Sono pervenute al Comune di Randazzo le motivazioni dello scioglimento dei suoi organi elettivi disposto con Decreto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dello scorso 26 gennaio, sulla scorta di quanto deliberato il giorno prima dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Nel decreto presidenziale, registrato alla Corte dei Conti in data 1° febbraio sotto il n. 397, che fa propri sia il deliberato del Consiglio dei Ministri sia la relazione di Piantedosi che – viene specificato – fa parte integrate dello stesso DPR, si leggono le pesanti, molto pesanti motivazioni che hanno portato a tale altrettanto pesante risoluzione dello scioglimento per condizionamenti mafiosi.
“Nel Comune di Randazzo (Catania) – si legge nel Decreto – i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 12 giugno 2022, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, nonché il buon andamento ed il funzionamemto dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Gli esiti di un attento monitoraggio condotto sull’ente locale, avviato a seguito di diverse iniziative giudiziarie nonché le risultanze di attività investigative delle forze di polizia culminate nell’operazione di polizia giudiziaria denominata “Terra bruciata” che ha, tra l’altro, determinato l’arresto di numerosi appartenenti alla locale famiglia mafiosa, hanno evidenziato possibili forme di condizionamento dell’amministrazione locale da parte di organizzazioni criminali operanti sul territorio di Randazzo. Pertanto il Prefetto di Catania, con decreto del 16 marzo 2023, ha disposto l’accesso presso il suddetto Comune per gli accertamenti di rito, attività ispettiva che è stata poi prorogata per ulteriori tre mesi…
Al termine del predetto accesso – continua così la relazione del Ministro Piantedosi fatta propria dal Consiglio dei Ministri – la commissione d’indagine ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto di Catania ha convocato il 25 ottobre 2023 il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica della direzione distrettuale antimafia di Catania e del Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Catania.
Questi ultimi, nel soffermarsi in particolare sulle vicende concernenti i beni patrimoniali e sull’abusivismo, si sono espressi all’unanimità con gli altri componenti per l’avvio della procedura di scioglimento. Il Prefetto di Catania ha poi trasmesso la sua relazione in cui si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per lo scioglimento”.
Preliminarmente, la relazione prefettizia pone in rilievo il contesto territoriale nel quale insiste il Comune di Randazzo, caratterizzato storicamente da una conclamata e radicata presenza di associazioni a delinquere di tipo mafioso. “In particolare – si legge – risulta attivo un gruppo mafioso da sempre interessato ad interferire nella vita politico-amministrativa degli enti locali di quel territorio. Gli elementi raccolti presso quell’amministrazione comunale hanno fortemente evidenziato l’alta permeabilità delle istituzioni locali da parte del crimine organizzato interessato ad infiltarsi nelle attività economiche legali e nella gestione della cosa pubblica.
Il prefetto di Catania ha innanzitutto evidenziato come l’attuale amministrazione comunale sia in assoluta continuità politico-amministrativa con la precedente consiliatura, interrotta nel febbraio 2022 a seguito delle dimissioni rassegnate dallo stesso sindaco, il quale all’esito della successiva tornata elettorale del giugno 2022 è stato riconfermato alla guida dell’ente locale insieme a buona parte dei consiglieri comunali uscenti già in carica nella trascorsa gestione amministrativa. Per tale motivo l’azione ispettiva si è estesa anche a periodi temporali riferibili alla precedente consiliatura, interessando l’intervallo temporale fra l’anno 2018 e il mese di marzo 2023, ad eccezione di alcuni mesi (marzo/giugno 2022) interessati dalla gestione commissariale.
Gli esiti dell’attività ispettiva hanno evidenziato un tessuto relazionale e parentale degli amministratori e dei dipendenti comunali con soggetti gravati da condanne per associazione di stampo mafioso, stretti rapporti personali dai quali è deducibile un quadro di condizionamento dell’ente da parte della locale criminalità organizzata.
In particolare, viene segnalato che lo stesso primo cittadino – tra l’altro destinatario di provvedimenti di polizia connessi alle armi – ha rapporti di affinità con un soggetto controindicato, già arrestato in una precedente operazione di polizia giudiziaria per associazione di tipo mafioso unitamente ad esponenti del locale gruppo criminale.
Inoltre, da risultanze investigative condotte nel tempo – si legge sempre nella Relazione – è emersa la personale vicinanza, nonché lo stretto e continuo legame, assai risalente nel tempo e ancora attuale, che il primo cittadino mantiene con soggetti contigui ad ambienti malavitosi. Oltreché frequentazioni con pregiudicati della zona, alcuni dei quali accusati anche di reati di associazione a delinquere di tipo mafioso.
