Su internet è possibile recuperare una grande quantità di materiali di dominio pubblico, cultura che appartiene a tutti noi esseri umani. Si definiscono di dominio pubblico quelle opere che non sono più coperte da diritti d’autore e possono essere usate liberamente da chiunque. L’importanza di questi lavori, che possiamo anche definire liberi, non è scontata così come il dovere della comunità globale di documentarle, catalogarle e diffonderle. Potrebbe anche sorprendere scoprire che molti dei testi e musiche con le quali siamo cresciuti ci appartengano, più o meno letteralmente.
Nell’articolo sulla Wikipedia pubblicato su queste nostre pagine, è stato accennato come i contenuti della stessa siano liberi e sciolti da legami di diritto d’autore. Questo comprende testi, immagini, fotografie, file audio e video e persino software.
Dominio pubblico / Le categorie
Il materiale di pubblico dominio, come già accennato, può essere di tipo letterario, musicale o anche software, spesso denominato open source. Questo termine non è però da confondere con “libero”: open source definisce quelle opere delle quali è possibile risalire agli elementi fondanti che le costituiscono. Un esempio pratico sarebbe un programma installato su un computer del quale è possibile leggere il codice sorgente. Un altro esempio è dato dalle partiture musicali di lavori non più coperti da diritti d’autore. Il discorso si complica quando però si tirano in ballo i prodotti derivati da queste partiture: non è raro vedere decine di editori diversi che pubblicano e vendono la stessa sonata.
Per ribadire il concetto e fare un ulteriore esempio si pensi alla saga de Il Mago di Oz. Il testo del romanzo originale è di pubblico dominio ormai da anni, chiunque potrebbe quindi recuperarlo e produrre dei materiali derivati. Tecnicamente è possibile stampare e vendere il romanzo senza alcuno scrupolo, come è anche possibile stravolgerlo del tutto e creare un’opera terza slegata completamente dalla fonte originale.
Con un po’ di fantasia, è facile intuire quali prodotti siano open source: una scheda elettronica di un allarme domestico lo è chiaramente dato che è possibile osservarla e studiarla. Un libro, l’artefatto fisico composto da pagine di carta, lo è anche perché è effettivamente possibile risalire alle tecniche e i materiali usati per comporlo. Mentre le registrazioni di un’orchestra che suona dei brani di Ludwig van Beethoven non sono automaticamente libere. L’insieme di istruzioni su pentagramma che descrivono la musica saranno pure libere di essere usate ma le registrazioni pubblicate su un supporto fisico costituiscono proprietà intellettuale degli autori e dei distributori del disco.
Dominio pubblico / Gli archivi e i metodi di pubblicazione
Non mancano poi gli enti e le istituzioni che proteggono e studiano la cultura di pubblico dominio: l’università Duke della Carolina del nord (Durnham, Stati Uniti d’America) dispone di un centro di ricerca apposito, il Center for the Study of the Public Domain. Il sito librivox.org invece si occupa di raccogliere audio libri pubblici; l’associazione Communia pone l’accento anche sulle questioni politiche riguardo la distribuzione e creazione di opere libere. Degno di nota è l’aggregatore archive.org che cataloga le maggiori fonti di lavori liberi e offre anche un interessante servizio chiamato Wayback Machine che permette di visualizzare pagine web non più disponibili in modo da poterle studiare e analizzare. In esso è possibile trovare audio libri, testi, applicativi software e file audio e video.
L’importanza di questi sistemi di aggregazione e archiviazione non è da sottovalutare. L’era della tecnologia digitale nella quale viviamo porta con sé una serie di disfunzioni legate principalmente all’esistenza di materiale proprietario al quale non è possibile accedere. In altre parole: software e hardware coperti da diritti d’autore e di utilizzo rischiano di rendere inaccessibili le opere create per e tramite essi. Basti pensare a un programma di produzione musicale con attivazione tramite un servizio internet: nel momento in cui il servizio smette di esistere, l’accesso ai progetti creati tramite esso diventa impossibile. Per quanto riguarda invece i metodi di pubblicazione, qualora qualcuno fosse interessato a farlo, si suggerisce di studiare il sistema adottato da Creative Commons. Dopotutto, sia la cultura che gli strumenti usati per divulgarla dovrebbero essere alla portata di tutti e, in qualche modo, lo sono.
Simone Corsaro