Dopo il voto del 7 maggio / “La Gran Bretagna fuori dall’Unione? Improbabile, ma possibile”

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Lo storico cattolico Peter Hennessy delinea uno scenario preoccupante e non esclude il ricorso ad un referendum da parte dei conservatori, nel 2017, che porti fuori dall’Unione europea, con la conseguenza di avere un Paese “chiuso in se stesso, arrabbiato e più povero economicamente”. Sulla campagna elettorale: “Nessuno ha nulla da dire sul posto che la Gran Bretagna ha nel mondo!”

Tra quattro settimane la storia potrebbe cambiare per sempre, con una Gran Bretagna fuori dall’Unione europea e una Scozia staccata da Inghilterra e Galles. È uno scenario inedito, per certi aspetti inquietante, quello delineato da Peter Hennessy, tra i più noti storici contemporanei britannici, e pari del Regno. Cattolico, allevato in una grande famiglia di origine irlandese in case dell’edilizia sociale nel nord di Londra, Hennessy si rifiuta di fare pronostici, ma precisa: “Il mio lavoro di storico è quello di spiegare come siamo arrivati a questo punto e non di prevedere il futuro”. A meno che non si tratti di un’Inghilterra rimasta soltanto con Galles e nord Irlanda… “Questo – afferma – potrebbe succedere davvero dopo il prossimo 7 maggio”.
Lord Hennessy, è vero che le imminenti elezioni sono le più incerte della storia del Regno Unito e potrebbero mutare profondamente il volto del Paese?
“Sì. Se i conservatori tornano al potere David Cameron darà il via libera, nel 2017, a un referendum sulla nostra presenza in Europa. Se decidiamo di andarcene potremmo non rientrare per un lungo periodo di tempo e, forse, anche per sempre. Con Inghilterra e Galles fuori dall’Unione europea anche la Scozia deciderà di diventare indipendente e saremo un Paese profondamente diverso. È uno scenario improbabile, ma perfettamente possibile”.peter_hennessy1p
Come sarebbe un Regno Unito senza Europa?
“Avrà orizzonti molto ristretti. Sarà chiuso in se stesso, arrabbiato e più povero economicamente”.
La Costituzione inglese prevede che nessun primo ministro “imbarazzi la regina”, ovvero la trascini nell’arena politica costringendola a prendere posizione. Questa tradizione resisterà anche il prossimo maggio quando la Gran Bretagna rischia di rimanere a lungo senza governo perché, come dicono i sondaggi, né laburisti né conservatori avranno la maggioranza necessaria per governare da soli?
“Non c’è alcun pericolo che la regina venga politicizzata e finisca incastrata in una controversia politica per sostenere un certo partito piuttosto che un altro. Se non ci sarà una maggioranza chiara, la regina affiderà l’incarico di formare un governo al primo ministro uscente e, nel caso questi non riesca, al leader politico che ha la probabilità più alta di ottenere una maggioranza ai Comuni. Potremmo ritrovarci con un ‘Parlamento appeso’ (in cui nessun partito ha voti sufficienti per governare da solo, ndr.) e il governo avrebbe bisogno dell’appoggio di partiti minori: o in coalizione, come è capitato cinque anni fa, o con dei voti dall’esterno. In questo caso toccherebbe ai leader dei vari partiti fare uno sforzo per trovare una via di uscita, mantenendo la regina fuori dalla contesa. Uno dei principi fondamentali dei parlamenti ‘appesi’ britannici è che il primo ministro uscente mantiene l’incarico fino a che non si trova un successore. Soltanto in questo caso va dalla regina per dimettersi”.
La Costituzione è stata cambiata, cinque anni fa, ed è stato introdotto il “fixed term parliament act”, legge che stabilisce che un governo deve durare, in carica, almeno cinque anni con una data già fissata, in precedenza, per le elezioni generali. Ci saranno altre novità questa volta?
“Con il ‘fixed term parliament act’ le cose sono diventate più complicate perché se hai bisogno del voto di fiducia del Parlamento devi usare una mozione con una formula di parole precisa. È più difficile perdere sul voto di fiducia in Parlamento e occorre più tempo. È la prima volta che ci troviamo in questa situazione. D’ora in poi non sarà difficile formare una coalizione, ma ci vorrà il doppio del tempo rispetto al passato. Cameron ha anche promesso ai suoi parlamentari un voto di approvazione nel caso decida di formare un’altra coalizione. Questo non è successo l’ultima volta e allungherà ulteriormente i tempi anche se, alla fine, si avesse una coalizione simile a quella del 2010”.
Pensa che lo Ukip – il partito che vuole portare il Regno Unito fuori dall’Unione europea e che conta, in questo momento, su circa il 12% dei voti dell’elettorato britannico – andrà al potere dopo le prossime elezioni?
“No, questo è quasi impossibile. E non credo che avranno ministri nel governo”.
Che cosa pensa della campagna elettorale che è stata condotta fino ad ora?
“Nessuno ha nulla da dire sul posto che la Gran Bretagna ha nel mondo! I politici pensano che la politica estera e la difesa non raccolgano voti, ma quando un Paese si trova in una situazione così incerta, in un mondo così incerto, bisognerebbe che almeno alcune di queste questioni fossero prese in considerazione. Purtroppo non è così. Si parla soltanto di immigrati, economia e servizio sanitario nazionale”.
da Londra, Silvia Guzzetti