Molti hanno cominciato ad assaporare le vacanze, se non altro nei weekend. Ne dà testimonianza il traffico nell’auto- strada da Bologna al mare. C’è voglia di scuotersi da dosso tutto il peso del lockdown. L’isolamento, in realtà, è stato solo fisico. Grazie ai mezzi di comunicazione, in quei giorni abbiamo cercato di parlare con amici che forse vedevamo di rado. In campo lavorativo, dove spesso nascono amicizie vere, le relazioni profonde si sono intensificate (è successo a noi, nella redazione di questo settimanale).
Ci si è accorti che la comunione ha bisogno di ricerca comune delle verità essenziali. L’isolamento ci ha costretti a guardare noi stessi, la nostra interiorità, le nostre ricchezze e povertà interiori, la fragilità e provvisorietà. Abbiamo sperimentato la debolezza della scienza a cui avevamo affidato la sicurezza della nostra vita.
La vacanza è un tempo utile alla ricerca di quel cammino interiore, per non dimenticare quanto è emerso nei lunghi giorni di isolamento. Questo passaggio è fondamentale per riscoprire l’autenticità della ricerca di senso nelle cose che contano: gli amici veri, la capacità di ricerca, la dimensione spirituale, Dio.
La vacanza non sarà forse per tutti così consapevole e liberante, eppure questo, al fondo, potrà essere la base per un rinnovamento sia strutturale che esistenziale. Dall’essenziale, cioè dal senso della vita riscoperto e
riconosciuto, sapremo partire per progetti che rinnoveranno la vita nostra, delle nostre famiglie, delle nostre società, dello Stato, dell’Europa.
Qualcuno dice, erroneamente, che occorre prima riformare noi stessi e poi le strutture. Ma noi stessi siamo la società, e le strutture sono le relazioni organizzate. Per questo si rinnovano quando si rinnova la scoperta del senso. Quando si ama il prossimo non ci si ferma ai sentimenti, ma si opera immediatamente per la giustizia. Le mediazioni necessarie sono quelle che si riferiscono alle culture e alle competenze, alle ipotesi di intervento,
ai progetti realizzabili, ma non alla volontà immediata di agire.
Un rinnovamento non è mai solo interiore, una riforma incisiva non è mai solo tecnica. Se ci sarà un rinnovamento, sarà a partire da riflessioni su quanto ci è accaduto a livello globale. Si potrà capire che l’umanità è una sola grande famiglia, che siamo accomunati dallo stesso destino, che i rischi sono di tutti. Le supremazie non possono sussistere su base razziale (che non c’è), su base etnica o culturale. Di tutto ciò i sovranisti se ne dovranno fare una ragione, prima o poi.
Franco Appi
direttore “Il momento”- Forlì