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Dicono. Già, perché si ha un bello sgolarsi che la cannabis ha effetti distruttivi, che è tutto un trucco per far passare a provare cose più pesanti, che danneggia il cervello e la fertilità e mille altre cose, ma è una lotta impari in cui “gli altri” hanno argomenti più suggestivi. Il fatto che lo spinello interferisca con l’autocoscienza, la memoria e crei stati di ansia anche a distanza dall’assunzione non pare determinante. Apri internet e trovi cento siti web e migliaia di interventi sui social che inneggiano alla libera canna in libero Stato, accendi la radio e ascolti la canzoncina orecchiabile e suadente su quanto è bello e normale fumarla, solfeggi sul telecomando e vedi vecchi e nuovi tromboni con la pupilla a spillo vagheggiare di antiproibizionismo e autodeterminazione. È in atto una banalizzazione ammiccante che si fa forza con campagne stampa persuasive dove la cannabis assume a volte persino effetti miracolosi, ma il cui assioma di fondo è che, comunque, sia innocua. Non si ricordano politici, cantanti, personaggi dello spettacolo o finanche stimati professionisti invitare spensieratamente a bere alcol fino a stordirsi o a fumare “normali” sigarette, anzi! Rispetto ad altre sostanze che nuocciono alla salute, il cui uso e abuso è divenuto stigmatizzato e riprovevole, la marijuana è una moda di cui ci si vanta pubblicamente, chiamando all’emulazione.
Non ce n’è uno di questi improvvisati e irresponsabili maître à penser che pontificano sulle magnifiche sorti (nonché, immancabilmente, progressive) della legalizzazione della marijuana per tutti che si fermi a pensare che non sta parlando a 60 milioni di adulti, ma a un vasto pubblico di ragazzini pronti a tuffarsi nel Paese dei balocchi. Nello stesso confuso modo in cui non sa cosa fare del suo futuro e vuole ribellarsi a un mondo che gli pare ingestibile, Dado non riesce a riconoscere le sirene della libertà fasulla. Una felicità artefatta per ovviare a un disagio, una scappatoia evanescente che chiama a una nuova dose, a una nuova fuga. Quanti adolescenti come lui? Quanti giovani? Quanti neoadulti? Il vero spaccio surrettizio è quello di una presunta autodeterminazione e consapevolezza dei rischi con chi invece non è in grado di valutarli compiutamente.
Bastano 15 euro per comprare il necessario già confezionato per usufruire di un “uso ricreativo” della cannabis. Cosa ci sia dentro non è dato sapere, come per le pasticche che passano con noncuranza in discoteca. Ma lì ogni tanto ci scappa il morto, allora sì che si sprecano contrizione diffusa, biasimo generalizzato e distinguo scrupolosi. Per la marijuana no, quella è roba “leggera” non è vero?
Emanuela Vania