Secondo il rapporto annuale “Grandi disuguaglianze crescono” dell’Oxford commitee for famine relief (Oxfam), la confederazione mondiale che si batte contro povertà e ingiustizie, la ricchezza detenuta dall’1% della popolazione mondiale supererà nel 2016 quella del restante 99%. Una previsione drammatica, a discapito di oltre un miliardo di persone che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (1 su 9 non ha nemmeno abbastanza da mangiare). Dal rapporto, presentato lo scorso 19 gennaio, emerge che “l’1% della popolazione ha visto la propria quota di ricchezza mondiale crescere dal 44% del 2009 al 48% del 2014 e che a questo ritmo si supererà il 50% nel 2016. Gli esponenti di questa élite avevano una media di 2,7 milioni di dollari pro capite nel 2014. Del rimanente 52% della ricchezza globale, quasi tutto era posseduto da un altro quinto della popolazione mondiale più agiata, mentre il residuale 5,5% rimaneva disponibile per l’80% del resto del mondo: vale a dire 3,851 dollari a testa, 700 volte meno della media detenuta dal ricchissimo 1%”.
I numeri purtroppo non finiscono qui. Il documento fa luce sul fatto che le grandi ricchezze siano passate alle generazioni successive e che le élite mobilitino ingenti risorse per piegare regole e leggi a loro favore. Infatti, “più di un terzo dei 1.645 miliardari della classifica Forbes (rivista statunitense di economia) ha ereditato parte o tutta la ricchezza che detiene. Il 20% dei miliardari ha interessi nei settori finanziario e assicurativo, un gruppo che ha visto la propria liquidità crescere dell’11% nei 12 mesi precedenti a marzo 2014”. Questi settori, si evince dal documento, hanno speso 550 milioni di dollari per fare lobby sui decisori politici a Washington e Bruxelles nel 2013. Nel 2012 negli Stati Uniti solo durante il ciclo elettorale, il settore finanziario ha speso 571 milioni di dollari in contributi per le campagne. Ma lo sconcerto sta tutto in un dato: i miliardari che hanno interessi nei settori farmaceutico e sanitario hanno visto il loro patrimonio netto collettivo crescere del 47% in un solo anno. Questi settori, durante il 2013, hanno speso oltre 500 milioni di dollari in lobby a Washington e Bruxelles.
“Se il quadro rimane quello attuale anche le élite ne pagheranno le conseguenze – ha affermato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia – perché non affrontare il problema della disuguaglianza riporterà la lotta alla povertà indietro di decenni. I più poveri sono poi colpiti 2 volte: perché hanno accesso a una fetta più piccola della torta e perché in assoluto ci sarà sempre meno torta da spartirsi, visto che la disuguaglianza estrema impedisce la crescita”. È in corso in questi giorni il meeting annuale del Worl economics forum a Davos (Svizzera). Lo scorso anno Oxfam rivelò proprio a Davos gli 85 “paperon de’ paperoni” del mondo che detenevano la ricchezza del 50% della popolazione più povera (3,5 miliardi di persone). Quest’anno il numero è sceso a 80, una diminuzione impressionante dai 388 del 2010. Ciò vuol dire che la ricchezza di questi 80 è raddoppiata in termini di liquidità tra il 2009-2014. L’amara conclusione è che il mondo è sempre più diviso tra poverissimi e ricchissimi.
Domenico Strano