Dossier / Guerra Russia-Ucraina in stallo a due anni dall’inizio: si potrà fermarla ora?

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scontro Russia-Ucraina

La guerra tra Mosca e Kiev sembra essere approdata o ancorata – almeno da qualche mese – a quella pur parziale e forse anche temporanea limitazione d’intensità delle ostilità che il gelido e tirannico inverno dell’Europa Centrale purtuttavia impone ai due tenaci (e forse pure testardi) belligeranti. Di per sé stessa dunque la stagione fredda – per sua specifica natura – con le avversità e le inclemenze meteorologiche, produce o provoca in qualche modo intralci o limitazioni alle operazioni belliche sul terreno.

Ostacoli alla rapidità e libertà dei movimenti sia della fanteria come pure ai mezzi di trasporto di essa e dei materiali connessi. Crea condizionamenti perfino agli spostamenti di veicoli meccanizzati e carri armati. Il terreno ghiacciato o reso fangoso o paludoso non aiuta e anzi rallenta visibilmente ogni movimento e qualunque collegamento tra i diversi reparti in azione. L’alimentazione del conflitto e l’agilità dei movimenti delle parti in lotta, col “generale inverno” segnano dunque il passo. Ecco allora che la guerra vive ed attraversa una fase piuttosto statica. Una logorante lotta di posizione che si sviluppa in pochi chilometri quadri. Con due eserciti a fronteggiarsi, in spazi ridotti o ristretti, spesso perfino privi di sbocchi per retrocessioni o fughe. Una guerra, in ogni caso, profondamente disumana e spietata che non potrà servire a risolvere le divisioni dei due antagonisti.

giovane ucraina
Foto Agensir

Russia-Ucraina, una guerra evitabile

Il bilancio del conflitto è dunque terribilmente pesante, con costi in termini di vite umane, cioè di giovani vite spezzate, crudele e spietato. A questo devono aggiungersi orrore, lutti e rovine per le popolazioni civili. Esse sopportano più di qualunque altra categoria sociale l’enorme peso di questa guerra profondamente ingiusta.
Tutta quella strage di combattenti e di persone comuni é avvenuta per un puntiglio delle due Nazioni in lotta. Ma è anche avvenuta per i sostanziali dinieghi dell’Occidente nel suo complesso. Nei confronti della Russia, non si è dunque sviluppato quel dialogo che avrebbe spazzato via il clima di  sospetto che si era diffuso tra le due Capitali, Mosca e Kiev, a causa del mancato rispetto degli accordi di Minsk. Perché dunque non fu possibile avviare un dialogo sulle garanzie di sicurezza che il Cremlino richiedeva alla NATO, dopo che una cintura di Stati, già del Patto di Varsavia, é oggi stata aggregata all’Alleanza Occidentale e dotata naturalmente pure di armi nucleari?

Ed il presidente ucraino ha meditato a dovere sull’avvenire della Nazione che dirige? E quale condizione del Paese sarebbe migliore: un Paese occupato in parte dalla Russia – ma aderente alla NATO – ovvero un Paese integro, dal punto di vista territoriale, ma rigidamente neutrale? Ecco dunque perché la colpa della guerra non può essere fatta ricadere interamente sulle spalle di uno solo dei due belligeranti. Un dialogo su quel tema (la neutralità dell’Ucraina) avrebbe evitato l’invasione Russa del Paese.

Guerra Russia-Ucraina: un massacro inutile

Il dialogo nell’imminenza dell’apertura delle ostilità tra i due Paesi limitrofi non fu dunque possibile e non venne neppure tentato. Ed il massacro che ne è seguito potrà mai essere giustificato, sotto qualsiasi profilo, e men che meno alla luce della poco più che simbolica supremazia territoriale di Mosca su Kiev? Anche se tale supremazia deve essere valutata nell’ambito del contesto geo-politico e degli equilibri del pianeta.

 Guerra Russia-Ucraina, le colpe del conflitto

Le colpe del conflitto ricadono sulle spalle delle due Nazioni belligeranti, equamente distribuite. Sembrerebbe che il Cremlino possa intendersi appagato del controllo della quota di territorio Ucraino che, con il conflitto in corso è passata dall’iniziale 7.04% all’attuale 17,48%. Una quota comunque modesta e simbolica di possesso della superficie territoriale di Kiev. Perché dunque continuare a sostenere una sfida così sanguinosa, senza tentare un approccio diplomatico? Il leader ucraino sembra attestato al concetto iniziale di continuazione della lotta fino alla ripresa di tutti i territori occupati dalle truppe Russe.  Ma è realistica e ragionevole una simile pretesa ? Mentre la superiorità Russa sul terreno sembra indubbia.

