I terroristi islamisti non hanno alcun diritto di dire chi sono le “perfette musulmane” e come devono comportarsi. Lo Stato islamico – sempre più debole, sempre più crudele negli atti e nella strategia di comunicazione planetaria – ha preso di mira le donne. La notizia è tutta da confermare. Pare, però, che esista un documento realizzato da un gruppo di donne combattenti dell’Isis in Iraq e in Siria in cui viene elencato un vero e proprio decalogo della perfetta donna musulmana. Si viene così a sapere che si può sposare dall’età di nove anni, non deve andare a lavorare, deve rimanere nascosta e velata dietro le mura domestiche, dedicarsi agli studi religiosi legati al Corano e alla comprensione delle norme che regolano il matrimonio e il divorzio.
Peccato che il “quadretto” fotografato dal manifesto islamista si scontri brutalmente con la realtà che le donne irachene e siriane – molte delle quali sono autentiche credenti musulmane – vivono tutti i giorni nelle macerie di una guerra che i terroristi stanno compiendo in nome di una follia omicida che loro osano chiamare dio. Più della metà della popolazione che vive nei campi profughi è composta da donne e bambini. Ecco chi sono le donne e non solo musulmane: sono coloro che pagano di persona i costi altissimi della guerra con sofferenze, privazioni, indigenza. Che nonostante gli abusi e i crimini subiti, non hanno smesso di crescere i loro figli e di educarli all’amore, alla vita. Sono loro, le donne, che amano Dio perché amano gli altri!
E la “perfetta musulmana” è lontana mille miglia dal decalogo dell’Isis. Perché crede che la vita è un dono sacro e quindi inviolabile e nessuno ha il diritto di toccarla. Le perfette donne musulmane sono le mamme, le donne che lavorano, le insegnanti. Sono tutte quelle che contribuiscono nel piccolo a rendere migliore il mondo senza far rumore. Islamico e non.