A 15 km circa da Ragusa, nota per vino, castello e resort, la magica località di Donnafugata è il perfetto emblema che racchiude storia, cultura e tradizione di Sicilia. L’antico borgo si sviluppa su un ampio cortile di campagna raggiungibile tramite un viale fiancheggiato da casette rurali, locali di ristoro e un’antica masseria a conduzione familiare dove si produce tutt’oggi il “Ragusano DOP” (un tipico formaggio). Ad accogliervi troverete il maestoso Castello, mentre dall’altro lato è possibile accedere all’antico latifondo di Torrevecchia (o Torre di Bianca). Raggiungibile dalla Strada Statale 115, Donnafugata presenta le caratteristiche tipiche del paesaggio ragusano: muretti a secco, ulivi, carrubi, asini e vacche.Le attrazioni principali sono certamente, oltre al castello (anche sede di eventi e ricevimenti), il Parco e il Mu.De.Co (Museo del Costume).
Donnafugata, tra vino e resort: il castello
Nato come un’antica masseria, il Castello di Donnafugata risale al XVIII secolo. Esteso per 2.500 mq, si erge su tre piani e presenta ben 122 stanze, arredate con i mobili originali. La sua origine risale al 1648, quando il barone Vincenzo Arezzo acquista quella che al tempo era una semplice torre di protezione, a difesa del feudo di Torrevecchia. Fu il nipote Francesco Arezzo a conferire alla costruzione la funzione abitativa e produttiva. Superata la facciata in stile gotico, ci si ritrova all’ingresso su uno spazio adibito alle carrozze, ai magazzini e alle abitazioni della servitù. I piani superiori erano invece riservati ai membri della famiglia e agli ospiti.
Ciascuna stanza aveva una propria funzione: come ad esempio la Sala fumatori o il Salotto delle donne. C’è anche una Sala musica, con strumenti originali realizzati da una nota ditta berlinese. Numerose le stanze che fanno parte della Foresteria, dedicate agli alloggi degli ospiti del castello. Queste sono collegate tra loro da un corridoio nascosto dietro le pareti, per facilitare gli spostamenti evitando di arrecare disturbo. Interessante ancora la Sala degli specchi, ispirata a quella della Reggia di Versailles, che ricrea magnifici giochi di luce e l’illusione di una stanza senza pareti. La Biblioteca custodisce poi antichi volumi risalenti al XVI-XVII secolo e un’antica Enciclopedia della Scienza, delle Arti e dei Mestieri.
L’ingresso al castello prevede tariffe differenti a seconda di cosa si desideri visitare. Per un tour completo di Castello, parco e Mu.De.Co. la tariffa è di 10,00€ a prezzo intero, il ridotto invece è di 7,00€. Ma c’è anche la possibilità di visitare solo una o due delle tre aree: l’ingresso al Parco, ad esempio è di 2,00€, mentre Parco e Castello prevedono un biglietto di 6,00€ (4,00€ ridotto). Infine l’ingresso al solo museo è di 5,00€ per intero e 3,00€ ridotto.
Donnafugata / Tra vino, castello e resort: la magica località di Sicilia apprezzata dai registi
Tra le stanze più suggestive del castello troviamo sicuramente la Sala da biliardo, caratterizzata da un soffitto dipinto come se si trattasse di un gazebo, che lascia intravedere uno scorcio di cielo. In questa particolare ala del castello sono stata girate scene de I Viceré, film del 2007 diretto da Roberto Faenza. Ma non si tratta di un’eccezione: sono numerosi, infatti, i registi che hanno scelto il castello come location per le proprie riprese. Tra quelle più significative, sicuramente alcune scene della fiction Il Commissario Montalbano. Importante è anche il legame tra il castello e il film Il Gattopardo di Luchino Visconti, frutto però di un equivoco. Nessuna scena è stata, infatti, girata all’interno del castello. L’elemento fuorviante è sicuramente dato da Tommasi di Lampedusa (autore del romanzo da cui è tratto il film) che chiama “Donnafugata” la residenza estiva della famiglia Salina.
Il parco
L’antico parco, che ricopre tre lati del castello, si estende per circa 8 ettari e ospita circa 1500 specie vegetali e alberi monumentali. Si possono distinguere tre aree: il giardino all’inglese, il giardino formale (all’italiana e alla francese) e infine l’area “rustica”. Tra le costruzioni presenti, la Coffe house, un porticato dove gli ospiti del castello passavano i loro momenti di svago. Quindi il Labirinto, una delle attrazioni principali. Ispirato ad uno dei più noti labirinti (1690), tutt’ora sito a Hampton Court Palace, a Londra, quello di Donnafugata è caratterizzato da una forma trapezoidale, particolarità unica al mondo.
Sparsi per il parco anche le burle che il barone amava riservare ai suoi ospiti. Tra queste il Borceau, un sedile in pietra sovrastato da tubi mimetizzati nella vegetazione, che si attivavano bagnando i malcapitati. Solitamente si trattava di coppie di amanti che cercavano un luogo in cui appartarsi. Ancora la Chiesetta del monaco, all’apparenza un luogo in cui ci si poteva ritirare nella preghiera. In realtà la porta d’ingresso era collegata a un meccanismo che lasciava scendere dal soffitto il fantoccio di un monaco per spaventare chi vi si imbatteva.
Da dove viene il nome “Donnafugata”
Il nome della magica località ruota attorno all’ala di mistero alimentata da una leggenda. Si dice che la Regina Bianca di Navarra, vedova del re Martino di Sicilia, avesse fatto perdere la testa al Conte Ruggero Cabrera di Modica. Questi la rinchiuse in un’ala del castello, per costringerla a sposarlo. La regina riuscì però a fuggire rifugiandosi, in giro per la Sicilia, di castello in castello. Dal Siciliano “ronna fuata” (donna fuggita), deriverebbe, appunto, il nome di Donnafugata. Tuttavia la vera origine del nome, ha le sue radici nell’arabo “Ayn As Jafait” che significa “Fonte della salute”, da un’antica sorgente d’acqua salutare tutt’oggi presente. Il nome è stato poi storpiato dal dialetto ragusano che ha trasformato “Ayn” in “Ronna” e “As Jafait” in “fuata”: Ronnafuata, che in italiano diventa poi Donnafugata.
Mariachiara Caccamo