Rapporti di stretta frequentazione con soggetti riconducibili ad ambienti controindicati vengono segnalati anche nei confronti di altri amministratori comunali, tra i quali un assessore, punto di riferimento del primo cittadino e titolare di imprese che hanno ottenuto pubbliche commesse per lavori al cimitero comunale…
Ingerenza politica e disservizi negli uffici comunali
La commissione di indagine ha, innanzitutto, posto in evidenza la grave precarietà funzionale degli uffici comunali, nonché l’ingerenza operata sugli stessi dal sindaco e da altri amministratori in violazione del principio di separazione tra la funzione politica e quella gestionale, segnalando che di numerose determine, ordinanze e delibere, tutte annotate nei registri come atti annullati, non risulta alcun riscontro documentale. E ciò a testimonianza dello stato di confusione e sostanziale illegalità amministrativa in cui versa l’ente. È stata, altresì, rilevata la pressoché totale assenza delle cautele antimafia nell’effettuazione delle procedure di affidamenti e servizi…
L’inefficienza complessiva dell’azione amministrativa si rileva anche dalla grave situazione finanziaria in cui versa l’ente locale attualmente in stato di dissesto. Ed a questo proposito, nel porre in rilievo il breve tempo intercorso tra l’approvazione del Piano di riequilibrio pluriennale finanziario e la proposta di dissesto, conseguente a un disavanzo ulteriormente provocato da un cospicuo ammontare di debiti fuori bilancio sia di parte corrente che di parte capitale, il Prefetto di Catania evidenzia come a tale disavanzo l’amministrazione comunale non ha inteso porre in essere alcuna iniziativa nè rimedio, come dettagliatamente evidenziato nella relazione della commissione d’indagine, preferendo invece procedere alla dichiarazione di dissesto finanziario. Scelta che potrebbe essere stata strumentale e giustificativa per la successiva alienazione di terreni di proprietà comunale a favore di alcune famiglie mafiose”.
Il patrimonio comunale in mano alla mafia
“Peraltro, l’organo ispettivo ha evidenziato come gli uffici comunali non avessero la reale conoscenza del patrimonio dell’ente, atteso che l’elenco consegnato alla commissione riportava un ammontare di soli n. 238 beni a fronte invece di cespiti ben più numerosi (n. 1798) accertati a mezzo dell’Agenzia delle entrate.
Dalle ulteriori verifiche è emerso, emblematicamente, come l’omessa comunicazione di tali beni – in merito alla quale il primo cittadino si è giustificato ritenendo che gli stessi non rientrassero più nella proprietà del Comune – abbia riguardato anche una serie di lotti di terreni agricoli, molti dei quali dati in concessione o che comunque risultano nella disponibilità di soggetti riconducibili al locale contesto criminale. Tali beni sono stati spesso utilizzati dai menzionati soggetti controindicati addirittura per ottenere erogazioni da parte dell’AgEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura).
Criticità sono state segnalate anche in tema di contrasto all’abusivismo edilizio: fenomeno persistente nel territorio di Randazzo e avverso il quale l’amministrazione comunale (nonostante vi fosse un’apposita squadra di polizia ambientale-ecologica) non ha posto in essere alcuna concreta iniziativa di contrasto.
“Ulteriore vicenda esemplificativa della condotta omissiva tenuta al riguardo dal comune di Randazzo e del suo assoggettamento agli interessi criminali – prosegue la Relazione del ministro Piantedosi fatta propria dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 25 gennaio scorso – è quella relativa ad alcuni fabbricati rurali abusivi costruiti su terreni di proprietà comunale e nella disponibilità di un locale clan mafioso: particella catastale che (guardacaso!) significativamente rientra fra i cespiti non comunicati all’organo ispettivo. L’esistenza di tali abusi edilizi è emersa dall’esito delle indagini relative alla menzionata operazione di polizia giudiziaria (di fine ottobre 2022), che hanno evidenziato come i manufatti posti in una locale contrada venissero utilizzati dal gruppo criminale per il ricovero e il pascolo abusivo di bestiame o per occultarvi armi, munizioni e sostanze stupefacenti…
Lo stesso Comune di Randazzo, inoltre, benché fosse a conoscenza di un abuso edilizio addirittura su di un terreno confiscato alla mafia – si legge ancora nella Relazione – pur essendo sollecitato dalle forze di polizia, non si è affatto adoperato in alcun modo per ripristinare la legalità ed anzi ha rinuciato pretestuosamente all’assegnazione del bene attualmente nella disponibilità dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati.
