“Adelante, Pedro, con jucio!”. Per queste festività natalizie molte famiglie troveranno sotto l’albero un regalo assai gradito. Ma da poter aprire solo dopo Capodanno, in quanto i suoi benefici inizieranno a manifestarsi soltanto a partire dei prossimi mesi.
Auspicata, perorata, invocata persino (vedi nostro articolo del 6 agosto 2024) è finalmente giunta l’ulteriore riduzione del tasso di deposito praticato dalla Banca Centrale Europea. Su cui vengono poi fissati dagli istituti bancari i tassi di finanziamenti e mutui.
Alla vigilia di Santa Lucia, Christine Lagarde ha annunciato la riduzione di altri 25 punti base, fino al 3%. Certo, non quella coraggiosa decurtazione di mezzo punto percentuale suggerita da svariati analisti economici, pure sulla scia dei recenti e ben più consistenti tagli praticati dalla Federal Bank statunitense. Ma pur sempre una salutare boccata d’ossigeno per un paio di milioni di nuclei familiari, solo a circoscriverne la portata al nostro paese.
Al punto che secondo proiezioni statistiche, se la Bce dovesse proseguire sul trend, già nel 2025 si potrebbe raggiungere il riequilibrio dell’incidenza tra mutui a tasso fisso e a tasso variabile. Malgrado l’inflazione sia in forte calo, ancora in questa fase la Bce ha tuttavia ritenuto, un po’ come il Ferrer di manzoniana memoria, di procedere sì… ma con prudenza!
Banca Centrale Europea / Il 2024 si conclude bene, ma….
Indi, se il 2024 si conclude bene, nel 2025 potrebbe andar meglio. Ma non per tutti è così!
Alcuni commentatori iniziano infatti a sovrapporre al diffuso interesse per il calo del costo del denaro, quello di investitori che confidando sul livello ancora alto dei tassi fino a pochi mesi fa, si siano indirizzati verso titoli o asset a tasso variabile, di cui già nei prossimi mesi vedrebbero progressivamente decurtato il rendimento effettivo. Una lettura volta quasi a contrapporre gli interessi di detentori di rendite finanziare, al resto della società. Posto che ognuno assume dei rischi, è proprio l’insidia della contrapposizione sociale, inammissibile.
La parabola dei talenti o delle mine (Mt 25, 14-30; Lc.19, 11.27) insegna infatti che non è tanto l’entità del capitale a rilevare, ma il suo utilizzo. Cioè la propensione a far trafficare anche ogni solo talento. Una destinazione preordinata a creare non solo utili, ma utilità; e quindi sviluppo. Ciò posto, non si rinviene, non solo in politica economica ma nella stessa norma etica evangelica, alcuna negazione del valore dell’investimento finanziario in se. Il punto è: volto a cosa?
Destinare i ricavi al sostegno di investimenti produttivi
Se il denaro, attraverso i canali bancari e di intermediazione, ma pure i titoli pubblici, sia posto a disposizione di chi abbia risorse, competenze e prerogative per veicolarlo in ambiti produttivi e farlo fruttare in modo da incrementare la ricchezza generale, nulla questio.
Ciò che stride con la parabola evangelica e con sane politiche finanziarie, sono quelle operazioni che rendano il capitale avulso da dinamiche relazionali che possano concorrere a promuovere e incrementare la ricchezza comune. E in ultima analisi, la persona umana. Per cui sarebbe eticamente compatibile e fiscalmente sostenibile, incrementare i prelievi dai profitti di rendite finanziarie e da operazioni meramente speculative, destinandone il gettito ricavato al sostegno di investimenti produttivi, anche negli ambiti stessi finanziari.
E’ il progetto a cui dovrebbero tendere senza indugi tutti i paesi dell’Unione Europea, in un quadro normativo omogeneo e unitario. Ove infatti non tutti dovessero aderire a tale uniforme disciplina fiscale, come ancora in effetti è, permarrebbero nello stesso ambito dell’UE quei paradisi fiscali d’oltralpe per cui quod hic non possum, ibi facio!
Così magari certe famiglie torinesi smetterebbero di baloccarsi con operazioni speculative per occuparsi della produttività della propria azienda e dell’unico sano fattore di ricchezza: il capitale umano. Insomma, tornare a fare gli imprenditori… ammesso che ne abbiano capacità e voglia.
Il regalo di Natale per decine di migliaia di lavoratori a cui vanno i nostri più sinceri auguri.
Giuseppe Longo