La ricerca inestinguibile di bellezza, la strada della vita e la vera gioia costituiscono probabilmente l’eredità più grande che Don Luigi Giussani ci ha donato, riflettendo nel centenario dalla sua nascita (1922). Il movimento Comunione e Liberazione, da lui fondato, testimonia ancora oggi la profonda attualità del suo pensiero. Come emblematiche restano le parole pronunciate da Joseph Ratzinger durante i suoi funerali descrivendo don Giussani: “era toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza“. Egli rifuggiva “una bellezza banale” perché cercava una bellezza vera: “la Bellezza infinita”.
Don Giussani / Centenario della nascita: semi ed eredità del suo pensiero
La spiritualità di Don Giussani: i primi passi
Don Giussani nasce il 15 ottobre 1922 a Desio, in Brianza. Nel 1933 entra nel seminario diocesano San Pietro Martire di Seveso, dove frequenta i primi quattro anni del ginnasio. Nel 1937 viene trasferito al seminario di Venegono e qui ultimò gli otto anni di formazione: frequenta i tre anni di liceo (1938-1941) e sei presso la Facoltà di teologia (1941-1947). Prezioso negli anni del liceo sarà l’insegnamento di Giovanni Colombo, futuro arcivescovo di Milano, che gli trasmette la passione per la letteratura.
Sono anni di studio intenso in cui determinante sarà la lettura di Leopardi con la quale don Giussani talvolta accompagnava la meditazione dopo l’Eucaristia. Si rafforza in lui in quegli anni, sulla scorta della poetica leopardiana, la convinzione che il culmine di ogni genio umano sia profezia, anche inconsapevole, dell’avvenimento di Cristo. Così l‘Inno Alla sua donna del poeta recanatese, come disse lui stesso, fu per lui “una mendicanza di quell’avvenimento che era già accaduto, di cui san Giovanni dava l’annuncio: ‘Il Verbo si è fatto carne‘”.
Don Giussani / Centenario della nascita: essenza della sua ricerca
Fin da quegli anni di seminario e di studio, Luigi Giussani impara che senso estetico ed etico provengono insieme da una chiara visione ontologica, di cui un vivo gusto estetico ne è il primo segno. L’osservanza della disciplina e dell’ordine nella vita in seminario si coniugherà con la sua vivacità intellettuale. Egli spicca per temperamento e spirito di iniziativa nel colloquio con i superiori e con i compagni.
Nel 1954 consegue il dottorato in teologia con una tesi su Il senso cristiano dell’uomo secondo Reinhold Niebuhr. In quegli anni, tuttavia, Giussani ravvisa, malgrado le chiese gremite di fedeli e i milioni di voti alla Democrazia Cristiana, i cenni di una crisi insita nel Cattolicesimo: il rischio di “divorzio” tra fede e realtà nella vita dei giovani. Per questo, attratto dalla problematica educativa, dal 1954 al 1967 insegna al Liceo classico Berchet di Milano.
La svolta con Comunione e Liberazione
Nel 1954 fonda Gioventù Studentesca da cui, sotto la sua guida, nel 1969 sorse il movimento Comunione e Liberazione come cammino di fede per l’affermazione e integrazione dell’identità cattolica nella società. Il Movimento si diffonde con successo in diversi ambiti come la scuola, l’università, le parrocchie, le fabbriche, i luoghi di lavoro. Sfidando anche ambienti culturalmente e politicamente ostili. Don Giussani, lungimirante, coglie i rischi di una così crescente espansione nelle “derive” intellettualistiche e politiche. Nel 1977 pubblica Il rischio educativo, nel quale mette a frutto le riflessioni sulla ventennale esperienza di educatore. L’elezione di Giovanni Paolo II, nel 1978 determina l’approfondirsi di un rapporto personale con Karol Wojtyła.
Gli ultimi intensi anni di Don Giussani
Don Giussani / Centenario della nascita: ultimi messaggi
Tra il 2002 e il 2004 vi fu un fitto scambio epistolare con papa Wojtyła, che si concluse con una lettera di Don Giussani che scrive: “Non solo non ho mai inteso ‘fondare’ niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta”. Parole che risuonano come un testamento missionario, ribadito in un’ulteriore testimonianza al Tg2: “Così, per ogni giorno di vita, nelle mani del popolo cristiano resta la scommessa del potere di Dio nel tempo, e la preghiera alla Madonna che si realizzi in ogni circostanza”. Il 22 febbraio 2005 si spense nella sua abitazione di Milano, lasciando però un’epocale testimonianza.
Graziana Caruso