Helsinki, aprile 2023: i cittadini della Finlandia, paese europeo noto per l’elevata qualità del proprio welfare, sono chiamati alle urne. A correre alla carica di premier ci sono l’uscente premier Sanna Marin, leader del partito social democratico finlandese, Petteri Oppo, leader del partito conservatore liberale finlandese e Riikka Purra, leader del partito di destra nazionalista.
Lo spoglio elettorale sancisce la sconfitta di Marin e la fine dell’epoca socialdemocratica finlandese. Il partito, infatti, arriva solo terzo con una percentuale di voti pari a circa il 20%, posizionandosi subito dopo i due partiti conservatori di Purra e Oppa che, dunque, si conferma essere il primo partito designato dai finlandesi.
Sanna Marin ammette, all’indomani delle urne, la sconfitta del proprio partito che non riesce ad aggiudicarsi la riconferma elettorale e si congratula con l’avversario politico vincitore.
Ma lo scenario politico per formare il nuovo esecutivo in Finlandia è tutt’altro che semplice. Nel paese, infatti, vi è un sistema parlamentare di tipo monocamerale che funziona con sistema proporzionale. Per formare l’Eduskunta, il parlamento finlandese, serve che il partito più votato cerchi di formare la coalizione di governo ed indichi il premier.
Complicato formare il governo in Finlandia
Per ottenere la maggioranza servono 101 deputati sui 200 del parlamento ed i seggi vengono assegnati in base alla popolazione con sistema, appunto, proporzionale. Con le percentuali di voto ottenute dai due leader di destra (22% per Oppo e 20,1% per Purra), però, non è possibile raggiungere un compromesso che porti alla formazione di un esecutivo in quanto il partito vincitore dovrebbe chiedere l’appoggio ad uno degli altri due partiti ‘’sconfitti’’, ipotesi negata dalla Marin che ritiene non possibile, dal momento in cui le visioni ed i valori politici dei socialdemocratici sono ampiamente differenti da quelle del partito conservatore. Soprattutto per la gestione delle politiche migratorie per via della posizioni anti-europeistiche ed anti-immigratorie dei due partiti di destra.
Vi sono anche delle visioni differenti circa la visione della neutralità climatica che, per i socialdemocratici, sarebbe raggiungibile per il 2035, mentre per i conservatori la neutralità dalle emissioni di carbonio e dai combustibili fossili sarebbe raggiungibile solamente per il 2050.
La vera sfida sarà, quindi, trovare un equilibrio che possa portare ad una coalizione per la formazione del futuro esecutivo finlandese.
Sanna Marin e la fine del governo socialdemocratico in Finlandia
Su chi sia Sanna Marin, però, è necessario raccontarla per capire chi sia stata questa leader.
E perché la fine del suo governo segni, in qualche modo, la fine di un’epoca per la Finlandia. Classe 1985, sin da giovane si occupa di politica e dal 2010 al 2012 ricopre la carica di vicepresidente per la segreteria dei giovani democratici finlandesi.
Sanna Marin diventa prima ministra della Finlandia nel 2019, diventando a tutti gli effetti la più giovane leader alla guida di un paese. E, solo da marzo 2022, il cileno Gabriel Boric le ha “soffiato” il primato.
BBC la nomina come una delle 100 donne più influenti ritenendola una delle leader più carismatiche, elogiata per la sua decisa linea progressista.
Marin è elogiata per la linea intransigente e ferma con cui ha gestito la pandemia di COVID-19 dichiarando immediatamente lo stato di emergenza.
La linea filoeuropeista ed atlantista è ciò che ha distinto la leader nel corso del suo governo. Tanto da farle guadagnare il “rumors” di possibile erede di Ian Stoltenberg.
Marin ha condannato sin da subito l’invasione dell’Ucraina ed è stata una delle leader europee più aperte al dialogo ed al supporto di Kiyv.
Con l’aiuto ed il supporto del presidente finlandese Sauli Niinistö, si è fortemente battuta per fare entrare la Finlandia nella NATO. Ingresso, quello nell’alleanza atlantica, che ricordiamo essere stato osteggiato dalla Turchia per via della vicinanza che la Finlandia aveva dimostrato ai curdi.
La Finlandia condivide con la Russia più di 1000 kilometri. E il cosiddetto processo di “finlandizzazione” (stato di neutralità) non è stato sufficiente per disinnescare le naturali preoccupazioni sorte allo scoppiare del conflitto.
Al nuovo esecutivo di destra, dunque, il compito di portare avanti l’eredità socio culturale della leader socialdemocratica.
Giulia Bella