Recensioni / “I figli di Xiphonia: il primo elemento”, primo libro di Giovanni Di Mauro

0
233
foto libreria

Il romanzo “I figli di Xiphonia: il primo elemento” è la prima delle due parti che compongono un’opera di narrativa fantasy, e costituisce l’esordio del giovane Giovanni Di Mauro. L’autore, nato a Catania nel 1984 e vissuto ad Aci Catena fino alle scuole superiori, vive e lavora in Germania, dove si è trasferito dopo aver conseguito la laurea in Scienze per la Comunicazione Internazionale.

Giovanni Di Mauro: I figli di Xiphonia / La trama del romanzo

Il  ritrovamento di tre casse con scheletri deformi di neonati – nel corso di scavi archeologici a Catania – inaugura un racconto avvincente e misterioso, ambientato nella leggendaria Xiphonia (nome dell’antica città greca che sorgeva nei pressi del fiume Aci), che conduce il lettore attraverso vicende fantastiche incrociate con fatti e personaggi realmente esistiti sul territorio etneo. Pur svolgendosi ai nostri giorni, la storia inizia nel V secolo A.C., con la nascita di bambine deformi – chiamate Dracene -. La loro straordinaria capacità di purificare le acque collega l’esistenza di queste creature a un progetto divino, operante nella necessità di mantenere bilanciate le forze cosmiche del Bene e del Male, allo scopo di garantire la sopravvivenza dell’umanità, e quindi dell’intero universo.

Fatti e personaggi dell’antica Roma, del Medio Evo, dei secoli successivi, si intrecciano sino ai nostri giorni, quando giovani archeologi americani si trovano coinvolti, insieme con altri personaggi siciliani, nella ricerca intricata e spasmodica sul significato di un misterioso e preziosissimo manoscritto. “Arcanum” è l’unica parola vergata sulla copertina. Il manoscritto viene affidato al giovane studente Giovanni dal suo anziano amico e mentore don Pietro, con l’ingiunzione di custodirlo anche a costo della vita.

I figli di Xiphonia: il primo elemento / Un mondo fantastico ma reale

La ricerca, che si svolge tra Catania e gli USA, incrocia addirittura il coinvolgimento della CIA, mentre vengono raccontate contemporaneamente le vicende personali di amore e amicizia dei personaggi, tratteggiati con efficacia e realismo.  Stessa efficacia e vivacità emerge nella descrizione dell’ambiente etneo, che spazia da elementi di architettura e del territorio, a tratti culturali, artistici e religiosi. Arancini e raviole trovano posto accanto ai principali monumenti catanesi; Giovanni Verga è coinvolto insieme ai monaci benedettini e all’architetto Giovanni Battista Vaccarini; l’Etna segna i tempi della storia attraverso terremoti ed eruzioni spettacolari; la festa di sant’Agata costituisce la scenografia di una corsa contro il tempo che mira alla scoperta del Disegno Universale celato dentro le poche parole contenute nel prezioso manoscritto:

“Inter Regulae Custodes et Virginis Silenti. In Cineribus Secretum iacet. GV

(“Tra i Custodi della regola e il Silenzio della vergine. Nelle ceneri giace il Segretov- GV”).

Lo stile, vivace e avvincente, è ricco di suspense e colpi di scena, che si susseguono sino all’imprevedibile epilogo. Epilogo in cui la conclusione della ricerca del Primo elemento rimanda contemporaneamente all’inizio della ricerca del Secondo.

Concetta Vecchio