L’Italia s’è desta ed il dolce risveglio europeo porta marchiato a fuoco il nome di Super Mario nel destino odierno del Belpaese. “E’ meglio Mario”, recitava un’orecchiabile canzoncina che vinse l’edizione del ’96 dello Zecchino d’oro: forse non può esserci colonna sonora più semplice e coerente a impreziosire questo 29 Giugno, “the day after” di una giornata memorabile per il nostro amato paese, impegnato nell’ennesima edizione di una sfida senza tempo contro i cugini tedeschi. Una giornata di confronto-scontro su più fronti e contraddistinta dalla responsabilità legata al destino di un nome : Mario, pardon… Super Mario, dati i risultati sulle trincee interessate. C’era un’Italia-Germania da giocare in chiave di politica identitaria europea ed un SuperMario meglio conosciuto come Primo Ministro Monti a combatterla per tutti: di fronte all’intransigente signora Merkel (nella foto sotto con il nostro Premier), Monti si batteva determinato a non firmare il patto sulla crescita senza la garanzia di misure atte a contenere lo spread, chiedendo maggiore disponibilità ad andare incontro ai paesi «virtuosi», come l’Italia dell’ultimo periodo di lacrime e sangue, che pur affrontando difficoltà recessive o di bilancio abbiano adottato misure di risanamento e politiche per fare fronte alla crisi. Coraggioso e preparato, SuperMario va a segno, e la Germania deve accettare la linea: 1-0.
Il raddoppio di una giornata che passa alla storia lo firma su un altro campo, per l’esattezza da calcio, un altro SuperMario, alias Balotelli: il centravanti azzurro bussa due volte con rabbia e potenza e consegna agli annali tedeschi un Giovedì nero (per coerenza di colori, ovviamente…) che ne segna una possibile consacrazione tra i migliori virgulti sportivi internazionali. Circa un mese fa, avevamo presentato le grandissime potenzialità del Super Mario del calcio, analizzandone il talento al bivio tra le stelle e le stalle: siamo oggi come allora convinti che Balotelli possa vincere la sfida con se stesso, e come questa tutte le altre sul rettangolo verde se troverà equilibrio e capacità di discernimento rispetto alla marea di sollecitazioni e di planisferi dorati che ruotano attorno ad un ragazzo di soli 22 anni. Balotelli ha scelto la strada verso le stelle: “seguile Super Mario, seguile ancora, le stelle, e portaci con te sopra il cielo di Kiev”, per dirla in metrica da poemi epici… Tra Draghi, Monti e Balotelli, il nome di Mario sembra dominare la scena nel panorama mediatico italiano, garantendo una sorta di curiosa aurea garanzia di eccellenza. Ma c’è un altro nome che oggi merita gli allori più alti della storia di questi Europei, e risponde a quello di Andrea: parliamo di Pirlo (nella foto) signori, il nostro direttore d’orchestra, la stella più rilucente del nostro magnifico firmamento azzurro.
Alla vigilia della convocazioni, circa un mese fa, ci eravamo messi nei panni del nostro commissario tecnico, Cesare Prandelli, invitato all’impegnativo “valzer dei numeri 10 mancanti”: in quell’occasione, constatando l’assenza di numeri 10 classici degni della nobile storia calcistica del nostro Paese, avevamo romanticamente affidato le sorti della “giovine Italia di Prandelli” ad un ”direttore d’orchestra silenzioso e atipico, dai lineamenti tristi e dal carattere mite e taciturno, cresciuto a Brescia a polenta e pallone ispirandosi al mito di Roberto Baggio”. Dopo avere ammirato il Maestro Andrea dipingere calcio e pennellare parabole al centimetro, crediamo di avere fatto bene a preannunciare l’invito rivolto a tutti gli amanti del calcio alla visione ideale di una delle più belle pellicole sportive di tutti i tempi, titolabile “Palla a Pirlo: benvenuti al museo”. Nessun film realmente in uscita, signori: perdonate il nostro scatto di fantasia, omaggio da fantomatici registi riservato coerentemente ad un fantasista, per l’appunto impegnato in cabina di regia…
Cosa resterà dunque, fratelli d’Italia, di un giorno così bello per il nostro amato Paese? “Non ci sono aggettivi”, ha esclamato commosso a fine gara il Presidente Napolitano, contattando telefonicamente i nostri beniamini azzurri. Forse non ci sono espressioni più consone di quelle del Capo dello Stato, forse sarebbe il caso di ricordare alla Germania che, se in questa storia di congiunzioni significative esiste una morale della favola, la più quotata sembra decisamente “il rigore non basta, signora Merkel, né in campo né fuori. Non esiste Europa senza noi italiani, nel calcio come nell’unione politica e monetaria ed il motivo è tanto antico quanto banale: come ha sintetizzato il nostro commissario tecnico Prandelli, “quando si parla di Italia bisogna stare tutti molto attenti”. Stringiamoci a coorte allora, fratelli d’italia: la nostra storia insegna come sia nei momenti più bui, lo avevamo preannunciato un mese fa, che venga puntualmente fuori la migliore tempra tricolore fatta di talento e coraggio. Coraggio, fratelli d’Italia, è tempo di tornare a prenderci la coppa: non esiste Europa che tenga, senza Italia, perché l’Europa siamo noi!
Mario Agostino