Il “veleno” starebbe nella coda di questo articolo, ma prima sarà opportuno destreggiarsi tra qualche cifra per capirne il potenziale venefico.
Facebook non è solo un social network conosciuto da quasi tutto il mondo nonostante la giovane età (più di un miliardo gli esseri umani utenti della creatura di Mark Zuckerberg), ma è anche una favolosa macchina da soldi. Diciassette miliardi di dollari i ricavi globali conseguiti nel 2015; il 2016 è iniziato (primo trimestre) con una proiezione di aumento degli stessi del 52%: strabiliante. Significa che la gallina ha ancora molte uova d’oro in pancia. D’altronde, con la colossale mole di dati personali che gli stessi utenti regalano volontariamente alla vetrina del narcisismo del Duemila, si possono fare tante belle cosette. E il commercio intero trova nel social network americano un’incredibile vetrina istantanea e globale. Chapeau.
Gli utenti italiani sono 28 milioni, cioè metà della popolazione; se si pensa che gli utenti di internet in generale sono poco oltre i 30 milioni, significa che quasi tutti gli internauti italiani hanno a che fare con il gigante a stelle e strisce. Che all’interno può contare pure sulla potenza di fuoco di un altro social network usatissimo, Instagram: 9 milioni di italiani lo usano, a livello globale sono 200mila gli investitori pubblicitari.
Insomma numeri spaventosi, che fanno invidia e paura a tutti gli altri concorrenti. C’è solo un altro player del settore che può far ombra ad una simile corrazzata, Google che è un motore di ricerca, un protagonista numero uno del mercato pubblicitario, una macchina da soldi spaventosa.
Sono questi – con Apple, Amazon, Ali Baba… – i giganti dell’economia mondiale odierna. Fino a pochi decenni fa lo erano le case automobilistiche, con le loro centinaia di migliaia di dipendenti; le realtà infrastrutturali (ferrovie, poste…) con decine di migliaia di addetti in ogni Paese; i konzern industriali del cemento, dell’acciaio, della chimica, del petrolio, dell’aeronautica, della cantieristica.
Non che adesso non ci siano più. Ma le “cure dimagranti” e il progresso tecnologico fanno sì che un’auto – per essere costruita – abbia più bisogno di robot sotto controllo umano, che di operai. Però ancora gli operai ci sono, così come gli impiegati, gli addetti alle vendite, alla contabilità, alla post vendita…
Invece, quanti dipendenti ha Facebook in Italia? Quante persone percepiscono lo stipendio dal più importante player di internet e del settore pubblicitario italiano? Quanto lavoro crea un’azienda che ha la metà degli italiani nelle sue mani e nei suoi algoritmi?
“Siamo circa 30”, ha risposto il direttore di Facebook Italia ad Affari e Finanza di Repubblica che lo intervistava. Circa 30, quanto gli addetti di un supermercato di medie dimensioni in una città di provincia. Null’altro da aggiungere.
Nicola Salvagnin