Giovanni Paolo II e Francesco, due Papi tanto amati dalla gente eppure così diversi.
Nonostante siano passati diciotto anni dalla scomparsa di Wojtyla, molti cattolici nutrono un vivo ricordo. Mentre tanti organi d’informazione lo mettono a confronto con l’attuale Pontefice. Sono due figure carismatiche, due successori di Gesù non italiani, uno polacco e l’altro argentino, di esperienza ecclesiale particolare ma diversa e modo di concezione della Chiesa immersa nella vita reale.
Wojtyla, che ha dominato la storia dell’ultimo trentennio del novecento, è comunemente considerato conservatore, Francesco progressista. Il mondo di Giovanni Paolo II si confrontava col comunismo e la sua crisi, ma anche con le grandi novità, indotte dal trionfo della tecnologia; quello di Francesco, invece, con l’affermarsi del relativismo di un’idea di libertà che porta alla privazione e alla morte di Dio.
Entrambi i Papi hanno affrontato, in modo diverso, le difficoltà della vita conoscendo in prima persona anche la fatica e il lavoro; hanno avuto un percorso formativo lontano da Roma e dagli ambienti curiali. Entrambi sono stati chiamati giovanissimi ad incarichi di responsabilità. Segnati dalla sofferenza personale, hanno affrontato il mondo e le sue sfide, alla luce della Parola evangelica, confrontandosi e rischiando anche di compromettersi con esso. Brevemente, ricordiamo il primo con parole e apprezzamenti del secondo.
Due Papi a confronto
Wojtyla ha guidato la Chiesa negli ultimi decenni del secolo breve e ha elaborato le premesse per affrontare il nuovo secolo, scendendo fra la gente. E rendendosi personalmente conto delle situazioni, tanto da confrontare sempre la propria esperienza con gli altri. Le sue letture, la sua cultura sono frutto di un confronto costante.
Il Papa polacco ha vissuto dentro la storia, ha fatto la storia ed è rimasto nel cuore di tutti i fedeli. Presente come “figura decisiva per il crollo del muro di Berlino”; di lui Papa Francesco non ha esitato a dire che “In quel momento storico, Wojtyla si è reso interprete dell’aspirazione di libertà del popolo e ha unito tutte quelle forze buone che hanno portato ad un cambiamento decisivo”.
Wojtyla veniva da un Paese che aveva sofferto il marxismo, da situazioni di ingiustizia sociale, ma che avevano bisogno di essere rilette più alla luce del Vangelo che dell’analisi marxista. Fu un Papa progressista o un papa conservatore? Questa domanda è posta da molti che analizzano l’insegnamento del Papa polacco con gli occhi dell’ideologia che, in molti casi, danno un’immagine distorta ed inducono a giudizi errati.
Nella normalità la grandezza di Papa Wojtyla
Wojtyla, è stato un uomo di profonda fede, un sacerdote consapevolmente compreso nella sua missione il cui insegnamento, come afferma anche Papa Francesco, va difeso “da ogni forma di ideologia, per poterne cogliere le intuizioni profetiche, che hanno bisogno in questo momento di essere approfondite, prese sul serio, declinate secondo quello che è il nostro contesto attuale”.
E, allora, che dire di quest’uomo che, per circa un trentennio, ha retto le sorti della Chiesa, che ha suscitato enormi entusiasmi, che ha alzato la voce contro le ingiustizie del mondo, cambiando la storia? Una risposta, giunge inaspettata da Papa Francesco che, in tutta semplicità, afferma: “Penso che la grandezza di quest’uomo sia nascosta nella sua normalità. Ci ha mostrato che il cristianesimo abita la normalità di una persona che vive in comunione profonda con Cristo. Per ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni sua scelta hanno sempre un valore molto più profondo e lasciano il segno”.
Giusy Giacone