Una tappa dell’iter, che porterà (tranne clamorose novità) al varo della legge regionale sulla doppia preferenza di genere, ha portato la consigliera regionale di Parità della Regione Siciliana Margherita Ferro e i Segretari Regionali della Cgil, Cisl, Uil e Ugil, Aidda regionale e Ande regionale in audizione dalla prima commissione dell’Assemblea regionale siciliana “Affari istituzionali”.
Formalmente il confronto si è svolto in merito al disegno di legge 548-942-952-999. ”Disposizioni per il riequilibrio della rappresentanza di genere negli organi elettivi ed amministrativi degli Enti Territoriali della regione Siciliana e negli Enti e Società soggetti al controllo pubblico”.
L’audizione è stata guidata dal presidente della Prima Commissione, on. Stefano Pellegrino, e dai componenti on. Antonello Cracolici, on. Giuseppe Lupo firmatario del disegno di legge n. 548, on. Claudio Fava, firmatario del disegno di legge n. 952, on. Marianna Caronia, firmataria del disegno di legge n. 942, on. Giovanni Cafeo, firmatario del disegno di legge 999, on. Giorgio Assenzo, e on. Roberto Di Mauro vice presidente dell’Ars.
Sul contenuto dell’audizione e sulle prospettive che si aprirebbero con la legge in itinere, una volta approvata, abbiamo intervistato la prof.ssa Margherita Ferro, consigliera regionale di Parità.
E’ una sfida ma anche una conquista importanti per le donne siciliane riuscire a portare in aula il disegno di legge sulla “Doppia preferenza di genere”. E’ d’accordo?
“Assolutamente sì. Il ruolo di consigliera regionale di Parità impone l’impegno di rappresentare tutte le donne siciliane affinché anche la Regione Siciliana possa giungere ad una democrazia paritaria.
“L’ art.15 del disegno di legge 11 aprile 2006, n.198, delinea le funzioni delle consigliere di Parità con il compito di rilevare le situazioni di squilibrio di genere, di svolgere e divulgare funzioni promozionali e di garanzia contro le discriminazioni di genere, di promuovere progetti di azioni positive, in linea con gli indirizzi dell’Unione europea, di collaborare a tal fine con gli organi competenti sul territorio”.
Il richiamo è alla democrazia e alla partecipazione di valori condivisi nel raggiungimento del bene comune, che guardi al futuro delle nuove generazioni e della nostra Sicilia…
“Faremmo volentieri a meno di ottenere per legge ciò che spontaneamente dovrebbe prodursi, ma talora occorre che si forzi la mano per sanare fratture che non si rinsaldano. Siamo consapevoli, peraltro, che nessuna legge potrà mai sostituirsi alla cultura dominante ma è vero, altresì, che buone leggi possono indirizzare nuovi comportamenti, e che questi, alla lunga, possono divenire nuova cultura. Questa nuova cultura dipenderà non dal fato ma dalle scelte delle istituzioni politiche da Voi rappresentate.
“Oggi poi si determina una condizione del tutto eccezionale, coincidente con il rilascio dei vincoli europei di stabilità, con un più robusto bilancio europeo e con la epocale, sebbene timida, condivisione del debito futuro tra i Paesi dell’Unione. Non lasciamo, quindi, che l’Unione europea imputi alla Sicilia l’arretratezza su quelle questioni di parità che tanto le interessano da costituire capitolo apposito negli obiettivi del Next Generation EU.
La parità di genere è inserita infatti tra le priorità del Piano per la ripresa, e difficilmente potremo pretendere di partecipare a pieno titolo agli stimoli economici, ivi compresi, se resteremo inerti di fronte a quelle stesse discriminazioni contro cui l’Europa investe”.
Come si è arrivati a decidere il sistema delle due preferenze per affermare il diritto delle donne alla parità?
“La scelta del sistema che più si presenta idoneo allo scopo non può che cadere sulla facoltà dell’elettore di esprimere ‘almeno due preferenze’. Ognuna delle quali riservata a un candidato di sesso diverso, pena l’annullamento delle preferenze successive alla prima (cosiddetta doppia preferenza di genere). Ciò insieme ai necessari correttivi per garantire la presenza delle donne nelle liste di candidati e di candidate, realizzabile attraverso la previsione di un rapporto numerico minimo tra i due generi. Sarebbe ipotizzabile che in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 50 per cento del totale.
Con questa legge la Regione Siciliana garantirebbe la parità elettorale?
“Non siamo di certo al massimo; ma certamente si tratta di un passo avanti sostanzioso. Resta ferma la premessa che il legislatore regionale è tenuto ad assicurare la promozione della parità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive attraverso “la predisposizione di misure che permettano di incentivare l’accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive.
“Questo ddl si propone, in sostanza, di colmare la lacuna descritta. E di farlo inserendo sia la doppia preferenza di genere che la previsione di un rapporto numerico minimo tra i due generi. In modo che in ciascuna lista i candidati siano presenti soggetti dello stesso sesso in misura non eccedente il 50 per cento del totale. Il riequilibrio, non omogeneo al 50%, è previsto negli organi amministrativi di enti e istituti pubblici e in quelli a controllo pubblico”:
Lei ha sempre detto che il tema della parità uomo-donna non deve essere visto come rapporto numerico di rappresentanza e come giusta rivendicazione del mondo femminile…
“Esattamente, perché la presenza delle donne nelle istituzioni non è soltanto un problema di qualità della democrazia. Alla mancanza di qualità democratica, infatti, si aggiunge il deficit di rappresentazione della realtà, con uomini, per esempio, che decidono su processi di crescita delle donne. Uomini e donne siamo, infatti, diversi ed è di questa diversità che si deve fare ricchezza e sviluppo. Ed è incredibile dover alzare il dito, e a volte la voce, per sottolinearlo. Come se fosse un problema delle donne.
“Nel paese in cui l’occupazione femminile è al di sotto della media europea. E in cui anche per questo la denatalità corre sempre più veloce, colpisce comunque la miopia politica di chi rinuncia alle competenze delle donne. E anche ai vantaggi per tutti che da esse derivano“.
Mentre ci si batte, tra mille difficoltà e problemi, per venire fuori dalla pandemia, pensa che il processo della parità di genere possa segnare passi avanti?
“Sì, nonostante tutto. Ci spero proprio. A proposito ricordo viene ripetuto tante volte che l’anno terribile della pandemia ci ha insegnato tante cose. E, tra queste, il valore dell’economia della cura e il ruolo delle donne nell’economia del Paese. Così non è. Non lo è ancora.
“Lo si capisce dalle giunte maschie, dalle politiche pubbliche locali e nazionali sulle infrastrutture sociali. Dalla composizione dei gruppi dirigenti dei partiti, dalle scelte governative sulle nomine per le cariche pubbliche. Dalle assenze di competenze femminili nelle varie, diverse, numerose e a volte pleonastiche cabine di regia. E dalla fisionomia dei luoghi del potere.
“Mi piace ricordare, per concludere, a quanto sarebbe importante per il Paese dismettere gli stereotipi di genere che lo imbrigliano. E lo privano del 7 per cento di aumento del Pil (Prodotto interno lordo), secondo le stime di Banca d’Italia.
“Per questo obiettivo, oggi più che mai, serve un’alleanza tra donne e uomini. Per dare una speranza concreta alla nostra Sicilia”.
Maria Pia Risa