Lo scorso 9 novembre l’Università di Catania ha avuto l’onore di ospitare un convegno speciale dedicato a Don Lorenzo Milani, figura di spicco nel campo dell’educazione e dell’impegno sociale. A intervenire in occasione dell’evento, Giuseppe Palazzolo, Federico Ruozzi, Sebastiano Vecchio, Cristiano Corsini, Giuseppe Ruggieri, Antonio Sichera, nel ruolo di moderatore, e Lucia Portale.
Don Lorenzo Milani / una voce di ispirazione per l’educazione
Don Lorenzo Milani è noto per la sua opera nella piccola comunità di Barbiana, vicino a Firenze, negli anni ’50 e ’60. Lì fondò una scuola per bambini di estrazione povera e svantaggiata, cercando di offrire loro un’istruzione di qualità nonostante le difficoltà economiche e sociali. La sua visione educativa si basava sull’idea di un’educazione inclusiva e centrata sullo sviluppo integrale della persona, in contrasto con il sistema scolastico tradizionale dell’epoca.
Don Lorenzo Milani / Convegno per il centenario della nascita
Durante il convegno, ogni relatore ha contribuito alla discussione con approfondimenti sul pensiero di Milani, le sue azioni, i suoi insegnamenti, le sue controversie. Dopo aver presentato i vari relatori, Giuseppe Palazzolo, professore di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Catania, ha concesso un’introduzione generale sulla figura di Don Milani.
Subito dopo, Antonio Sichera, professore di Letteratura italiana contemporanea e Fondamenti di ermeneutica all’Università di Catania, ha parlato della figura “scomoda” di Don Milani, paragonandola alla figura di Pier Paolo Pasolini. “Pasolini e Milani sono state figure scomode, sono andati in contro a destini opposti e convergenti. Ma mentre la scomodità di Pasolini viene ricordata ancora oggi, quella di Milani è stata dimenticata. Di entrambi è stata persa la parola, di Pasolini si è persa la sua poesia, di Milani il suo lavoro letterario”. Durante il convegno, Lucia Portale, attrice presso il Teatro Stabile di Catania, è intervenuta diverse volte per recitare e interpretare alcune lettere di Don Milani.
Don Lorenzo Milani / Una figura complessa e ribelle
Successivamente ha preso parola Federico Ruozzi, professore di storia del cristianesimo all’Università di Modena e Reggio Emilia, che si è impegnato a smentire i luoghi comuni che si sono creati intorno alla figura di Don Milani, ancora oggi molto diffusi: “Don Milani viene spacciato per pedagogista, per ‘eroe romantico’, o santo da venerare, ma Don Milani era un personaggio complesso. Non era solo un maestro. Era prima di tutto un prete, che ha pagato sulla sua pelle il prezzo della sua ribellione.”
Il professore inoltre fa una critica ai politici che nel corso degli anni hanno “citato” Don Milani erroneamente. La citazione più diffusa che gli viene attribuita è la celebre frase “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca”. Frase che molti politici e case editrici hanno usato e citato in suo nome, ma che il sacerdote non ha mai effettivamente detto. La frase è in realtà un adattamento di un passo scritto da un altro prete amico di don Milani, Don Primo Mazzolari.
Ruozzi infine parla delle origini di Don Milani, poichè “per capire Milani bisogna leggere i testi e accostarli alla sua vita”. Milani è nato in una famiglia borghese e benestante, i suoi genitori erano cattedratici e intellettuali. Lui chiamò questo periodo “l’oscurità” e per questo rinuncerà ai suoi privilegi e li restituirà agli emarginati e agli esclusi. “La vera lezione che Milani fa è dare gli strumenti a chi non li ha, per diventare cittadini sovrani” dice il professore Ruozzi.
Don Lorenzo Milani / La critica al sistema scolastico dell’epoca
Sebastiano Vecchio, linguista e professore di semiotica all’Università di Catania, è poi intervenuto leggendo alcuni passi tratti dalla celebre “Lettera a una professoressa” di Don Milani. L’opera letteraria è un testo fondamentale che ha segnato profondamente il dibattito sulla riforma del sistema scolastico italiano. Pubblicata per la prima volta nel 1967, la lettera rappresenta una critica appassionata e lucida nei confronti della scuola, ponendo l’accento sulle sue disfunzioni e sulle ingiustizie presenti nel sistema educativo dell’epoca. Attraverso un’analisi puntuale, Milani sottolinea la necessità di una scuola più inclusiva, equa e attenta alle esigenze dei giovani.
