Economia / Se tornassimo alla vecchia Lira, aumenterebbe la crisi

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SS_pre-euro_currencies_italian_liraAvviso agli anti-euro in circolazione: moneta grossa schiaccia moneta piccola. Quindi chi propugna la fuoriuscita dall’euro per creare una monetina nazionale – e pare che abbia un crescente successo a livello politico – sappia che questa dovrà poi circolare alla larga dall’euro, o finirà male e con lei il Paese che la batte.
L’esempio svizzero è solo l’ultimo in ordine cronologico, ma la storia ci racconta di altri casi di monete nazionali prima agganciate (ad esempio) al dollaro, quindi stritolate. Il franco svizzero è una moneta piccola, ma fortissima. Così forte che è considerata una moneta rifugio (così come la Svizzera). Si acquista perché è una sicurezza, la si lascia depositata tra le Alpi per varie ragioni, non tutte lecite.

Il risultato è stato che una moneta così apprezzata, si è molto… apprezzata. Di suo tenderebbe a crescere il suo valore rispetto ad esempio al vicino e potente euro. Ma un franco troppo forte crea enormi problemi interni alla Svizzera: dalla difficoltà ad esportare merci che, fuori dai confini, diverrebbero troppo care, ai problemi che darebbe ai turisti stranieri (il turismo è una voce importante dell’economia elvetica).
Per evitare questi guai, la banca centrale svizzera da tempo aveva agganciato il franco all’euro sostenendo una misura fissa di cambio; per riuscirci, s’è svenata. Se tutti compravano franchi, lei ricomprava euro a tonnellate, per riequilibrare il cambio. Con il risultato che ora si ritrova vagoni di titoli di stato in euro (soprattutto tedeschi, a interessi zero) nella sua pancia.

Una situazione insostenibile nel tempo, soprattutto dopo le operazioni della Bce di Mario Draghi tese a svalutare l’euro, quell’euro così abbondantemente presente nei forzieri svizzeri: altro salasso. Così, improvvisamente, il cambio di rotta: nessuna difesa del franco, che sia il mercato a fare il suo prezzo.
Questo è schizzato immediatamente all’insù, provocando terrore tra i produttori di orologi e cioccolata (e farmaci), e tra i tanti operatori turistici. Salti di gioia invece per i transfrontalieri italiani pagati in franchi, che si sono visti aumentare lo stipendio (cambiato in euro) senza sforzo alcuno; e per i commercianti lombardi vicini al confine, presi d’assalto dai consumatori ticinesi.

Il franco è una delle migliori monete del mondo: ma appunto piccola. Nulla può se una corazzata vicina comincia a sparare, seppur in altre direzioni: affonda. In questi casi, Golia ha sempre la meglio su Davide.

Figuriamoci una nuova dracma, o una nuova lira. I mutui immobiliari passerebbero dal 2 al 20% in un sospiro, la benzina volerebbe assieme all’inflazione, le auto straniere – ormai tutte – tornerebbero proibitive come negli anni Settanta, i fidi bancari (già oggi così ostici) costerebbero molto di più alle imprese… È vero: esporteremmo vino e Grana Padano a prezzi ultra-competitivi, e una pizza mangiata in Italia verrebbe a costare qualche spicciolo di euro. Ma se tre case rimangono in piedi dopo un terremoto devastante, che c’è da rallegrarsi?
L’euro per l’Italia è una fortuna. Se non sappiamo più distinguere i nostri interessi, allora è vero che gli italiani si sono geneticamente modificati…

 

Nicola Salvagnin – Agensir

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