Pubblichiamo un comunicato stampa inviatoci dall’ufficio della consigliera di parità per la Regione Siciliana, Margherita Ferro
Secondo Angelo Borrelli, responsabile della Protezione civile nazionale e commissario per l’emergenza anticoronavirus, “i membri del comitato tecnico-scientifico vengono individuati in base alla carica, come il capo della Protezione civile e il presidente dell’Istituto superiore di sanità; se queste cariche fossero state ricoperte da donne – aggiunge Borrelli – avremmo avuto nel comitato tecnico scientifico una componente femminile adeguatamente rappresentata”.
La consigliera di Parità della Regione Siciliana, Margherita Ferro fa notare, a proposito, come “donne scienziate, ricercatrici, manager, a livello mondiale, nazionale e regionale siano impegnate in prima linea nell’emergenza Covid 19. Non dimentichiamoci che il sistema sanitario, anche e soprattutto in Italia, è rappresentato perlopiù da donne, mediche e infermiere. In Italia sono state le donne per prime ad isolare il virus”.
Prosegue la Ferro: “Quanto afferma Borrelli rappresenta perfettamente una mentalità basata sull’apicalità dell’uomo, in una società nella quale predomina un rituale esclusivamente patriarcale con funzioni celebrate da soli uomini che cercano, in tutti i modi, di sminuire l’identità delle donne ma soprattutto il merito e la professionalità.
“La sua affermazione, come donne Italiane -, sottolinea la consigliera di parità, ci offende due volte; la prima perché nega il riconoscimento dell’intelligenza e della professionalità sul campo a tante scienziate; la seconda perché si continua a sottacere il merito e l’equivalenza di genere; mi permetto di ricordare al dott. Borrelli alcune eccellenze nel campo della ricerca e della medicina, che hanno contribuito con i loro studi ai salti in avanti della ricerca e nella lotta ai virus:
- Ilaria Capua, la virologa famosa nel mondo per i suoi studi sull’aviaria, considerata tra i 50 scienziati top da Scientific American;
- Elena Cattaneo, farmacologa, biologa, nominata dal presidente Napolitano senatrice a vita, direttrice del laboratorio di biologia delle cellule staminali e farmacologia delle malattie neurodegenerative dell’Università Statale di Milano;
- La neurologa Amalia Bruni, che nel 1995 ha individuato, dopo anni di ricerche in collaborazione con diversi istituti, la presenilina-1: il «gene» più diffuso dell’Alzheimer;
- Francesca Santoro, ricercatrice dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Napoli, è stata la prima italiana a ricevere il premio della prestigiosa rivista di tecnologia del Massachusetts Institute of Technology di Boston, “MIT Technology Review”.
- l’oncologa Patrizia Paterlini Bréchot, docente di Biologia cellulare e molecolare all’università Descartes di Parigi e direttrice di un gruppo di ricerca dell’Inserm , unica scienziata italiana tra i 15 finalisti della categoria ricerca per il premio ‘European Inventor Award 2019’;
- Germana Lentini, del dipartimento di Patologia umana dell’Adulto e dell’Età Evolutiva “Barresi” dell’Università di Messina, che ha ricevuto lo scorso dicembre il Premio alla memoria di Giovanni Magni con i suoi studi nel campo della genetica e biologia molecolare dei microrganismi;
- Marialessia Musumeci, neurofisiologa, l’unica donna italiana ad ottenere tale nomination, seconda dopo l’università di Edimburgo e prima dell’università di Cambridge, per la scoperta dell’esistenza di attrattori caotici, decodificando il segnale Eeg in modo binario;
- Per ultime, le tre donne ricercatrici; la dott.ssa Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del laboratorio di virologia dello ‘Spallanzani’; la dott.ssa Concetta Castilletti, siciliana, responsabile dell’Unità virus emergenti dell’istituto romano, e la dott.ssa Francesca Colavita, 30 anni, di Campobasso, ricercatrice precaria nello stesso istituto. Tre scienziate (tutte meridionali) che con la loro impresa segnano una svolta nella lotta al virus che consentirà di sviluppare terapie ed un possibile vaccino”.
Conclude Margherita Ferro: “E’ triste vedere come, dopo tanti sforzi fatti negli anni per la lotta di parità, si ripiombi in un limbo soprattutto in un periodo triste come questo, nel quale dovremo essere rami di uno stesso albero; e il non comprendere che la parità di genere non è una sterile rivendicazione femminile, ma la possibilità per il nostro Paese di affrontare e risolvere i problemi da prospettive diverse
“Ed è in questa nostra diversità inscritta nel Dna che può far crescere l’Italia” .