Negli ultimi mesi, è andata amplificandosi la discussione e la preoccupazione su un tema legato a doppio filo con l’adozione di fonti di energia sostenibile, ovvero l’espansione del gasdotto che unisce l’Europa alla Russia attraverso il Mar Baltico: il Nord Stream 2. Pronto a diventare operativo da settembre, il gasdotto più lungo del mondo non è in funzione. Sia per intoppi burocratici, che per sempre più preoccupazioni sul fronte geopolitico. Vediamo insieme quali.
Energia / Il contesto del gasdotto Nord Stream tra Europa e Russia
Dal mese di ottobre, tra i più vari annunci, tutti gli europei hanno potuto notare l’aumento del prezzo del gas. Le cause di questo aumento sono direttamente legate ad una penuria dello stesso nell’intera Europa. Durante infatti lo scorso inverno, particolarmente freddo, ha consumato buona parte delle proprie scorte nell’impegno di non impiegare fonti più inquinanti. Tale fattore, legato al riavvio delle attività ed all’arrivo della stagione fredda, aveva fatto impennare quindi la domanda. Trattandosi di risorse finite, che necessitano di tempo per l’accumulo, l’improvvisa richiesta non immediatamente esaudibile ne aveva aumentato spropositatamente il prezzo.
In quei giorni alcuni esperti, tra cui i portavoce degli Stati Uniti, additarono proprio la Russia come artefice di tale crisi. Questa è da sempre tra i principali estrattori e fornitori di gas per il continente europeo ed è nella posizione di poter manipolare le quantità di gas da esportare in Europa, approfittando della condizione. Enti come l’Agenzia Internazionale per l’Energia segnalavano come da settembre Gazprom, il colosso monopolista russo del gas, avesse cominciato a limitare le forniture, ed invitavano la Russia a “fare di più” per sostenere le linee di rifornimento.
Energia / la crisi attorno al gasdotto tra Europa e Russia
L’obbiettivo, secondo tale teoria, sarebbe stato quello di creare i presupposti per spingere la Germania ad attivare prematuramente l’espansione del gasdotto Nord Stream, il Nord Stream 2. Tale eventualità negli scorsi mesi avrebbe causato serie instabilità in molti paesi dell’Est Europa. Il presidente russo Vladimir Vladimirovič Putin ha più volte negato la validità di tale accusa, declassandola a pettegolezzo politico, come da consuetudine per ogni accusa contro la Russia. Tuttavia, ha ribadito in un’intervista riportata dai colleghi della BBC come l’attivazione del gasdotto Nord Stream 2, pronto da settembre, possa mantenere stabili le forniture, evitando ulteriori crisi per l’energia europea.
Energia / il gasdotto della discordia tra Europa e Russia
Originato da un accordo commerciale tra Germania e Russia, l’infrastruttura Nord Stream è il gasdotto che dal 2011 permette alla Russia di esportare verso la Germania e poi in Europa il proprio metano passando per il Mar Baltico. Per potenziarlo, era stato ideato il Nord Stream 2, linea aggiuntiva capacitativa lunga 1230 Km, il più lungo gasdotto sottomarino mai costruito. Come il primo, una commistione di privati europei e russi, tra cui Gazprom, si occupò della gestione sotto il consorzio Nord Stream AG.
Dalla sua ultimazione a settembre il condotto è rimasto inattivo, in ultima istanza per la sospensione del processo di certificazione di idoneità all’operatività nel settore dell’energia tedesco. Il Bundesnetzagentur, l’agenzia federale indipendente dal governo nel settore energia e trasporti protagonista del caso, ha motivato la decisione additando proprio la società gestrice.
Questa infatti ha sede in Svizzera, paese che non fa parte dell’Unione Europea. In Germania ha sede soltanto una società sussidiaria che gestisce il pezzo del gasdotto che si trova in territorio tedesco. L’agenzia ha spiegato che, per poter concedere l’autorizzazione ad operare, anche la società che detiene il resto del gasdotto, cioè Nord Stream 2 AG, deve avere sede in Germania. Ciò ha quindi fatto slittare i tempi a data da rimandare, permettendo ai numerosi stati contrari al progetto di tirare un sospiro di sollievo. Almeno per il momento.
Nord Stream 2 / Le criticità del progetto
Tra gli stati critici dell’opera c’è chi tuona che portare avanti accordi con uno stato sotto accusa per molteplici crimini su suolo europeo, per ultimo il caso Navalny. Dargli ulteriori vantaggi sul piano economico non sarebbe per questo certo auspicabile. Varie cariche di punta in seno all’Unione hanno sostenuto questa linea. E sebbene l’ostilità più esplicita nei confronti del progetto venga soprattutto dagli Stati Uniti, in questi mesi molteplici paesi dell’Est Europa si sono sempre dichiarati seriamente preoccupati, primi tra tutti l’Ucraina. Per quale motivo?
