Un “cammino sinodale”, non è un “sinodo” (fortunatamente), è uno stile, tipico di Chiesa, di popolo santo di Dio in cammino.
Questa ecclesiologia di comunione, fortemente marcata dalla Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Ecumenico Vaticano II, ci invita a considerare che: “ Il Concilio Vaticano II dice che il popolo di Dio partecipa alla funzione profetica di Cristo. Per questo bisogna ascoltarlo, e per ascoltarlo bisogna andare là dove vive, nelle Chiese particolari. Il principio che regola questa consultazione del popolo di Dio, è l’antico principio che «da tutti deve essere discusso ciò che interessa tutti». Non si tratta di democrazia, di populismo o qualcosa del genere. E’ la Chiesa ad essere Popolo di Dio, e questo popolo, in ragione del battesimo, è soggetto attivo della vita e della missione della Chiesa” (Card. Mario Grech).
Porsi in ascolto dell’altro
Tale prospettiva ribalta, non poco, il nostro stile pastorale finora attuato, di stampo fortemente clericale e ci pone nell’indicazione dell’ascolto dell’altro. San Benedetto, nella sua regola, scrive che “l’Abate è tenuto ad ascoltare anche l’ultimo Monaco entrato in Monastero”.
I nostri organismi di partecipazione, diocesani e parrocchiali, sono chiamati a diventare luoghi di ascolto e di progettazione. Piuttosto che accondiscendenti di indicazioni, disincarnate dalla storia, che piovono dall’alto. Nessuno, in una Diocesi o in una Parrocchia, può pensare che, in forza del ruolo, è chiamato a dettare leggi e trovare negli altri meri esecutori.
Il processo sinodale interessa tutto il popolo di Dio
Nella già citata intervista, il Cardinale Mario Grech sottolinea: “Nel processo sinodale è implicato tutto il Popolo di Dio. L’importanza assegnata al Popolo di Dio è evidente nella consultazione, che è l’atto fondante del Sinodo. Torno a ripetere: la consultazione è già parte del processo sinodale, ne costituisce il primo e imprescindibile atto. Il discernimento dipende da questa consultazione. Chi dicesse che non è rilevante, che in fondo si tratta solo di un atto preparatorio, probabilmente non comprende bene l’importanza del sensus fidei del Popolo di Dio. Come ho già detto, nella Chiesa antica era questa l’unica istanza di infallibilità riconosciuta nella Chiesa: «la totalità dei fedeli non può sbagliarsi nel credere».
Qui tutti hanno il loro posto e la possibilità di esprimersi. La volontà della Segreteria generale è di permettere che tutti possano far sentire la loro voce. Che l’ascolto sia la vera “conversione pastorale” della Chiesa. Voglia Dio che uno dei frutti del Sinodo sia che tutti comprendiamo che un processo decisionale nella Chiesa inizia sempre dall’ascolto. Perché solo così possiamo comprendere come e dove lo Spirito vuole condurre la Chiesa” (http://www.synod.va/content/synod/it/attualita/intervista-al-card–grech–il-sinodo-si-trasforma-per-dar-spazio.html ).
Il cammino sinodale è uno stile
Il cammino sinodale, allora, non è un evento celebrativo, ma uno stile. Sottolineava il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, nella sua prolusione lo scorso 25 maggio: “È uno stile che vuole riconoscere il primato della persona sulle strutture, come pure che intende mettere in dialogo le generazioni. Che scommette sulla corresponsabilità di tutti i soggetti ecclesiali, che è capace di valorizzare e armonizzare le risorse delle comunità. E ha il coraggio di non farsi ancora condizionare dal “si è sempre fatto così”. Che assume come orizzonte il servizio all’umanità nella sua integralità. È un cambio di rotta quello che ci viene chiesto: le possibili tappe del “cammino” ci permetteranno di familiarizzare con questo stile, perché esso possa arrivare a permeare il quotidiano dei nostri vissuti ecclesiali. Sono persuaso che tutti riconosciamo le ragioni che ci orientano nella direzione del “cammino sinodale” “ (https://www.chiesacattolica.it/card-bassetti-un-ascolto-riconciliato-per-un-cammino-insieme/ ).
Attuare una vera conversione pastorale
Tale stile esige, certamente, una conversione che ci porti a passare da una pastorale di “conservazione” a una tipicamente “missionaria”, in ascolto della storia. Per poter annunciare il Vangelo in questo mondo che cambia e che è fortemente cambiato. Anche se non ce ne siamo accorti o non abbiamo voluto prendere coscienza. La pandemia ci ha mostrato chiaramente quello che abbiamo finto di non vedere negli ultimi decenni. E ci ha mostrato chiaramente che è ora di cambiare stile, di assumere l’atteggiamento di una vera conversione pastorale.
Per una Chiesa sinodale ascoltare più importante che sentire
Auspichiamo, allora, uno stile veramente sinodale. “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire».
È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità» (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese» (Ap 2,7)” (Papa Francesco, discorso del 17.10.2015).
Tutto questo non sminuisce, anzi arricchisce, il ministero dei Vescovi e dei Presbiteri, che si sentiranno confortati, sostenuti e aiutati nel dolce peso del ministero dall’ausilio, sincero, del popolo santo di Dio, che insieme prega, studia, progetta e realizza.
Don Roberto Strano