Nell’Acireale barocca, nei pressi di piazza Duomo, si snoda il rettilineo settecentesco denominato corso Savoia. La storica via, costellata da numerose attività commerciali come caffè, atelier di alta moda e negozi low cost, che lo rendono un centro nevralgico dello shopping per i residenti e non, da pochi giorni ospita un’ insolita boutique.
Tra le vetrine scintillanti e le scritte al neon, nel locale sito a numero civico 102 è attivo un negozio dove si educa ad un acquisto ispirato ai principi di equità, solidarietà e responsabilità.
Si tratta dell’ Emporio Solidale Madre Teresa, un progetto per aiutare chi versa in difficoltà economiche, nato dalla felice intuizione di don Orazio Caputo, vice-direttore della Caritas diocesana di Acireale, in collaborazione con l’associazione Mai più Soli.
Presente alla cerimonia di inaugurazione, il vescovo della Diocesi di Acireale, monsignor Antonino Raspanti. Gli abbiamo posto alcune domande
Nell’era del consumismo, la creazione di un emporio solidale quale significato assume?
Il consumismo crea un’eccedenza, lascia o, come dice Papa Francesco ‘scarta’, lascia indietro parecchi altri. Questa è una sorta di operazione di compensazione, di ridistribuzione di un eccesso, di una ricchezza che alcuni hanno in troppo. Allora se vogliono, anche in base alla loro generosità, possono aiutarci a ridistribuire a chi invece ha meno o addirittura nulla. Quindi un’opera di riequilibrio quella che qui è il nostro desiderio fare.
L’emporio Madre Teresa un’intuizione felice…
Don Orazio Caputo, con un gruppo della Caritas, ha avuto questa idea. Frequentando e vedendo i disagi di molte persone del nostro dormitorio, nella casa che abbiamo ad Aci Sant’Antonio dove padre Caputo si adopera insieme ad altri. Sono persone che vivono di solitudine o di difficoltà. Allora proprio con loro ha cercato di rimettere in gioco queste persone rimaste fuori dal lavoro, dal gioco sociale e pure dalle relazioni e dagli affetti. Ci saranno 4/5 persone che si prenderanno cura di questo, abiteranno insieme in un appartamentino anziché nel dormitorio. Queste persone si rimettono letteralmente in gioco. Perché in genere ci si abbandona o si rimane da soli o ai margini di questa società che esclude.
L’emporio abbina il piacere degli acquisti alla gioia dell’aiuto solidale…
L’acquisto è molto simbolico, però dà un minimo di responsabilità: effettivamente si va in un piccolo emporio e come tutti si deve dare qualcosa: è un segno di cooperazione, un gesto nel quale non si riceve passivamente.
Il progetto dunque ha una finalità educativa
Si. L’uomo e la donna si riabilitano veramente non solo quando ricevono, ma quando danno e ricevono.
Rita Vinciguerra