“Educare oggi alle virtù”: il nuovo libro di Savagnone

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Partendo dal presupposto che la crisi morale ed educativa in corso contiene il vuoto lasciato dalla fine dei modelli morali centrati sul dovere o sulla realizzazione di sè, l’autore prende in esame la società odierna, priva di regole morali e d’indirizzi nei confronti delle nuove generazioni. Attraverso un tessuto di racconti (films, opere teatrali, romanzi….) il testo offre elementi costitutivi per un percorso, ove gli educatori, senza rinunciare a ragionare, a partire dalla vita reale, trovino dei punti di riferimento condivisibili; aggiungendo commenti al documento della CEI “Educare alla vita buona del Vangelo”, l’ “emergenza”, potrebbe diventare “scommessa”.

L’educazione,  fatta d’imperativi e divieti, non ha consentito assunzione di contenuti valoriali, ma rigore comportamentale. I suicidi (4.000 in un anno), seconda causa i morte, dopo gli incidenti stradali, sono un sintomo significativo del malessere sociale. I giovani si trovano soli davanti alle loro grandi domande, in assenza di valori e di speranze, spesso a confronto con persone adulte poco autorevoli e demotivate, che rinunciano al loro ruolo e alla loro missione. La mancanza di esercizio di virtù, come la giustizia, il coraggio, l’onestà, la prudenza, la temperanza, l’umiltà,  può essere la causa di molti fallimenti nella vita familiare, lavorativa,… Diventare virtuosi significa orientare le passioni verso ciò che è più umano. Nella logica del dono, la virtù è l’ordine dell’amore: “Ama e fa’ ciò che vuoi” (S. Agostino). Il linguaggio dell’amore è comprensibile a tutti.

Nella seconda parte del libro, l’autore indica una prospettiva educativa delle virtù come un viaggio, nel crinale tra vizi e virtù, come nel racconto di Pinocchio verso la sua umanizzazione, alla ricerca di una identità interiore. Pur sostenendo che bisogna recuperare la passione educativa e suscitare il desiderio di scoprire ciò che si vuol fare della propria vita, l’autore si chiede se sia giusto educare ad essere virtuosi e se le virtù si possano insegnare. “In-signare” presume che il docente “imprima un segno” sull’allievo, mentre “e-ducere”, “condurre fuori” evoca il compito di accompagnatore, di guida. Si educa attraverso i rapporti umani, il racconto delle storie degli altri, la relazione personale, prendendosi cura dell’altro, che non sempre sa di aver bisogno di aiuto, dove gli elementi decisivi non sono i discorsi ma lo stile del comportamento dal quale il soggetto può lasciarsi attrarre o trovare soddisfazione e gusto al proprio bisogno di felicità. Il racconto biblico è l’alfabeto dell’esperienza umana, complessa e vulnerabile. Il ruolo importante dell’educazione è stato sempre affidato alla donna in quanto madre e come partner di un rapporto paritario. L’umanizzazione dell’uomo inizia con l’ascolto dell’altra, la donna, maestra e consigliera. Gli educatori e i genitori stessi sono i primi a dover lasciarsi educare l’uno dall’altro, dalle situazioni, dai figli stessi. Essi devono saper vedere, saper ascoltare, saper parlare e saper essere, senza mai rinunciare ad essere adulti o abdicare alla propria autorità educativa, anche mettendosi in gioco in prima persona, con i propri vizi da superare, con le proprie lacune, con le proprie resistenze. Educare all’onestà intellettuale, al rispetto, alla verità, alla cittadinanza è impegno della famiglia, della scuola, della comunità cristiana. Le virtù si educano potenziando la capacità di riflessione, l’attitudine a cogliere la verità delle situazioni. Sapere di essere accettati e amati aiuta ad amarci ed accettarci anche noi, ad amare il nostro stesso essere e farlo crescere in tutta la sua ricchezza e complessità e renderne partecipe chi ci sta vicino. Un libro non solo da leggere: è una sfida per un ritorno alla vita virtuosa!

Teresa Scaravilli