Poco sopra abbiamo accennato al fatto che specialmente i paesi nell’est soffrirebbero molto di più per una eventuale messa in funzione del condotto. Infatti vi sono tutte le ragioni per credere che, disponendo di più “rubinetti”, la Russia possa decidere di usare le forniture come arma. I numerosi gasdotti via terra finora usati per le forniture verso l’Europa garantivano infatti un’approvvigionamento anche agli stati su cui passavano. Ed oltre a ciò, costituivano un’entrata sostanziale per ognuno di loro grazie alle imposte sui trasporti per le materie prime.
Nord Stream 2 / Le preoccupazioni ad Est
L’Ucraina, verso cui la Federazione da sempre nutre mire espansionistiche, sarebbe quindi il primo paese tra tutti a pagare le conseguenze di un’incauta attivazione del gasdotto. Sul suo territorio passano infatti buona parte dei viadotti terrestri accennati, e le implicazioni del funzionamento del Nord stream 2 e di un abuso per parte russa non sono poi tanto fantasiose. La tattica del taglio dei rifornimenti del gas dopotutto è qualcosa che l’amministrazione di Putin ha già avuto modo di sperimentare in passato, in gravi occasioni. E proprio a danno della popolazione ucraina. Si fa riferimento agli eventi del 2014, quali l’allontanamento dell’Ex Presidente filorusso Viktor Yanukovich e la conseguente guerra del Donbass. Si tratta, in proposito, di un conflitto articolatissimo iniziato e mai terminato che abbiamo trattato su VdJ.it, di cui sempre l’entità russa tira le fila. Ad oggi, conta circa 13000 vittime.
Tale situazione risulta recentemente aggravata dall’ammassamento di truppe russe ai confini ucraini agli inizi di Dicembre. Per tale condizione, il presidente americano Joseph Biden aveva richiesto un colloquio con Putin. Tenutosi virtualmente giorno 7, la reale portata è ancora da definire. Certo è che uno dei punti sbandierati dell’amministrazione americana sia proprio il gasdotto incriminato. Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale USA Jake Sullivan, infatti, la Russia non rischierebbe di rincorrere solo in sanzioni in caso di azioni illecite. Bensì anche di non vedere mai il Nord Stream 2 in funzione.
Nord Stream 2 / le posizioni europee
Durante la settimana passata, si sono svolti numerosi altri vertici tra capi di stato. Biden ha incontrato anche il presidente ucraino in carica Volodymyr Zelensky, che ha dichiarato un impegno deciso affinché lo strumento diplomatico tra le molteplici realtà europee possa mettere in pace gli animi il prima possibile. La Polonia, che già incorre in numerose dispute su altri controversi fronti come quello migratorio, per certi versi orchestrato dal gigante russo, ha espresso il suo sostegno al vicino Ucraino. Il presidente polacco Mateusz Morawiecki, prima dell’incontro con il premier italiano Mario Draghi, ha ribadito nei giorni scorsi come l’Unione debba riuscire a fare fronte comune contro l’espansionismo russo.
E di come, in tal senso, escludere progetti come il Nord Stream 2 sia fondamentale. Sostegno arriva anche dal nuovo cancelliere tedesco Olaf Sholz e della presidente della Commissione Europea Ursula Van der Leyen. In un colloquio tra il leader tedesco e la presidente der Leyen è emerso che l’Unione Europea si attende una de-escalation dalla Russia ma è pronta, nel caso non avvenisse, a cambiare rotta.
Nord Stream 2 / Una questione ingarbugliata
La questione si dirama, come abbiamo già capito, su più fronti. Da una parte c’è un vecchio progetto privato tra stati, che non sembra sarà abbandonato, a meno di cattive nuove. L’Unione, già vessata dall’emergenza Covid, sta lasciando spazio ai singoli stati per tamponare i sintomi dell’ennesima emergenza sui confini ad Est. E stati dell’Unione che violano ripetutamente da un po’ molteplici regole comunitarie si ricordano, quando vedono il pericolo all’orizzonte, che ne fanno parte.
D’altro canto, le molteplici crisi che si stanno facendo palesi in quella zona non spuntano dal nulla, ed hanno origine da processi socioeconomici come minimo decennali. Tra tutti, l’affaire Russia-Putin, adesso più che mai, mette a rischio la tenuta di democrazie giovanissime, solo un po’ più a destra di dove viviamo. E peggio ancora, ne minaccia anche le vite dei cittadini. Al netto di equilibri ed interessi multilaterali presenti da un secolo nella medesima area ed oltre, bisogna sempre tenere a mente che queste “partite a scacchi” vengono spesso giocate solo ed esclusivamente sulla pelle di persone comuni, la stragrande maggioranza.
Andrea Chiantello