La notizia ha subito fatto il giro del mondo: in una grande fabbrica con sede in Cina, la Foxconn, produttore di componenti elettronici per marche come la Apple, si prospetta l’elezione diretta dei rappresentanti sindacali da parte dei lavoratori. Sui media internazionali la notizia è assunta con due chiavi di lettura: da una parte si parla di “svolta storica”, dall’altra emerge un forte scetticismo sugli sviluppi futuri in una nazione dove la democrazia e i diritti fondamentali sono di là da venire. Finora, infatti, i rappresentanti dei lavoratori nelle fabbriche e negli uffici delle compagnie attive in Cina sono stati scelti dalla proprietà, dai manager aziendali o dagli organi locali del Partito comunista. Si tratta, dunque, di verificare sul campo gli sviluppi di questa prima “concessione” alla democrazia del lavoro. Sir Europa ne parla con Sharan Burrow (nella foto), segretario generale di Ituc-Csi (International Trade Union Confederation), la maggiore organizzazione sindacale a livello mondiale per la difesa dei diritti degli occupati, con altrettante battaglie contro la disoccupazione, con specifiche attenzioni ai Paesi più poveri, ai giovani, ai diritti delle donne. Ituc-Csi è sorta nel 2006 riunendo le precedenti Confederazione internazionale dei sindacati liberi e Confederazione mondiale del lavoro: oggi conta oltre 300 organizzazioni affiliate di 155 Paesi, per un totale – si calcola – di 170 milioni di iscritti. Sharan Burrow, australiana, è alla guida dell’organizzazione dal 2010.
Con questo primo processo democratico a livello aziendale si potrebbe aprire – a suo avviso – una nuova stagione nelle relazioni sindacali e del lavoro nel gigante asiatico?
“Non c’è da congratularsi né con Foxconn, né con Apple; e non c’è da dargli credito. La situazione è ben nota da molti anni, e perfino i piccoli passi di cui stanno ora parlando vengono decisi solo grazie alla pressione pubblica. I cinesi non hanno affatto iniziato un processo democratico, stanno solo reagendo di fronte alla pubblica opinione. In Cina la richiesta dei diritti da parte dei lavoratori è forte, come non lo è mai stata prima. Speriamo che si faccia davvero un balzo in avanti verso il rispetto dei diritti dei lavoratori; il movimento sindacale internazionale sta facendo la sua parte nel cercare di realizzare tale scopo. Tuttavia, se la questione dei diritti dei lavoratori si lascia nelle mani di Apple, Foxconn e i cosiddetti ‘ispettori sociali’, non dobbiamo aspettarci reali progressi per i lavoratori, dal momento che queste società sono interessate ai loro profitti piuttosto che ai lavoratori che li producono. La storia recente, su questo punto, è piuttosto emblematica”.
Qual è attualmente la situazione dei diritti dei lavoratori nelle grande industrie cinesi?
“In generale, il rispetto dei diritti dei lavoratori nelle grandi società cinesi è ancora molto basso. Per due ragioni. Da un lato si tratta della natura del sistema cinese. I lavoratori non godono di libertà di associazione e le condizioni offerte da Foxconn non fanno eccezioni. Le autorità cinesi vogliono il controllo assoluto. Molti dirigenti nelle diverse strutture di partito non vogliono permettere ai lavoratori di organizzarsi democraticamente, sebbene alcuni riconoscano che se non si faranno progressi sul fronte dei diritti del lavoro, l’economia non sarà sostenibile. Devono anche incrementare la domanda interna: retribuzioni più alte, stabilite equamente tramite contrattazione collettiva, sono fondamentali a questo scopo”.
E la seconda ragione?
“La seconda ragione riguarda il fatto che gli investitori stranieri stanno facendo pressione sulla Cina chiedendole di non aumentare le retribuzioni e di non riconoscere i diritti dei lavoratori. La Camera di Commercio americana è in prima fila su questo punto, cercando di bloccare i giusti aumenti delle retribuzioni minime. Molte società straniere semplicemente minacciano di trasferirsi in altri Paesi dove il costo della manodopera è perfino inferiore, come hanno sempre fatto”.
Quali sono oggi i diritti dei lavoratori a livello mondiale che sono maggiormente elusi?
“Direi che il diritto di associazione e il diritto di contrattazione collettiva sono i diritti dei lavoratori maggiormente mortificati og
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