Un educatore che crede nella sua opera di rigeneratore e propulsore di nuova vita non si scoraggia davanti ai pericoli e alle minacce della società, ma si pone in atteggiamento di attento scrutatore per riconoscere tra luci ed ombre il giusto momento e l’occasione propizia per una rinnovata avventura. Non ci stupisce che il Prof. Savagnone, dopo aver stimolato i suoi lettori con i precedenti volumi (Educare oggi, Educare alle virtù) ci parli ancora di come “Educare nel tempo della post-modernità”, ElleDiCi, €. 9, per la Collana “La sfida educativa”, al suo 16^ volume. Dalla prima all’ultima pagina (delle 120 che compongono il volume), si palesa la voglia di un’analisi oggettiva e critica dell’evolversi delle stagioni che hanno trasformato in modo profondo e rapido i costumi, la cultura e perfino le aspettative della società, recando il crollo dei valori, fino alla perdita di speranza e di futuro, a danno delle giovani generazioni. A partire da questo grido disperato, il Professore invita a rimettersi in ascolto e a leggere la realtà. Per elaborare un nuovo progetto bisogna “prendere coscienza delle trasformazioni in atto, valorizzando le istanze positive e al tempo stesso evidenziandone gli aspetti problematici e contraddittori” (pag. 5).
Com’è suo costume, l’Autore vede nella sfida sempre una opportunità da cogliere, pur attraverso le difficoltà. Nove sono le sfide prese in considerazione: la frammentazione dell’io, la morte del padre, l’individualismo, la fugacità, il virtuale, il pluralismo, il soggettivismo, i localismi e la globalizzazione, ed infine, la crisi economica. Altre ne potrebbe aggiungere il lettore, si augura l’autore, convinto che la capacità di fermarsi e rileggere – attraverso esperienze di vita e prospettive diverse – possa fornire nuovi indicatori di direzione, frutto della capacità propositiva e del senso di responsabilità che caratterizza l’uomo maturo, capace di prendersi cura non solo di se ma dell’intera società . Occorre che per primo l’educatore sia uomo di speranza, cioè capace di assumersi la responsabilità di ciò che può nascere dal proprio impegno. “Educare alla speranza vuol dire educare a pensare”, dice, citando la Caritas in veritate ai nn. 19/21 di Benedetto XVI. Servono, pertanto, “uomini di pensiero, capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca di un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare se stesso”. La crisi è una vera occasione di discernimento e di nuova progettualità, per sconfiggere l’individualismo e andare verso un cambiamento di stili di vita, in cui “gli elementi di scelta per una crescita comune siano la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri”. La libertà che non è solo autonomia, ma anche responsabilità e partecipazione, ripete con la canzone di G.Gaber. Anche la speranza in tempo di crisi, deve recuperare la centralità della politica. (pagg 116/117). Il libro è ricco di citazioni non solo bibliografiche ma di racconti di film e di testi di canzoni, che dimostrano come la ricerca di un senso quanto più possibile umano è dentro il cuore di ogni uomo che lo cerca nel modo più congeniale a sè. Buona lettura!
Teresa Scaravilli