Domenica 26 elezioni / Che non sia solo un sogno l’Europa delle uguaglianze

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Tra pochi giorni, quali cittadini dell’Unione Europea, saremo chiamati al voto per il rinnovo degli organi di Governo, a cui affidare il delicato e necessario compito della formazione di una identità europea che serva al mondo di oggi e che si proietti con fiducia verso il futuro.

Mi piace richiamare alla memoria quel sogno che spinse i Fondatori, portatori di un ideale comune, a formulare le prime regole per una convivenza pacifica e stabile, accompagnata da benessere economico e sociale tra gli Stati aderenti, autonomi ma interdipendenti.

Le regole condivise avrebbero mantenuto l’identità di ogni popolo e consentito un movimento di interscambio ma anche arricchito le competenze e le possibilità di concorrenza oltre i confini degli Stati aderenti e offerto maggior potere per stipulare accordi e convenzioni alla pari con altri Stati Sovrani del mondo intero.

Certamente il sogno non era facile né semplice da realizzare, specialmente se pensiamo che gli stessi Stati avevano combattuto due guerre mondiali e tanto sangue umano era stato sparso e tanto odio covava nel cuore di molti. Bisognava pensare a sanare queste ferite e risollevare gli animi di tutti i cittadini che, solo se animati da spirito di fratellanza e di capacità di perdono, si potevano superare. L’Europa era radicalmente cristiana ma i popoli erano tutti diversi: ebrei, zingari, vicini di casa invasori e pericolosi, molto odio e diffidenza attraversava il cuore dei più.

Eppure, all’indomani della guerra, era il 1950, Robert Schuman annuncia la necessità di tendere la mano al nemico e di affratellare i popoli per dissolvere l’odio e aiutare i più deboli. La Francia si pacifica con la Germania e nasce la solidarietà, che costituisce il cemento che lega popoli e Stati, tutti insieme, non io e nemmeno il mio popolo per primo, ma il più debole, il più bisognoso, uomo o popolo, ha diritto di precedenza.

Tutto questo non può essere trascurato,  perché ne costituisce la radice, la ragione di fondo.  

Non si tratta allora di decidere chi comanda e di chi obbedisce in Europa, bensì di formulare programmi e procedere a interventi che riducano, fino ad estinguere, le cause di malessere, e orientarsi a realizzare eguaglianza e giustizia sociale, pace e sicurezza, lavoro e benessere, mediante controlli e verifiche, scambi e cooperazione per raggiungere obiettivi che vadano oltre quelli riguardanti i residenti ma si aprano agli orizzonti dell’intera umanità.

Nessuno di noi può dirsi proprietario di qualcosa che ha ricevuto venendo al mondo: la terra, il cielo, il mare, l’aria, la natura, il creato sono di ogni uomo e l’uomo è il custode di tutto questo ben di Dio. Custodendo coltiva, migliora e rende fruibile ad altri quel bene, ma nessuno può appropriarsi il potere di negare a un altro uomo ciò che gli spetta per diritto in quanto uomo vivente, persona umana, che deve vivere la sua vita in pienezza.

Adoperiamoci, allora, ciascuno di noi, cittadino, professionista, formatore, genitore, credente o uomo di buona volontà, a creare cultura solidale di fratellanza universale, che sappia realizzare legami di umana cooperazione e di scambio, di fiducia reciproca, stima e lealtà, per sconfiggere la paura e per combattere l’aggressività e la violenza. Non sono le armi che rendono sicura la vita dell’uomo né danno benessere e pace ai popoli, ma sono i legami, le relazioni di cura, di custodia, di bene, di stima che si rafforzano nella reciprocità che possono portarci alla pace e all’uguaglianza tra uomini, gruppi, popoli e Stati e Unione di Stati, sovrani e autonomi, ma con pari dignità e con altrettanta responsabilità.

Non perdiamo questa opportunità, andiamo a votare e realizziamo quell’’Europa che sogniamo!

                                                                                              Teresa Scaravilli

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