È tempo di Quaresima. Dopo le abbuffate natalizie, i cenoni di fine e inizio anno e i divertimenti di carnevale, la Chiesa ci propone un periodo di riflessione e di sobrietà per vivere con autenticità la Santa Pasqua, icona della morte e risurrezione del Cristo, simbolo dell’amore infinito di Dio che prepara, per ogni uomo di buona volontà, il dono della vita eterna. Le società opulente celebrano ormai queste feste solenni con disincanto, anzi trasformando le feste religiose in feste commerciali e di vacanza, approfittando del tempo a disposizione per lo svago ed i divertimenti. La crisi che stiamo vivendo costringe molti ad avere meno risorse e quindi meno disponibilità a spendere se non per lo stretto necessario. La paura di perdere quello che si ha in termini materiali, di sicurezza del lavoro, le incertezze per un futuro ignoto, ci spingono forse a cercare maggiormente risposte che diano un senso alle difficoltà che viviamo, alle “verità” improvvisamente crollate. La politica delle promesse, dei miracoli, degli interessi personali, ci ha condotti sull’orlo del baratro. La ricerca della ricchezza materiale, del prestigio, del successo, porta a sacrificare ogni forma di giustizia, di relazioni umani gratificanti perché sincere e disinteressate, ci fa diventare egoisti, indifferenti, alienati, soffocati dalla stessa spazzatura che produciamo, avvelenati dalla chimica industriale, indifferenti rispetto alla devastazione dell’ambiente in cui viviamo, in nome del progresso e dello sviluppo (ma quale progresso, quale sviluppo?). La democrazia, che è innanzitutto cambiamento, rinnovamento, è ingessata da interessi di lobby e corporazioni che invece mantengono a tutti i costi i privilegi acquisiti; i politici occupano la scena pubblica da decenni, qual è lo spazio per i giovani? Sentiamo il bisogno vitale di modelli positivi, di persone capaci di testimoniare i valori alti della politica con onestà e coraggio, avvertiamo il bisogno di profeti che annunciano cieli e terre nuove partendo dal servizio ai poveri, ai malati, ai fratelli che fuggono dai Paesi in guerra ed in miseria dove la guerra e la miseria magari sono la causa di politiche di sfruttamento dei Paesi occidentali che ora rifiutano gli “scarti” di queste ingiustizie. Desideriamo una Chiesa più povera, alti prelati che camminino con i sandali e non con scarpe di pelle pregiata, che indossino il “grembiule” per servire i propri fratelli ed insegnare loro a fare altrettanto. In questo modo renderebbero più credibile la loro testimonianza di fedeli in Cristo”. Io credo che se la Chiesa, intesa come comunità di credenti, vivesse la Quaresima con più coerenza il riflesso di questa azione avrebbe un effetto dirompente sulle coscienze di ciascuno. In effetti la fede di noi cristiani è tiepida e chiediamo a Dio di scongiurare ciò che noi stessi, con il nostro atteggiamento insensato ed egoista, provochiamo!”. Don Antonino Bello, il grande vescovo pugliese, nelle sue mirabili riflessioni sulla Quaresima, sottolineava due momenti della liturgia che possono indicarci la strada per vivere cristianamente questo tempo : la cenere sul capo e la lavanda dei piedi, ovvero il riconoscimento delle proprie responsabilità, delle proprie colpe verso Dio ed i fratelli e quindi il servizio al prossimo, con umiltà, lavando appunto i piedi ed asciugandoli con amore.
Orazio Maltese