La Diocesi di Acireale, nella qualità di stazione appaltante, ha indetto una procedura aperta per l’affidamento dell’appalto dei lavori di riparazione del danno e miglioramento sismico della chiesa di Santa Venera di Santa Venerina, gravemente danneggiata dal sisma del 26/06/2018, con criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Ne dà notizia una nota dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi.
L’importo dei lavori ammonta a Euro 943.945,51 (IVA esclusa). I lavori sono classificati in categoria OG2 (beni tutelati). Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12:00 del 31/07/2023. I documenti di gara sono fruibili su TUTTO GARE – Diocesi di Acireale, all’indirizzo: https://diocesiacireale.tuttogare.it.
Riparare la chiesa di Santa Venerina per ricostruire la comunità
La procedura, per la Diocesi, è coordinata, per mandato del vescovo mons. Antonino Raspanti, dall’ufficio Beni Culturali Ecclesiastici, si avvale della professionalità del RUP Ing. Rosario Arcidiacono, collaborato dall’Ing. Aurora Cristaudo. “L’offerta economicamente più vantaggiosa – così spiega l’Ing. Arcidiacono – ha la finalità di premiare le offerte non solo dal punto di vista economico, a cui è dato un peso meno rilevante, ma soprattutto dal punto di vista tecnico-qualitativo”.
Responsabile del Servizio è don Angelo Milone: “La ricostruzione di una chiesa è importante per ricostituire il tessuto sociale di un territorio. Stiamo lavorando con grande impegno e sinergia con le istituzioni”.
I finanziamenti sono stati erogati dal Commissario straordinario dott. Salvatore Scalia, Commissario straordinario per la ricostruzione nei territori dei Comuni della Città Metropolitana di Catania: “E’ stato un percorso non facile. L’auspicio è che si possano iniziare e concludere al più presto i lavori. Per numerose altre chiese si bandiranno presto altre gare”.
Don Giovanni Marino, parroco di Santa Venera in Santa Venerina: “In questi anni non abbiamo pensato solo alla ricostruzione materiale, cioè solo a ciò che è stato distrutto dal terremoto, ma da subito abbiamo valutato che la ricostruzione dovesse essere soprattutto una ricostruzione della comunità”.