Economia / Geolocalizzare è un business: basti pensare all’utilizzo nell’auto che “si guida da sola”

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Le carte geografiche: sono state il motore e il frutto delle grandi esplorazioni degli ultimi cinquecento glocalizzareanni, hanno permesso al mondo di conoscere se stesso. Ora che la Terra non ha più segreti o quasi, dagli atlanti cartacei le mappe si sono spostate sulle applicazioni informatiche, in particolare sui navigatori satellitari. Un danese può raggiungere via Mazzini, a Pisa, stando comodamente seduto sul sedile della propria auto e senza chiedere una sola informazione in giro.
Fa specie quindi leggere della vendita, da parte della finlandese Nokia alle tre case automobilistiche tedesche Mercedes, Bmw e Audi, del servizio di mappe digitali Here (in inglese: qui) per 2,5 miliardi di euro. Una bella somma che dà ossigeno alla Nokia, un tempo leader mondiale della telefonia mobile e ora quasi in ginocchio.
Una questione tutta europea, come da sempre è la cartografia geografica (almeno fino alle foto inviate dai satelliti Usa). In realtà una compravendita delicatissima che ha mosso diversi attori, perché ormai una mappa geografica non è uno sfizio da amatori, ma uno strumento decisivo per sviluppare business. Google Maps ne è un perfetto esempio; il sistema di taxi “amatoriali” Uber funziona proprio grazie alla geo-localizzazione; buona parte dei motori di ricerca e dei siti abbisognano di un sistema di questo tipo. Nell’era di internet, sapere dove siamo è diventato vitale.
Ovviamente lo è pure per le case automobilistiche: tutte le auto hanno o possono dotarsi di un navigatore satellitare (gli olandesi della TomTom sono stati i precursori), accessorio ormai considerato indispensabile. Ma non è per questo che i tre colossi tedeschi si sono uniti per l’oneroso acquisto: c’è ben altro dietro l’angolo.
Da tempo un po’ tutte le case automobilistiche mondiali (e non solo loro: pure Google e Apple sono estremamente interessate) stanno cercando di elaborare l’auto del futuro: quella che si guida da sola. La strada è già segnata, ci sono prototipi in svezzamento, ma non c’è dubbio che tra venti o cinquant’anni l’auto così come la conosciamo non esisterà più.
Ci siederemo dentro una comoda e sicura cellula che si muoverà grazie a carburanti ecologici (quasi sicuramente a trazione elettrica) ma indipendentemente dal nostro coinvolgimento attivo: si imposterà la meta di destinazione e ci penserà l’auto stessa a guidarci lì. Chiaramente, dovrà avere un software sofisticato in grado di riconoscere tutto ciò che le sta intorno. E, come si vede, la cartografia diventa fondamentale. I droni volanti sono già un passo avanti su questa strada, ma quelle applicazioni diventeranno pane comune per la guida di autobus, metropolitane, treni, aerei… Dicono gli esperti che le strade saranno molto più sicure rispetto ad oggi, perché non sono previste le umane distrazioni, la stanchezza, la sbadataggine, l’ignoranza voluta o meno di segnali e divieti.
Ecco quindi che il futuro è già qui e c’è chi si sta muovendo per accelerarne l’arrivo: l’auto senza pilota sarà una di quelle innovazioni che chi la potrà mettere sul mercato, avrà fatto bingo. E i concorrenti no.

Nicola Salvagnin

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