A questo riguardo, la Commissione d’indagine ha riferito che il predetto bene era tra quelli da consegnare ai Comuni e per i quali (nel mese di novembre del 2019) era stata indetta apposita conferenza di servizio presso la Prefettura di Catania; acquisizione, appunto, rifiutata dal Comune di Randazzo rappresentato per l’occasione da un assessore comunale ‘anziano’ il quale – nonostante le assicurazioni e le rassicurazioni fornite anche da alcune associazioni aventi finalità sociali circa l’aiuto che avrebbero avuto i Comuni nell’utilizzo dei beni confiscati – ha motivato la scelta negativa dell’amministrazione comunale di Randazzo sulla base della lontananza dei terreni in parola dal centro cittadino. In realtà, riferisce l’organo ispettivo, tali beni distanto solo 800 metri dal palazzo municipale.
Dunque, nessun reale motivo ostativo sussisteva all’acquisizione al patrimonio dell’ente locale dei predetti beni e al loro proficuo riutilizzo a beneficio della collettività”.
Irregolaritè nella gestione delle case popolari
“Irregolarità eassenze di controlli e di verifiche anagrafiche sui residenti sono state segnalate anche nella gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. È stato infatti accertato che numerosi alloggi popolari risultano occupati, senza averne titolo, con la sostanziale connivenza degli uffici comunali, da soggetti legati al contesto criminale locale privi dei requisiti per poter beneficiare di tali alloggi a scapito dei legittimi assegnatari… Vengono al riguardo poste in rilievo le ripetute difficoltà frapposte dagli uffici comunali nel reperire e fornire all’organo ispettivo la documentazione riguardante le assegnazioni e i relativi elenchi degli occupanti degli alloggi popolari: atti in gran parte risultati essere incompleti e non aderenti alla realtà dei fatti, in particolare quelli riguardanti alcuni soggetti controindicati nei confronti dei quali sono mancate le necessarie verifiche anagrafiche rispetto alle dichiarazioni da loro prodotte in Comune e soprattutto sono stati omessi i relativi controlli della polizia municipale”.
Irregolarità nei lavori pubblici e nei servizi
“L’azione ispettiva si è soffermata anche sulle procedure di appalto di lavori e servizi, ed ha rilevato come in molteplici casi il ricorso agli affidamenti diretti, o in somma urgenza, è stato effettuato in assenza delle condizioni emergenziali o di eventi imprevedibili che giustifichino il ricorso a quelle specifiche procedure, ponendo altresì in rilievo come tali procedure siano state adottate a seguito di una mancata programmazione degli interventi, di incuria e degrado amministrativo imputabili ad una sostanziale mala gestio, pessima gestione della cosa pubblica. Di fatto il Comune di Randazzo è ricorso ad un artificioso utilizzo delle procedure di somma urgenza – alle quali, spesso, non ha fatto seguito la relativa perizia giustificativa nei termini previsti dalla normativa di settore – per lavori che avrebbero dovuto seguire le ordinarie procedure di evidenza pubblica, con ciò favorendo anche ditte vicine alla criminalità organizzata nei cui confronti è mancato il puntuale controllo preventivo di legge previsto per prevenire e contrastare le possibili infiltrazioni criminali nel settore degli affidamenti pubblici…”.
Mancata riscossione dei tributi e dissesto finanziario dell’Ente
“L’organo ispettivo ha analizzato anche la situazione economico-finanziaria dell’Ente, ponendo in rilievo anche l’insufficiente azione posta in essere dall’apparato politico e dirigenziale per assicurare la riscossione dei tributi locali soprattutto in un Comune in gravi difficoltà finanziarie…”. Come viene precisato nella relazione prefettizia, tra gli utenti non in regola con i pagamenti vi sono diversi amministratori comunali ed esponenti delle locali famiglie mafiose, nei cui confronti gli uffici comunali non hanno intrapreso le prescritte azioni di recupero coattivo del dovuto.
Dall’esame della relazione della Commissione d’indagine e dalla relazione del Prefetto di Catania si evidenzia, oltre a una “mala gestio” della cosa pubblica, una evidente assenza di legalità nell’azione amministrativa e uno stato di precarietà degli uffici comunali.
“In particolare, i contenuti delle menzionate relazioni hanno evidenziato la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti tra componenti dell’amministrazione locale ed esponenti della criminalità organizzata di tipo mafioso.
Tali elementi – conclude il ministro Matteo Piantedosi nella sua Relazione fatta propria dal Consiglio dei Ministri e poi dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – così come accertato anche nella riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica della Direzione distrettuale antimafia di Catania e del Procuratore generale presso la Corte d’appello di Catania, rilevano una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Randazzo volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità”.
Giuseppe Portale