Emozioni / Vita reale e virtuale: l’incontro con il nostro io nella società liquida

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vita reale virtuale professor Francesco Pira

Solo quando ci conosciamo possiamo diventare autentici e connetterci con gli altri a partire dalla nostra essenza. Questo ci aiuterà a costruire delle relazioni più solide e a capire che la vita reale è molto diversa dalla vita virtuale.

Inutile negarlo quando si parla di libri, di nuove pubblicazioni e novità editoriali, mi sento particolarmente coinvolto. La lettura è uno dei temi a cui sono più legato e, in queste ultime settimane, sono stato intervistato e ho partecipato a diversi dibattici pubblici proprio sull’aumento del numero degli scrittori rispetto al numero dei lettori. Ho dichiarato che bisogna a tutti i costi recuperare il valore della lettura. Rivalutare cioè la possibilità di tornare a confrontare le nostre esperienze, e il nostro vissuto, con un bel libro o con un E-book, visto che la tecnologia ci offre questa possibilità. Leggere ci aiuta ad arricchirci e accresce la nostra cultura.

“A tutto campo”

Io ho recentemente letto il volume che contiene l’ultima intervista a uno dei più grandi intellettuali del Novecento, Zygmunt Bauman: “A tutto campo” L’amore, il destino, la memoria e altre umanità. Conversazioni con Peter Haffner. Un dialogo molto intenso in cui come scrive lo stesso Haffner, nella sua Prefazione, Bauman esprime tutto sé stesso. Non è Bauman grande sociologo, filosofo, grande pensatore, uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi. Non è, dice Haffner:

“Un uomo dei dettagli, delle analisi e inchieste statistiche, delle cifre, dei nudi dati e dei sondaggi. Egli dipinge con pennellate larghe su una grande tela, offre una visione delle cose, lancia delle tesi che vogliono provocare discussione. Se aveva ragione Isaiah Berlin a distinguere due categorie di pensatori e scrittori rifacendosi a un antico detto del poeta greco Archiloco – “La volpe sa molte cose, ma il riccio sa una grande cosa” –, Zygmunt Bauman è insieme riccio e volpe”.

Il libro è davvero molto bello ed in particolare ci sono alcune righe, tratte da un capitolo in cui Bauman parla dell’amore che mi hanno colpito. Mi hanno fatto riflettere molto in quanto rappresentano perfettamente lo spaccato del nostro presente.

Vita reale e virtuale: la società liquida

Bauman ha teorizzato l’amore liquido, la vita liquida e tutto quello che è liquido nella nostra società. Ci dice: “Il problema dell’amore liquido in tempi turbolenti ognuno ha bisogno di amici e partner che non lo abbandonino che siano presenti nel momento del bisogno. I 16 miliardi di dollari, nelle casse di Facebook, non fanno che capitalizzare questa esigenza di non essere soli. D’altronde tutti sentiamo l’urgenza di affidarci a qualcuno e di legarci, temiamo di perdere qualcosa, cerchiamo un porto sicuro, ma allo stesso tempo vogliamo avere le mani libere”.

Questo è il grande pensiero di Bauman che io associo ad una canzone molto bella, dell’ultimo Sanremo, di Francesca Michielin e Fedez: “Chiamami per nome”. C’è una strofa a cui sono particolarmente affezionato: “So bene come dare il peggio non darmi consigli / Cerco un veleno che non mi scenda mai / Ho un angelo custode sadico / Trovo una scusa ma che cosa cambierà, eh?/ La grande storia banale / Prima prosciughiamo il mare/ E poi versiamo lacrime / Per poterlo ricolmare”. Io ho avuto il privilegio e l’onore di conoscere Zygmunt Bauman e il piacere di ascoltare i suoi discorsi sulla nostra epoca costruita più sulla quantità che sulla qualità.

vita reale virtuale Pira Bauman

Vita reale o virtuale? / Tra superficialità ed estremismi

La pandemia ha messo in evidenza problematiche già presenti e la convivenza forzata non ha aiutato alcune coppie che già avevano dei problemi. Molti i divorzi e i fidanzamenti in crisi. In tutto questo ha giocato un ruolo importante anche la Tv generalista che spostandosi sul digitale e sul web, con canali a pagamento generalisti, ha fatto del trash un mega format. Il gossip e l’estremo sono elementi fondamentali per alimentare un grande business. Lo fa attraverso programmi come: Matrimonio a prima vista, Temptation Island, Naked Attraction, Alta Infedeltà, 90 giorni per innamorarsi, Undressed, Cambio moglie.

Passiamo dalla pseudo ricerca dell’anima gemella con gli strumenti più differenti, dal particolare del corpo al matrimonio al buio, all’estremo opposto il tradimento come sublimazione del proprio narcisismo. Insomma, emerge la nostra vita vissuta all’interno di comunità “guardaroba” dove le persone diventano come gli oggetti: li usiamo e poi li gettiamo per comprarne uno nuovo. Questo modo di comportarsi è ascrivibile al “soggettivismo” che rende tutto liquido e privo di freni inibitori. Dobbiamo ritrovare e ricostruire regole vere e condivise, per una civile convivenza che metta al centro il rispetto dell’altro. L’iper-individualismo e l’esercizio arbitrario di libertà, secondo cui posso dire e fare tutto ciò che voglio, continueranno altrimenti a degenerare.

Ci ritroveremo davanti a forme di violenza che non sono solo verbali, ma espressione di un modo di essere e di muoversi nella comunità, che fa della prevaricazione e del non rispetto dell’altro la cifra fondamentale. Infatti, se ci pensiamo bene, la nostra realtà è sempre più esposta alle cosiddette “piazze virtuali”. Sono i social network e i Reality Show su “forme d’amore” che non sono certamente il modello ideale da perseguire.

Una vita in vetrina

La direzione che abbiamo, ormai da molto tempo, intrapreso è racchiusa nella parola “vetrinizzazione”. La vetrinizzazione delle nostre vite, l’immagine di sé diventa oggetto – altro da sé. Esporsi in vetrina significa portare la propria esistenza alla costruzione di un io iperfluido.  Assistiamo al radicarsi di modelli di reti sociali basati su un sistema di relazioni ansiogene non più tra individui, ma tra l’individuo e il suo pubblico. La definizione che Bauman ci offre della vetrinizzazione, nel volume “Consumo dunque sono” è questa: “oggi non siamo felici ma siamo più alienati, isolati, spesso vessati. Prosciugati da vite frenetiche e vuote. Costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status”.

Allora, dobbiamo riflettere molto su tutto quello che sta accadendo. Dobbiamo entrare in contatto con il nostro “io” più profondo per capire davvero ciò che vogliamo e quali sono le nostre necessità. Solo quando ci conosciamo possiamo diventare autentici e connetterci con gli altri a partire dalla nostra essenza. Questo ci aiuterà a costruire delle relazioni più solide e a capire che la vita reale è molto diversa dalla vita virtuale.

Francesco PiraFrancesco Pira Nuove paure quanto è importante la fiducia

Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.