Dopo elezioni – 1 / Hanno vinto gli italiani, andando a votare. Ma in quanti hanno votato in modo consapevole?

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Quando ancora i risultati del voto per il rinnovo del Parlamento non sono definitivi, tracciamo qualche considerazione e formuliamo qualche speranza; mentre le decine, le centinaia, le migliaia di politologi e commentatori, che operano negli organi d’informazione e animano i siti, cercano di dare spiegazioni politiche e sociologiche.

Chi ha vinto e chi ha perso. Intanto, non ha vinto per niente il partito degli astensionisti, che pure veniva dato favorito; anche se, negli ultimi sondaggi diffusi, veniva calcolato a circa un terzo del corpo elettorale. La percentuale dei votanti si è attestata al 75%, che è quasi fisiologica. Ha vinto il Movimento Cinque Stelle, ma non ha stravinto e non può governare da solo; ha vinto la coalizione di Centrodestra, ma non ha i numeri per governare. Ha perso, e in malo modo, la Sinistra, tutta la Sinistra, dal Pd a Liberi e Uguali; si sono dissolti i gruppi intermedi, specie quelli cosiddetti moderati, che non hanno raggiunto il 3%, soglia minima per essere rappresentati in Parlamento. E ce l’ha fatta per poco Leu, che pure sperava in un risultato a due cifre. Non ce l’ha fatta, sempre per poco, Più Europa di Emma Bonino.

Da dove viene l’esito. Certamente, la vittoria dei Cinque Stelle, come la mancata vittoria completa della Destra-Centro e la sonora sconfitta del Pd e di tutta la Sinistra vengono da lontano. Sono anni, infatti, che parte dell’elettorato si sposta verso posizioni che, fino a ieri, venivano definite di protesta e di antipolitica, cioè verso il M5S e la Lega: oggi si può dire, forse, che questo percorso è stato completato. E’ la sfiducia, soprattutto, ad avere fatto trasmigrare elettori da una parte all’altra, verso, in sostanza, la novità. Non più solo la protesta gratuita; oggi sembra che il successo dei Cinque Stelle sia motivato da una scelta: gran parte della gente si sarà detta “proviamo, vediamo cosa sanno fare questi”. Sentimenti, questi, che vengono dalla delusione per la politica, ma forse sono stati causati anche dagli atteggiamenti, dalle liti nelle coalizioni e negli stessi partiti, dalle promesse non mantenute. E così non sono bastate le rinnovate promesse, messe in campo soprattutto dal Centrodestra con il suo leader Silvio Berlusconi, da una parte, e il miglioramento delle condizioni generali del Paese, conseguito negli ultimi anni, con il pur molto criticato governo Renzi e con l’apprezzato da più parti governo Gentiloni, dall’altra.

Manca la consapevolezza. Il popolo è sovrano e noi riconosciamo che il voto libero è la più alta espressione della democrazia. Rileviamo, però, che manca ancora, in gran parte dell’elettorato, la consapevolezza del significato e degli effetti dell’espressione del voto. Cioè: quanti, tra gli elettori, e non interessa qui per quale schieramento hanno votato, hanno espresso la loro preferenza conoscendo candidati e programmi che hanno scelto. Non azzardiamo percentuali ma siamo certi che gran parte del corpo elettorale abbia espresso il voto sull’onda di emozioni più che di giudizi maturati, magari seguendo slogan e l’onda in movimento verso un’agognata e indistinta novità.

Nuovi equilibri. Non si può dire, risultati alla mano, che siamo dinanzi a un nuovo equilibrio in Parlamento, semmai siamo di fronte a uno squilibrio, perché, non essendo stato raggiunto da nessuno dei tre blocchi, Destra-Centro, Centrosinistra e M5S, la soglia del 40%, che assicura la maggioranza dei seggi in Parlamento, l’equilibrio, cioè la formazione di una maggioranza e di una minoranza, condizione perno della democrazia, deve essere trovato fuori da questi tre schieramenti, tramite un travaso dall’uno all’altro. Il che, a sentire le dichiarazioni della vigilia del voto, sarebbe escluso. Una novità, che certamente porterà conseguenze interne nel Centrodestra, è il sorpasso della Lega su Forza Italia, tanto marcato che dovrebbe indurre ora a definire la coalizione non più di Centrodestra ma di Destra-Centro.

E ora? A risultato acquisito, il presidente della Repubblica, effettuati gli incontri di rito, affiderà l’incarico per la formazione del nuovo governo. Lo darà a un esponente della formazione o della coalizione che ha preso più voti, cioè del Movimento Cinque Stelle o della Destra-Centro?

Le nostre speranze. Innanzitutto abbiamo piena fiducia nella saggezza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dovrà effettuare le prime mosse finalizzate a dare un governo al Paese. Speriamo che politici e partiti chiamati a farlo guarderanno ai reali bisogni della gente, che sono quelli legati alla vita di ogni giorno, il lavoro, la sicurezza, il welfare, il benessere sociale, sfrontando l’azione da quegli estremismi, ideologici e pratici che portano a rifiutare il diverso e l’emigrato; e considereranno il vero valore della vita e la piena dignità della persona umana.

Giuseppe Vecchio (Dir)

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