Sabato 27 aprile, alle 20:45, il direttore artistico della stagione teatrale del Multisala Macherione di Fiumefreddo, Maria Rita Leotta, e l’attore Francesco Russo, porteranno in scena Dario Fò in: “Ci penso … e lo Fò”.
Uno spettacolo che – scrive Russo nelle note di regia – “ha all’interno quella gioia popolare, forse perduta, la gioia narrata nella disperazione del popolo che viene rappresentato al suo nascere. Popolo che possiede una straordinaria voglia di combattere il sistema, causa di una crisi. Parliamo per l’appunto di Medioevo, quanto basta a capire che da ieri ad oggi nulla è cambiato.
Il popolo che viene narrato in “Ci penso … e lo Fò” è inserito in una straordinaria musica in parole, a primo orecchio incomprensibili, celate dentro un grammelot. Ed ecco, sotto gli occhi attoniti degli spettatori: frullati di parole, immagini-strumento assemblatori di suoni, apparentemente privi di significato. Versi gutturali, frasi e onomatopee, a descrivere stati d’animo, voglie, desideri, aneliti dell’uomo, quell’uomo vivo che ha direzione e miraggi”.
Di una bellezza rara è, dunque, “Ci penso … e lo Fò”. I brani, come: “Il primo miracolo di Gesù Bambino”, “Il matto e la morte”, “Maria alla Croce”, “La nascita del Giullare”, sono “Giullarate” ricche di storia e di allegorie che spingono a chiedersi: come vedeva il popolo la vita di Cristo? Come operava per informarsi e risolvere i problemi sociali ed economici?
Cosa si sapeva realmente di Cristo, data la distanza, per di più linguistica, che la Chiesa aveva assunto nei confronti del popolo? Come si avvicinava lo stesso alla religione? All’arte? Alle figure viste negli affreschi? E chi non aveva mai avuto la possibilità di osservarli? Qual è la storia della fede straordinaria di questi uomini? O altre domande. Ad esempio: come si poteva scherzare sui problemi drastici, ieri più di oggi, quasi irrisolvibili?
Mistero buffo di Dario Fò
Mistero Buffo è una risposta a tutte queste domande. Il giullare è informatore ed esorcista. Egli ha l’arma del sorriso perché è comico e giornalista!
“Perché lo faccio? In omaggio alla grandissima Franca. Ma anche per quei Pulcinella e Zanni morti, chi di fame, chi sui roghi. Per quei cantastorie, narratori di strada, menestrelli bruciati senza alcuna pietà e che avevano dentro un’arte” – aggiunge Russo. L’Arte, la Cultura, sono cose pericolosissime, perché risvegliano le coscienze. Un palco, due attori, due autori straordinari come Dario Fo e Franca Rame e delle bellissime, magnifiche, comiche, commoventi … storie da raccontare.
Maria Rita Leotta commenta nella nota stampa: “Perché portiamo Dario Fo a teatro? Perché ancora in tanti non lo hanno compreso…perché ancora il pregiudizio prevale sulla constatazione. Perché era ed è un artista che contrastava il potere prevaricatore. Perché ha fatto del teatro un’arma efficace e potente per denunciare ironicamente soprusi e angherie. Perché dietro all’ironia c’è l’amarezza. Perché non è affatto blasfemo, anzi, le figure sacre sono sempre portatrici di giustizia e dunque figure positive (il blasfemo è altro).
Purtroppo, non potendo abbatterlo, il potere si servì della diffamazione (strategia ereditata dal fascismo) per tentare (invano) di tappargli quella bocca che diceva troppe verità scomode. Tentarono di tutto contro di lui e contro la moglie Franca Rame. Dario Fo fu persino arrestato per un giorno (costretti a liberarlo perché in realtà non aveva fatto nulla ) e Franca Rame venne rapita e violentata probabilmente su commissione della politica corrotta.
Maria Rita Leotta: “Tanti buoni motivi per fare Dario Fò”
Ecco perché facciamo Dario Fo. – conclude Maria Rita Leotta – Perché si può essere eroi anche senza armature e perché la parola è l’arma più potente per contrastare soprusi e prevaricazioni. Innovativo e diverso in tutto, persino nella gestione della scena: nessun elemento, nessun costume, nessun orpello al quale aggrapparsi. Solo la capacità dell’attore di saper emozionare e coinvolgere il pubblico solo con nient’altro che se stesso e la parola. Ecco perché facciamo Dario Fo!
Perché è una sfida attoriale non indifferente, perché fatichiamo incredibilmente, perché vogliamo complicarci la vita , perché ogni volta è una sfida ai nostri limiti e ai limiti di chi concepisce il teatro solo pieno di orpelli e gingilli. Non troverete tavolini, sedie, divani, finestre, porte, archi e quant’altro, troverete soltanto gli attori e la loro forza, la capacità di saper andare oltre ogni appiglio servendosi soltanto di se stessi. Ecco perché facciamo Dario Fo”.
In attesa del programma della nuova stagione teatrale
“Siamo davvero felici del successo che questa stagione teatrale ha riscosso. – commenta il titolare del Macherione, Domenico Barbera – C’è sete di teatro, di bellezza, di fantasia. Lo dimostrano tutte le date sold out della stagione appena trascorsa e per questo ringraziamo gli abbonati e il pubblico che ci ha scelto. Vi siamo grati ed anche noi teniamo in serbo qualche sorpresa per i clienti.
Gli ultimi due spettacoli fuori cartellone, che precedono e introducono l’estate, vogliono dare continuità al programma di “E Palcoscenico Sia!” mantenendo viva la curiosità e l’interesse. Sabato 27 aprile agli spettatori verrà data l’opportunità di conoscere, in anteprima, il duplice programma della terza stagione teatrale del Multisala Macherione, il cui cartellone andrà da ottobre 2024 a febbraio 2025. E già sarà possibile prenotare il vostro abbonamento.”