il Vangelo con profondità, a prendere sul serio la nostra esperienza umana e di fede. Si è fatto compagno e amico nell’ordinarietà delle giornate, nei lutti come nei momenti gioiosi, nelle fatiche come nel desiderio di fare qualcosa di buono.don sebastiano raciti

Don Raciti: una presenza che ha lasciato il segno

Ha seguito con intelligenza i bambini, i ragazzi , le famiglie, le catechiste; è stato accanto ai malati e agli anziani;  ha sostenuto i giovani nel loro desiderio di esserci, di fare, di essere protagonisti. Ha accompagnato i gruppi e le varie associazioni presenti in parrocchia , cercando sempre di armonizzare le differenze, di prendere il meglio, d’incoraggiare il possibile.

Si è fatto vicino a chiunque, e tutti nel quartiere, soprattutto chi non frequentava la chiesa… hanno avuto modo  di scambiare due chiacchiere con lui, al bar o all’edicola. Di apprezzarne la vasta cultura, la lucida analisi della società attuale, la sua umanità che non pone distanze, ma sa ascoltare, dialogare, comprendere i dubbi e le fragilità di ciascuno.

Ha preso in mano situazioni  amministrative difficili (la casa di Cassone, il teatro, il campetto sportivo…) con una trasparenza cristallina nella gestione economica.  E si è impegnato al massimo perché questi luoghi non andassero perduti, ma restassero patrimonio di tutti , delle generazioni più giovani soprattutto…
Ha saputo scherzare e cantare, suonando con la chitarra le canzoni  del “suo” De’ Andrè o della sua  Mannoia. E ancora   sostenere in silenzio , soffrire,  aiutare, sedere volentieri in pizzeria con il gruppo di turno. O  trovare una parola profonda e umana per chi viveva una tragedia familiare. Che grande festa e gioia è stato per la comunità festeggiare insieme i suoi 60 anni!

Il grazie della comunità a don Raciti

Grazie, Monsignore. “Donato” ad una comunità per undici anni, insieme alla tua dedizione, al tuo impegno , a quanto hai potuto e saputo  realizzare e  a quanto è rimasto incompiuto, ci lasci qualcosa di ancora più prezioso,  ed è la tua testimonianza di uomo e  di prete in questi anni, ed è quella che “in-segna”, che  lascia un segno dentro di noi.

Essere fedeli alla scelta iniziale. Esservi coerenti, costi quel che costi. Non perdere di vista l’essenziale. Saper ricominciare da se stessi per aiutare gli altri a ricominciare sempre, a sperare, ad impegnarsi. Sostenere come meglio si può ciò che è bello e buono.
Guardare con intelligenza gli avvenimenti della storia umana, quella grande, ma anche le piccole storie degli altri. Saper obbedire e al tempo stesso saper essere critici.

Saper essere un amico discreto, un fratello e  un padre, con cui parlare. Ripetere, in tutte le circostanze, che il Signore ci ama non perché lo meritiamo, ma perché lui è Amore gratuito per tutti. Ci mancherai, caro Mons, ma sappiamo che anche tu non ci dimenticherai tanto facilmente. Sappiamo che ci porterai nella tua preghiera e nel tuo cuore, ed anche per noi sarà così….

Grazie di tutto e per tutto… ! il Signore e l’apostolo Paolo (  sei tu che ci hai insegnato a cantarne l’inno!) benedicano il tuo ministero nella comunità castellese,  che ti sta già aspettando. Ma siamo certi che anche noi continueremo ad appartenere un po’ alla tua vita per l’eternità.

Barbara Sgroi
Segretaria Consiglio pastorale

 

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