Il 3 marzo il vescovo Raspanti ha condotto il ritiro di Quaresima nel quale ha offerto la propria riflessione ai fedeli presenti. L’incontro – svoltosi nella chiesa dell’eremo di Sant’Anna, in Aci San Filippo – è stato aperto alle 9.30 dalla recita delle lodi, alle quali ha fatto seguito la meditazione, e si è concluso alle 17.30 con la celebrazione della Santa Messa. Il vescovo, ispirandosi alla figura del “Buon Pastore”, si impegna a prendersi cura del suo gregge e si spende in prima persona con amore e dedizione per confermarlo nella fede. Da questo desiderio, nasce l’opportunità di partecipare alla sua lectio e trarne spunti di meditazione in un clima di fraternità ed ascolto reciproco per prepararsi alla Pasqua di Risurrezione che è centro della fede cristiana.
La Quaresima, tempo di intimità con Dio e “deserto” nel quale ritrovare se stessi, si caratterizza per l’intensità della preghiera e la declinazione più caritatevole della propria vita. La fraternità operosa che accompagna le pratiche del digiuno e penitenza crea una forma empatica di partecipazione alle sofferenze dei poveri, che diventano mezzo per partecipare al sacrificio di Cristo morto in croce per noi.
Quaresima / il ritiro col vescovo Raspanti occasione di riflessione
La riflessione di mons. Raspanti è occasione per meditare e riflettere alla luce delle Scritture che sono frutto della misericordia di Dio, porta di accesso alla Pasqua del Signore.
Nella sua lectio, mons. Raspanti ha presentato la figura di S. Antonio Abate attraverso gli scritti di S. Atanasio. Egiziano di origine, Antonio proviene da una famiglia nobile che lo cresce alla fede cristiana. Fin da subito si dimostra come un bambino obbediente, ligio alle regole e di poche pretese. Con il trascorrere degli anni la sua indole non cambia e alla compagnia dei suoi coetanei preferisce il silenzio e la meditazione.
Alla morte dei genitori si prende cura della sorella minore e, alla stregua degli apostoli, affascinato sempre più dal Cristo, dona le sue proprietà ai bisognosi, perché folgorato dalla frase evangelica: “se vuoi essere perfetto va e vendi tutto… poi vieni e seguimi“. Quindi lascia tutto non per una scelta di povertà assoluta come San Francesco di Assisi ma per il desiderio di abbandono totale al Signore. Continua la sua ricerca e come “l’ape che va da tutti, raccoglie da tutti, e da ciascuno prende ciò che eccelle”.
Quaresima / la riflessione su Sant’Antonio Abate guida il ritiro
Per questo si ritira a vita eremitica per vent’anni. Antonio così diventa attrattivo perché questi 20 anni di solitudine lo trasformano attraverso un travaglio interiore che lo rafforza e dona pienezza alla sua vita. Viene fuori, quindi, come un iniziato ai misteri e come ispirato dal soffio divino. La vita di Antonio sarà un susseguirsi di tentazioni e preghiera, grazie alla quale mai accetta le seduzioni di pensieri che lo vogliono riportare nuovamente alla sua vita precedente per distoglierlo dalla sua giusta scelta. Ancora una volta sarà quindi tentato sulla fatica che comporta un tale cammino.
Antonio però rimane fermo: fede e meditazione per vincere l’oppositore. Lui segue il modello di Gesù, tentato per quaranta giorni nel deserto e diventa per ogni uomo modello di vita cristiana, perché vince il male; lascia la città e si reca da solo verso la montagna. Comincia una nuova vita di allontanamento totale dal mondo. Ha sempre maggiore consapevolezza di essere un “padre spirituale” e invita così a far riferimento alla Scrittura e alla Fraternità intesa come sostegno nel cammino di vita. Ha inizio così la “sua” Regola per instaurare una comunità monastica.
“Non crediamo, guardando al mondo, di aver rinunciato a grandi cose: tutta la terra è piccolissima a confronto di tutto il cielo. Se anche fossimo padroni di tutta la terra e vi avessimo rinunciato, neppur questo sarebbe degno del regno dei cieli“.
Ritiro di Quaresima / il vescovo Raspanti guida la riflessione sulla figura di Sant’Antonio Abate
Con queste parole possiamo riassumere la figura di Sant’Antonio Abate che raccontato da Atanasio di Alessandria diventa esempio virtuoso da seguire e importante testimonianza che accompagna questo tempo di quaresima.
“Percorriamo la via della virtù per tendere alla meta”. Spiega mons. Raspanti: “Nessuno si volga indietro perché significa pensare alle cose del mondo. Non temiamo sentendo parlare di virtù. Non stupiamoci di questo concetto, perché esso non è lontano da noi, non nasce fuori da noi. Lavoriamo nella nostra vita per comprendere i doni di Dio. Se perseverassimo nello stato in cui siamo stati creati, dimoreremmo nella via della santità. Ogni uomo è associato all’esperienza di Cristo, tentato dal male e vittorioso nella lotta. Si ripete, infatti, in Antonio il paradigma del combattimento di Gesù nel deserto. L’essenza di ogni missione è seguire Cristo in quello che Lui vuole per ognuno di noi. L’esperienza di Cristo è carismatica e non istituzionale. Cristo è esperienza nuda che non è istituzione ma pratica diretta di Dio”.
L’incontro si è concluso con la Celebrazione Eucaristica. Durante l’omelia Mons. Raspanti ha dato la chiosa finale all’incontro, così dicendo: “Il culto è relazione con Dio, che ci porta ad avere sentimenti di gratitudine verso Colui che ci ha creati. Il culto, che viene espresso tramite riti e azioni, ha bisogno di ordine e relazione. La Resurrezione è il nuovo culto, nuovo incontro con Dio e radicale cambiamento. La nuova legge è il crocifisso che diventa legge dell’Amore. Chi ha il dono della fede si associa e si unisce alla fede di Cristo diventando offerta per l’umanità. Indirizzarsi alla Pasqua è rendere attuale la passione e la Resurrezione di nostro Signore. Chiediamoci: “Quale rilevanza, ancor’oggi, può avere questo modello?”
Chiara Costanzo