Il presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, monsignor Socrates B. Villegas, ha chiesto alle autorità l’istituzione di una “Commissione per la verità”, dopo la strage di Mamasapano. Intanto continua la discussione, al Congresso, sulla legge che prevede una regione autonoma per i musulmani del Sud.
Mentre nelle Filippine è in discussione la legge Bangsamoro, che se approvata istituirà ufficialmente la nuova regione autonoma per i musulmani nel Sud del Paese, nonostante la tregua sancita lo scorso anno, è sempre viva l’azione militare del “Fronte Islamico di Liberazione Moro”, autore di un eccidio delle forze speciali lo scorso 25 gennaio.
Una “Commissione per la verità”. La Chiesa filippina, attraverso le parole del presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, monsignor Socrates B. Villegas, ha chiesto alle autorità l’istituzione di una “Commissione per la verità”, dopo la strage di Mamasapano, sull’isola di Mindanao, avvenuta lo scorso 25 gennaio, quando 44 agenti delle forze di sicurezza hanno perso la vita durante gli scontri con i miliziani islamisti del “Fronte Islamico di Liberazione Moro” (Milf). Decine di uomini delle forze speciali erano entrati nel villaggio di Tukanalipao, dove era stata segnalata la presenza di un noto terrorista, causando un terribile conflitto a fuoco, durato undici ore.
Il movimento estremista locale. Il Milf è nato nell’isola meridionale di Mindanao – la seconda più grande delle Filippine – che accoglie una regione autonoma la cui popolazione è a maggioranza islamica (il cosiddetto Mindanao musulmano, quartier generale dei ribelli). Il suo obiettivo è quello di rendere autonomo anche il resto dell’isola e riunire le altre cinque regioni che la costituiscono (Zamboanga, Hilagang, Cotabato, Davao e Caraga) in un unico Stato islamico indipendente. I fatti accaduti – rispetto ai quali si è giunti anche a chiedere le dimissioni del presidente Benigno Aquino jr. – hanno rotto la tregua governo-ribelli sottoscritta nel marzo dello scorso anno e si sono verificati in un momento di estrema importanza per la pace nel Sud del Paese: al Congresso, è infatti in discussione la “Legge fondamentale Bangsamoro”, che, se approvata, istituirà ufficialmente la nuova regione autonoma per i musulmani filippini. Nella dichiarazione rilasciata da mons. Villegas – diffusa dall’Agenzia Fides – è proprio questo il punto che si sottolinea. Si dice: “Alcuni vorrebbero che l’episodio di Mindanao facesse deragliare il processo di attuazione della legge. La Chiesa guarda solo al bene comune del Paese e dei cittadini filippini, cristiani e musulmani”.
Pericolo scampato per Papa Francesco? È di questi giorni la notizia che militanti dell’organizzazione “Jamah Islamiyah” – diramazione di al-Qaeda nel Sud-Est asiatico, considerata autrice di alcune tra le stragi più sanguinose perpetrate nella regione, tra le quali quella dell’ottobre 2002 in una discoteca a Bali, in Indonesia, costata la vita a 202 persone e il ferimento di altre 209 – avrebbero voluto assassinare Papa Francesco in occasione della sua recente visita pastorale nelle Filippine con la complicità del terrorista malese Marwan, nome di battaglia di Zulkifli bin Abdhir. A testimoniarlo, nel corso di una deposizione al Senato di Manila, il direttore della Polizia filippina. L’attentato al Pontefice – secondo quanto riportato dal quotidiano “Inquirer” – prevedeva che una bomba, fabbricata proprio da Marwan, dovesse esplodere al passaggio del corteo papale nel centro storico della capitale il 18 gennaio scorso, alla vigilia del ritorno a Roma: il punto prescelto era via Kalaw, lungo il percorso verso il parco Rizal, dove sarebbe poi stata celebrata la messa cui presenziarono circa sette milioni di fedeli. Anche questa notizia, assolutamente inquietante, concorre comunque a dare il contesto di un Paese che è ben lontano dal neutralizzare le sue frange
Umberto Sirio