Don Graziano Mason, sacerdote fidei donum della diocesi di Treviso: ”Questo Papa è grande, perché è dalla parte dei poveri e degli ultimi, ama la giustizia e la pace e anche qui in America Latina non manca di far sentire la propria voce e di dire ciò che non va, nella società e nella Chiesa”. Don Giuliano Vallotto, anche lui fidei donum trevigiano: ”Questo viaggio dà a tutta la società motivi di speranza”
“Questo Papa è grande, perché è dalla parte dei poveri e degli ultimi, ama la giustizia e la pace e anche qui in America Latina non manca di far sentire la propria voce e di dire ciò che non va, nella società e nella Chiesa. La celebrazione eucaristica, poi, è stata bellissima e profonda”. Don Graziano Mason, sacerdote fidei donum della diocesi di Treviso, è da qualche settimana tornato nella sua Quito, dopo un breve periodo trascorso in Italia ed ha partecipato martedì scorso alla grande messa che il Papa ha celebrato nel parco del Bicentenario, a conclusione della sua visita nel Paese andino. Anzi, padre Graziano era uno dei pochi ad essere stato invitato personalmente, da parte del presidente dell’Ecuador Rafael Correa. Don Graziano ci è andato con alcuni indigeni, che collaborano alla cooperativa avviata trent’anni fa, nota con il nome di Maquita. Si tratta di una cooperativa popolare di produttori che ha saputo fare impresa e conquistare fette mondiali di mercato, tanto da arrivare ad essere la quinta realtà ecuadoregna per l’esportazione di cacao. Un’esperienza che nelle scorse settimane don Graziano ha portato anche all’Expo di Milano. “Ci ha dato forza incontrare papa Francesco – aggiunge al telefono don Graziano, che abbiamo raggiunto pochi minuti dopo la fine della messa celebrata dal Papa a Quito -, che ci sprona ad essere un popolo dignitoso, che vive i valori e i principi umani e cristiani con la forza di Gesù Cristo liberatore”.
Il Papa sconvolge gli schemi. Raggiungiamo don Giuliano Vallotto, altro sacerdote fidei donum di Treviso, mentre sta guardando in televisione la messa. E’ preso da due atteggiamenti contrastanti: “Questa visita – e non vuole essere una critica al Papa – mi è sembrata un po’ ingabbiata. Non è stato ad esempio inizialmente previsto un incontro con gli indigeni, come invece era accaduto nel 1988, quando era venuto qui Giovanni Paolo II”. Dall’altra, non nasconde la sua gioia per l’impatto che ha avuto il Papa fin da suo arrivo: “Ha dei colpi di genio, trova sempre il modo di incontrare tutti, di avvicinarsi alle persone”. E non sono infatti mancati in questi giorni momenti di incontro intensi. Don Giuliano ha ascoltato con attenzione i primi discorsi di questo viaggio: il saluto del presidente Correa e la risposta di papa Bergoglio. “Sono spesso critico con il Presidente, ma devo dire che ha fatto un bel discorso: ha richiamato i convegni di Puebla e Medellin, alcune figure di vescovi molto significativi, come Oscar Romero, Helder Camara e l’ecuadoriano Leonidas Leonidas Proaño. E poi bellissimo è stato il discorso del Papa”. Parole ricche di poesia quelle di Francesco, quando ha parlato del vulcano Chimborazo, le vetta più alta del Paese, il luogo “più vicino al sole”. “Noi cristiani – ha detto – paragoniamo Gesù Cristo con il sole, e la luna con la Chiesa; la luna non ha luce propria e se la luna si nasconde dal sole diventa buia. Il sole è Gesù Cristo, e se la Chiesa si allontana o si nasconde da Gesù Cristo diventa oscura e non dà testimonianza. Che in queste giornate si renda più evidente a tutti noi la vicinanza del ‘sole che sorge dall’alto’, e che siamo riflesso della sua luce, del suo amore”.
Meriti e limiti di Correa. Continua don Giuliano: “Nella gente c’è grande entusiasmo, grande ‘alegria’, ma mi sarebbe piaciuto vedere degli incontri con i giovani e con gli indigeni”. Certo, questo viaggio dà a tutta la società motivi di speranza, in un momento in cui il Paese è diviso e da settimane si susseguono manifestazioni contro Correa: “L’Ecuador è sotto i riflettori e l’opposizione cerca di approfittarne – commenta don Giuliano -. Sul presidente Correa, mi arrischio a dire che c’è un qualche feeling con papa Francesco. È stato l’unico politico ad essere invitato a Roma e consultato in vista della stesura dell’enciclica Laudato si’. È vicino a quel filone ecclesiale che parte da Medellin. Ha fatto molto per i più deboli e sull’ecologia – per esempio sostiene che debba essere applicato ai paesi ricchi rispetto ai paesi poveri una sorta di ‘debito ecologico’ -, ma al tempo stesso ha svenduto molte cose alle multinazionali e alla Cina. Poi, ha un brutto carattere, sfida con arroganza i suoi oppositori”.
Alessandra Cecchin e Bruno Desidera