Zelensky
Il presidente ucraino Zelensky

Il momento adatto per negoziare

Perché Zelensky non intende risparmiare al suo Paese altre vicissitudini, altri lutti,altre inenarrabili sofferenze? Un Capo di Nazione deve pur scegliere il male minore, senza cadere nel disfattismo e nell’arrendevolezza. Deve saper cogliere il momento adatto per dichiararsi realisticamente disposto a negoziare. E questo attuale, sembra essere il momento adatto. La guerra non risolverà mai le dispute tra le due Nazioni e non renderà mai possibile la soluzione dei loro problemi dato che nessun contendente dispone di una decisiva superiorità sull’altro. C’è dunque la possibilità di sospendere almeno le ostilità e fermare l’imbarbarimento ? Il leader Russo ha già dichiarato la sua disponibilità. Si renderebbe necessario dall’Occidente la sospensione dell’invio dei rifornimenti di armi all’Ucraina.

Guerra Russia-Ucraina: le trattative

In un recente intervento, proposto a Greenwood di fronte ad un folto uditorio e nel corso delle “Primarie” Repubblicane in Nebraska, l’ex presidente Donald Trump ha fatto un chiaro riferimento alla guerra Russo -Ucraina. Ha affermato testualmente l’ex presidente:”Se si fosse trovato a dirigere l’Ufficio Ovale, il presidente Russo Vladimir Putin non avrebbe mai invaso l’Ucraina”. Ha altresì addebitato la guerra “ad una debolezza, ad una incompetenza dell’amministrazione Biden”. Dunque Trump fa ricadere parte delle colpe della guerra in corso sulle spalle del Partito Democratico. La Pubblica dichiarazione dell’ex Capo dell’Esecutivo statunitense è sommamente importante perché dimostra che negli Stati Uniti vi sono settori che sono stanchi di finanziare il conflitto. Le riflessioni di Trump fanno dunque ben sperare.

Nessuna guerra ha infatti risolto mai alcuna controversia internazionale. A quello scopo anzi l’unica via possibile riposa su oneste trattative, condotte però senza pregiudizi e senza prevenzioni. Questo è un punto fondamentale, dato che i pregiudizi formano le riserve mentali. Da quello derivano le insufficienze e le incompletezze degli accordi di pace. Quando gli accordi di pace sono insufficienti o incompleti lasciano l’amaro in bocca negli Stati interessati. Ed é proprio quella la causa principale di nuovi scontri, ancora più terribili di prima, tra gli Stati antagonisti. Ecco dunque il perché le trattative debbano essere condotte con apertura mentale, con lealtà e con saggia equità.

Putin
Il presidente russo Putin

Guerra Russia-Ucraina, Mosca è disponibile e aperta a colloqui di pace

Il Cremlino ha già diverse volte dimostrato nella storia passata la sua intatta vocazione alla pace. È dunque inevitabile dover fare riferimento ad almeno due avvenimenti storici del secolo scorso. Cioè a due episodi contrassegnati da allarme nucleare da codice rosso, tra le due superpotenze del tempo. Il primo esempio fu la crisi missilistica del 1962. Perché ignorare dunque gli accordi Kennedy – Khrushchew, sulla neutralizzazione dell’Europa Centrale? Il secondo esempio fu la guerra arabo-israeliana del Kippur, dell’ottobre 1973. Anche in quel caso, un traballante Nixon, coinvolto ed immerso nel caso Watergate, puntò sull’allarme nucleare rosso. Ma nessuno dei tre leader del Cremlino, Leonid Breznev, Alexej Kosygin,  Nikolaj Podgorny si dimostrarono rigidi in quella crisi Medio – Orientale con Washington. L’allarme venne per fortuna superato rapidamente e con sollecitudine, e l’Unione Sovietica collaborò e dimostrò moderazione.

La bozza per un accordo tra Russia e Ucraina

Tutte le parti del conflitto in corso dovrebbero dunque cessare le operazioni di guerra e dichiararsi pronte a  negoziare entro un tempo massimo di sette – dieci giorni. I negoziati dovranno iniziare con l’accordo o l’impegno che nessuna delle parti allargherà il conflitto  rendendolo più acuto ancora con infiltrazioni di combattenti o rinforzi di armi. Ciò significherebbe per l’Occidente (Europa e Stati Uniti) l’assoluta astensione dall’invio delle armi e per la Russia la fermata di tutti i suoi uomini sul campo. Una commissione nominata dalle Nazioni Unite dovrebbe vigilare sull’attuazione della tregua.

Il negoziato dovrebbe risolvere le spinose questioni russo – ucraine dei territori di Kiev con maggioranza della popolazione in lingua russa. ( Probabilmente con un referendum, o in qualsiasi altro modo che garantisca alle popolazioni filorusse una ampia autonomia).
Gli altri territori occupati dalle Armate di Mosca dovrebbero essere oggetto di negoziato. La Russia chiederà garanzie in cambio della loro restituzione all’Ucraina. Kiev non potrà mai essere un contraente forte a causa della sua inferiorità militare, evidente rispetto a Mosca. Lo sbocco non potrebbe che essere il negoziare con realismo politico da parte di entrambi i capi delle Nazioni.

 

Sebastiano Catalano
Giovanna Fortunato

 

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