Il professore Vecchio si è soffermato in particolare sulla centralità dello strumento linguistico nella formazione dell’uomo e del cittadino, che Don Lorenzo Milani, insieme ai suoi alunni, ribadisce nella lettera. Perché la responsabilità della scuola, nel momento in cui non prova a colmare le differenze tra la lingua dei “poveri” e quella dei ricchi ma anzi le aggrava sempre più, è enorme. Crea di conseguenza l’emarginazione dei figli dei contadini e degli operai, che spesso la scuola boccia o espelle, e che quindi toglie loro qualsiasi possibilità di emancipazione e riscatto.
Don Lorenzo Milani / Le osservazioni che trovano eco nel metodo didattico moderno
Cristiano Corsini, professore di Ricerca pedagogica e Progettazione educativa all’Università d’Annunzio Chieti-Pescara, ha letto un altro passo tratto da “Lettera a una professoressa” in cui il sacerdote contestava il metodo di valutazione degli insegnanti, i quali cercavano l’errore per penalizzare gli alunni: “È come se foste in guerra coi ragazzi”. Nello stesso passo, su legge una critica sull’insegnamento delle lingue straniere: “Il compito di francese era un concentrato di eccezioni. Gli esami vanno aboliti. Ma se li fate, siate almeno leali. Le difficoltà vanno messe in percentuale di quelle della vita. […] Passò con nove un ragazzino che in Francia non saprebbe chiedere nemmeno del gabinetto”.
Corsini mostra poi un altro passo della lettera in cui Don Milani critica il fine ultimo della scuola: “Giorno per giorno studiano per il registro, per la pagella, per il diploma. E intanto si distraggono dalle cose belle che studiano. Lingue, storia, scienze, tutto diventa voto e null’altro. […] Per studiare volentieri nelle vostre scuole bisognerebbe essere già arrivisti a 12 anni. A 12 anni gli arrivisti sono pochi. Tant’è vero che la maggioranza dei vostri ragazzi odia la scuola”. Osservazione che può valere per i ragazzi di oggi, e qui notiamo l’attualità delle parole di Don Milani.
Don Lorenzo Milani / L’incontro con Giuseppe Ruggieri
Giuseppe Ruggieri, professore di teologia fondamentale presso lo Studio teologico di Catania, ci racconta invece il suo incontro con Don Milani nel 66’. Racconta di come i due abbiano litigato per quasi tre ore, a causa di molte differenze di opinione, sul loro rapporto col vescovo, sul vangelo, sul ruolo della preghiera e altro. Durante le varie discussioni, Don Ruggieri ricorda una frase detta da Don Milani che lo ha colpito molto: “Io ho amato i ragazzi più di Dio. Ma Dio mi perdonerà”.
Ci racconta che, prima di andarsene, Don Milani gli chiese di confessarlo, e lui accettò. Il professore ricorda: “Si confessò come un bambino, con la stessa semplicità e ingenuità con cui si confessano i ragazzini a 8-9 anni […] Come dire di aver scoperchiato i morti dicendo ‘a li mortacci tua’. Io non sapevo che dire”.
Don Lorenzo Milani / La critica alla disparità dei sessi
Alla fine del convegno, Lucia Portale torna al microfono per recitare un’ultima lettera, diversa dalle altre lette al convegno per quanto riguarda il tema affrontato. La lettera riguardava le donne e di come i libri si concentrino sull’insegnamento del corpo maschile ma si “vergognano” ad insegnare il corpo femminile. “Bisogna normalizzare il rapporto tra i sessi” diceva Don Milani nella lettera.
Nella lettera critica anche le tradizioni obsolete che perpetuano le diseguaglianze tra maschi e femmine, della normalizzata passività delle donne rispetto alle decisioni di coppia, come la richiesta di uscire, o la proposta di matrimonio. È da ricordare che Don Milani scrisse questa lettera nel 1959, e che quindi possiamo notare ancora come fosse avanti per i suoi tempi.
Don Lorenzo Milani / ancora oggi una fonte di ispirazione
In conclusione, la figura di Don Lorenzo Milani si erge come un faro di modernità. Nonostante le sfide che affrontava nella società conservatrice degli anni ’50 e ’60, Milani ha dimostrato una straordinaria lungimiranza e coraggio nel proporre un modello educativo inclusivo e rivoluzionario. La sua visione audace di un’istruzione che andasse oltre le mura delle scuole, si rivela ancora oggi una straordinaria anticipazione delle moderne teorie pedagogiche. La sua lotta per l’uguaglianza e la giustizia sociale, la sua ferma opposizione all’oppressione e alla discriminazione, e la sua dedizione agli emarginati e agli svantaggiati, continuano a ispirare e ad avere risonanza nella società contemporanea.
Ottavia Pressato